di Patrizia Massara Di Nallo ((Foto Wikipedia – Villa Genoese Zerbi)
REGGIO CALABRIA – Pressocché sconosciuti anche agli stessi Reggini, o almeno per quanto riguarda gli interni, gli antichi palazzi di Reggio costituiscono esempi eclettici e interessantissimi dell’architettura nostrana così come essa si è sviluppata dopo il terremoto del 1908. Sembrano talvolta decorati da merletti, talaltra da fiori che emergono dalla pietra, ma tutti, indistintamente rispecchiano la tendenza dei primi decenni del secolo, quella Liberty. Ci invitano , quindi, a non farli oggetto solamente di uno sguardo frettoloso, ma di un’attenta ammirazione per opere spesso non tenute in giusta considerazione, non restaurate a dovere e, soprattutto, non inserite nel circuito turistico.
VILLA GENOESE-ZERBI(chiamata anche villa Zerbi).
L’edificio, che costituisce uno dei più originali esempi dell’architettura neogotica, ha il fronte sul Corso Vittorio Emanuele III ed occupa l’isolato compreso tra la Via Diana, la via Biagio Camagna, la via Zaleuco e la via Giulia. Sorge nell’area dove, prima del 1860, vi era l’antica villa in stile neoclassico della famiglia dei marchesi Genoese, antica famiglia del patriziato reggino, che alla fine del XIX secolo aggiunse al proprio cognome quello degli Zerbi da cui Genoese Zerbi. Distrutta dal terremoto del 1908, la villa fu riedificata nel 1915 con caratteristiche diverse e con nuove scelte di stile architettonico tratte da un progetto redatto dagli ingegneri Zerbi, Pertini e Marzats. Il neogotico veneziano è caratterizzato da una planimetria di forma trapezoidale che compensa la variazione della trama urbana. Sono privilegiati gli ambienti di rappresentanza verso il mare, inframezzati da una loggia e serviti da un ampio corridoio tangente al vano circolare della scala, che li separa dalle camere verso il giardino interno , mentre al livello inferiore le sale si aprono verso l’ingresso. L’elemento meridionale è poligonale e determina un sistema di pieni e di vuoti con le terrazze laterali. La decorazione esterna, invece, si rifà agli elementi dello stile gotico veneziano con archi, colonnine, tondi ed un trattamento policromo continuo che alterna superfici in cotto con decorazioni in similpietra. Sul fronte verso il a mare l’angolo viene definito da un sistema murario ingentilito da una bifora angolare. L’edificio è stato anche adibito a struttura espositiva ospitando alcune sezioni della Biennale di Venezia.

(Foto Wikipedia – Fiaccadori)
PALAZZO FIACCADORI. (1922-1924) Progettato dagli ing. Fiaccadori , Arata e Del Piano,è costituito da due corpi con l’ingresso dalla via Camagna. Essi sono costituiti da un seminterrato, da un piano rialzato di circa due metri e da un piano superiore. L’edificio poggia su un ampio basamento che si interrompe all’estremità settentrionale dove su due mensole poggia un bovindo ( particolare tipo di finestratura, in cui gli infissi e le ante vetrate non sono allineate al muro, ma risultano seguire un percorso aggettante dalla muratura) caratterizzato da un’ampia finestratura di forma quadrata. L’originale composizione si chiude con il parapetto a merlatura della veranda superiore, la cui parete si presenta arretrata rispetto al prospetto principale. Sulla linea del davanzale si trova un grosso bugnato in pietra artificiale in cui si aprono tre finestre con archi semicircolari e chiavi di volta a rilievo allungate. In prossimità dell’angolo, una finestra si apre tra due mensoloni che sorreggono il balcone e un gioco di volumi con aggetti e vuoti definisce una veranda coperta da una pensilina in tegole riccamente decorata con motivi geometrici e floreali policromi. Nel prospetto sulla via Camagna è posizionato l’atrio di ingresso. Il progetto originario, basato su un eclettismo tardo rinascimentale, mostra un’interessante evoluzione verso le forme e i volumi del liberty.

(Foto Wikipedia)
PALAZZO E TEATRO SIRACUSA. (1921-1925).Tra gli esempi più significativi del liberty reggino, il palazzo Siracusa è certamente una delle espressioni più alte. Progettato dagli ingegneri Barbaro e Canova, riesce a coniugare un equilibrio tra struttura e decorazione e testimonia lo spirito di innovazione dei giovani progettisti reggini che, dopo il 1908, vollero misurarsi con la cultura architettonica nazionale ed internazionale. L