di Gianluca Albanese
RIACE – E’ grande il disorientamento tra la comunità degli immigrati stabiliti da tempo a Riace, dopo la preannunciata fine dei progetti Sprar decisa dal Ministero dell’Interno a seguito delle contestazioni mosse sugli aspetti gestionali dopo le visite degli ispettori del Viminale.
Ma tra una relazione diramata, un verbale d’ispezione (con relativo can can mediatico condito da strumentalizzazioni politiche di bassa lega) e le necessità di sbarcare il lunario, c’è la vita di tutti i giorni, il cibo e le bevande che mancano, così come i vestiti e altri generi di prima necessità.
Insomma, chi scappa da situazioni di fame e guerra e che proprio a Riace aveva trovato accoglienza e la prospettiva di una vita normale dopo aver imparato l’italiano e un mestiere, ora si ritrova a fare i conti con la difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena.
Ogni giorno, infatti, gli immigrati bussano alle porte delle associazioni, quelle che erano enti gestori dei servizi di protetezione per richiedenti asilo e rifugiati, e gli stessi operatori delle associazioni, che prima coordinavano le attività e davano risposte a ogni domanda, ora, in attesa di ricevere notizie e certezze per il futuro certo dei programmi di accoglienza, non possono dare più risposte, sorbendosi altresì i duri sfoghi di chi, in preda all’angoscia per un futuro appena accarezzato e ora di nuovo incerto, si ritrova, con tutta probabiltà a preparare un’altra valigia di cartone per una destinazione nuova e ignota, lasciando case, affetti e un ambiente irripetibile come quello di Riace.
Il vice sindaco Giuseppe Gervasi lo sa.
Ha ereditato le redini del Comune dopo la sospensione (e il successivo divieto di dimora) di Mimmo Lucano, proprio nel momento più difficile per Riace da vent’anni a questa parte e, conscio delle problematiche che giornalmente si trova ad affrontare, ha scritto al Servizio Centrale dello Sprar del Ministero dell’Interno, ricordando la difficile situazione in merito alla gestione dei progetti di accoglienza, derivante dalla mancanza di fondi sufficienti per garantire i servizi previsti (e considerata la rabbia di molti degli immigrati che vedono svanire un sogno che si stava concretizzando), chiedendo l’immediata attivazione delle procedure tendenti ad accompagnare la chiusura delle attività progettuali, evitando ulteriorio problemi di ordine pubblico e sicurezza.
Quello che sarà del sistema di accoglienza a Riace lo scopriremo solo vivendo.
Lucano ha promesso che si tornerà alle origini, quando si faceva accoglienza in maniera spontanea e volontaria, senza i sigilli (e i fondi) del Ministero dell’Interno.
E, a onor del vero, si sta già lavorando in questo senso.
Proprio stamattina, infatti, il vice sindaco Gervasi, insieme al gruppo degli Scout stava realizzando una raccolta di abiti usati e una colletta alimentare a favore degli immigrati per tamponare le emergenze.
Nemmeno il tempo di rientrare a casa che arriva la notizia di un articolo pubblicato dal quotidiano “La Verità” diretto da Maurizio Belpietro, dal titolo “Il numero due di Lucano seppellisce Riace: “I migranti ci picchiano, stop all’accoglienza” che suona quantomeno beffardo per chi ha condiviso, condivide e condividerà i principi che ispirano l’azione amministrativa del modello Riace.
“Evidentemente – ha detto – sono stati travisati i contenuti della lettera che ho inviato al Viminale. Mai nessun episodio di violenza contro le persone si è mai registrato a Riace in vent’anni di accoglienza agli immigrati. Io lavoro tutti i giorni in piena continuità e col mandato amministrativo e benchè certe strumentalizzazioni facciamo male sul piano umano, vado avanti, insieme a tutta l’amministrazione, come sempre”.