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Riace, il Comitato per la difesa dei diritti degli LSU e LPU scrive alla Boldrini

13 Luglio 2013
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DA ANTONIO TRIFOLI, CONSIGLIERE COMUNALE ED LPU DEL COMUNE DI RIACE RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO 

 Ai margini della visita istituzionale avvenuta a Riace dove le è stata conferita la cittadinanza onoraria ho incontrato il presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ed ho esposto, in qualità di consigliere comunale e rappresentante dei LSU-LPU, le ataviche problematiche che colpiscono questa pseudo categoria di lavoratori definendola una VERGOGNA DI STATO. Il presidente Boldrini, storicamente sempre vicina agli “ULTIMI” del mondo, si è dimostrata molto sensibile ed attenta a questa triste situazione che attanaglia tante famiglie oramai da quasi 15 anni ed ha promesso di seguire “personalmente” dall’alto della sua carica l’iter per la risoluzione definitiva della questione interessando la commissione parlamentare ed i Ministeri competenti.Di seguito il testo completo della lettera che ho consegnato nelle sue mani insieme alle nostre proposte per una definitiva stabilizzazione

Spettabile Presidente BOLDRINI

 questo documento è stato scritto dai rappresentanti di Lavoratori Socialmente Utili e di Pubblica Utilità che, spinti da un impeto di rabbia, si sono riuniti per costituire il  “Comitato per la Difesa dei diritti dei LSU/LPU “

L’esigenza di creare questo Comitato è nata dopo “troppi” anni di beffe ed umiliazioni, ed è costituito da lavoratori stanchi di subire i commenti ed il disprezzo di chi li considera una classe di lavoratori “assistiti” senza alcun merito.

            Dopo tanto tempo trascorso “inutilmente” (ma sempre ligi al dovere) ad aspettare che i nostri diritti venissero riconosciuti, così come previsto dalla Costituzione della Repubblica Italiana, abbiamo deciso che nessuno meglio di noi potesse rappresentarci davanti alle Istituzioni che devono tutelare chi ha scelto di guadagnarsi onestamente il necessario per soddisfare i propri bisogni e quelli delle proprie famiglie.

            E’ trascorso ormai (inesorabilmente) quasi un decennio, da quando, per la prima volta, ci accingemmo a varcare la soglia dei vari Enti Utilizzatori con animo speranzoso.

            La terminologia utilizzata per identificarci non ci era chiara e non lo è tutt’ora, lavoratori di pubblica utilità e socialmente utili, quanto pubblici e socialmente utili siamo stati, gradiremmo fosse affermato proprio da chi  beneficia in primis del nostro operato.

            Le iniziali finalità dei  progetti non sono state quasi mai realizzate, anzi, il trascorrere degli anni, ha permesso di modificarle a secondo delle esigenze che via via si presentavano.          

Oggi, a distanza di  TANTI, TROPPI anni, ci ritroviamo spalla a spalla con i LAVORATORI DIPENDENTI (quelli veri),  a svolgere gli stessi compiti e mansioni, senza vederci riconosciuto,  però,  alcun diritto degli stessi.Purtroppo, l’animo speranzoso dei primi mesi, si è trasformato in muta rassegnazione, sia per i più giovani che avrebbero potuto ambire ad altre occupazioni, sicuramente più consone agli studi fatti, sia per i meno giovani che vedevano in questi progetti la possibilità di garantirsi gli ultimi anni di retribuzione contributiva al fine di poter godere di un decoroso trattamento pensionistico.

 La scelta di rimanere all’interno di questa situazione, così tanto ambigua e deleteria, è scaturita dalla comprensione di quanto sia difficile decidere del nostro futuro quando la poca trasparenza degli atti che ci hanno riguardato, in tutti questi anni, ha regnato impavida ed il mercato del lavoro, in questa nostra terra, non  garantisce certo una concreta via d’uscita e di realizzazione.

Difficile esprimere a parole tutto il nostro rammarico, soprattutto quando ci sentiamo derisi da chi ci vorrebbe comunque soddisfatti per quello che abbiamo: un misero sussidio che non consente a nessuno di noi di vivere dignitosamente e che viene, peraltro, erogato ogni tre/quattro mesi, a fronte di scadenze familiari che non sentono le ragioni dei tempi tecnici e burocratici della Regione Calabria.Rammarico incrementato quando, dopo anni di sacrifici, constatiamo che, nessuna iniziativa concreta, volta alla stabilizzazione, è stata presa nei nostri confronti.           

Alla luce dei fatti, sinteticamente esposti, è maturata l’idea di costituire il  “Comitato per la Difesa dei Diritti dei LSU/LPU”  che si  è prefissato di incontrare tutte le parti interessate: Sindaci, Sindacati, cariche politiche e quanti hanno il potere/dovere di vigilare su quanto di illegale intorno alla nostra categoria si sta verificando, al fine di valutare se i principi dettati dalla Costituzione, (libertà, uguaglianza e legalità), vengono applicati anche nei confronti delle migliaia di LSU/LPU oggi presenti in Calabria.

 Come sicuramente saprà Presidente BOLDRINI,  questa categoria di pseudo-lavoratori sono nati tra il 1998 e 1999 grazie al cosiddetto “pacchetto Treu” che doveva essere un toccasana per l’occupazione e che poi purtroppo si è rivelato un mezzo per lo sfruttamento lavorativo di tanti giovani che, dopo quasi 10 anni non sanno più cosa fare del proprio futuro.  La Regione Calabria, ha cercato di mettere una pezza all’indifferenza dei governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni cercando di rimediare con una legislazione ad hoc fatta per la Calabria e che è sfociata per ultima nella Legge Regionale 20/03 che doveva essere la base per la stabilizzazione occupazionale dei LSU-LPU .

            Ma così , purtroppo non è stato, e anche questa legge, così come quelle nazionali, è stata del tutto inattesa e addirittura inapplicata visto che ad oggi nessuna seria politica di stabilizzazione è stata intrapresa.

             Addirittura, e questo anche con la compiacenza dei sindacati confederali, si sono visti proliferare decreti, delibere e circolari che invece di essere la base per il riconoscimento dei diritti dei LSU-LPU hanno, attraverso complicate interpretazioni, ancora di più allontanato dall’obiettivo stabilizzazione.

E il presente non sembra dei più rosei.Tutti noi siamo utilizzati al servizio della Regione Calabria soprattutto nei Comuni.E siamo diventati ormai essenziali per la sopravvivenza di questi stessi Enti, che, alle prese con sempre maggiori problemi di bilancio, riescono, grazie a noi, a garantire i servizi essenziali per tutti i cittadini.

Ricordiamo come  il  dott. Luigi De Sena , in un incontro che ci ha concesso quando era Prefetto di Reggio Calabria, aveva preso atto della nostra situazione dicendo che si sarebbe fatto garante delle nostre richieste al Governo Nazionale e sottolineando, soprattutto, che egli era con noi per porre fine ad un’ illegalità di cui il massimo responsabile era lo stesso Stato che rappresentava, l’essere dei lavoratori in nero legalizzati, visto che a fronte di una prestazione lavorativa, il più delle volte meglio qualificata di tanti dipendenti di ruolo, non si garantiscono i normali diritti spettanti ai lavoratori quali una equa retribuzione, la copertura degli oneri previdenziali ed assicurativi , il diritto alle ferie, alla malattia retribuita ecc.. 

                caro Presidente BOLDRINI, 

la legalità passa esclusivamente attraverso il lavoro. Quando il lavoro esiste ed è garantito nella sua completezza il male ha più difficoltà ad attecchire.

            Non è un caso che la nostra regione sia quella con il più alto tasso di disoccupazione non solo dell’Italia ma di tutta l’Europa (42%) e di conseguenza quella con il più alto tasso di criminalità.

            Non è possibile che lo Stato sia presente nella locride in occasione di parate come quella che è avvenuta in occasione dell’anniversario dell’uccisione dell’on Fortugno o successivamente alla strage di Duisburg per affermare la propria lotta contro l’illegalità quando è proprio lo Stato a garantire nella locride e in tutta la Calabria lavoro in nero legalizzato.

È assurdo, che  il Governo voglia combattere (giustamente) in maniera dura e repressiva il lavoro nero messo in atto dai privati (tutti noi abbiamo ancora davanti i fatti avvenuti a Rosarno) e poi è proprio lo Stato a garantire in Calabria il lavoro nero nelle pubbliche amministrazioni .

 ANCHE questa può essere definita  mafia.

             La mafia non uccide solo il corpo 

La mafia uccide in primis la dignità delle persone, quelle persone che per andare avanti in questa triste terra di Calabria sono costrette ad elemosinare i loro diritti.

            I diritti sanciti da quella Carta Costituzionale per cui hanno combattuto i nostri padri ma che purtroppo in questa Regione non  sono garantiti.

            Deve esserci una volontà politica a fare qualcosa.        

            Lo SVILUPPO della Calabria deve avvenire attraverso lo SVILUPPO della legalità.

            Lo SVILUPPO della legalità avviene attraverso lo SVILUPPO del lavoro.

            Lo SVILUPPO del lavoro deve essere garantito dallo Stato con un’AZIONE FORTE

            Quello che, in conclusione ci si aspetta da lei, cara Presidente BOLDRINI, è che finalmente parta questa AZIONE FORTEa favore dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità  della Calabria.

            Un’AZIONE FORTE che faccia intervenire con la massima sollecitudine il Governo nazionale per una pronta risoluzione di questi gravi problemi.

            Si deve arrivare al più presto ad una legge organica che permetta la stabilizzazione lavorativa di tutti i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità della Calabria.

            E’ necessario intervenire per ristabilire un minimo di legalità sui diritti negati, con il riconoscimento del rapporto di lavoro e la conseguente contrattualizzazione a tempo indeterminato.

            Fino ad ora sono state fatte solo iniziative tampone, impegni che rendono la condizione dei precari sempre più instabile, provvedimenti che alimentano la battaglia  tra i poveri.   

             E’  dal lontano 1999 che sentiamo e leggiamo di accordi, impegni, scadenze  e noi, ogni volta, ci ricaschiamo, stendendo un velo pietoso sulle scadenze che non sono state rispettate, sugli accordi che non sono stati mantenuti, sugli impegni che non sono stati assunti.

            Quello che serve, invece,  è un immediato intervento normativo attraverso una azione politica forte dei 630 deputati che lei rappresenta carafacendo lavorare a ciò la COMMISSIONE LAVORO cara Presidente BOLDRINI che consenta di veder riconosciuto a questi Lavoratori il diritto, maturato in anni di precariato, di veder convertito a tempo indeterminato il proprio rapporto di lavoro e, finalmente, uscire dall’attuale condizione di lavoro nero.

            Solo questo,  potrebbe sanare una  piaga che sanguina  da troppi anni. E per fare ciò è necessaria la reale volontà politica di invertire la politica dei precedenti Governi di tagli e esternalizzazioni che hanno causato e alimentato in questi anni il fenomeno del precariato, rivedere la logica del Pacchetto Treu e mettere la soluzione del precariato di Stato ai primi punti dell’agenda di Governo.

             Noi siamo figli di questa terra e la ameremo sempre.

            La Ami un pochino anche lei.

                  GRAZIE                                                                                          

                                           Antonio Trifoli                                                                                                                     

                              Consigliere Comunale e LPU di Riace

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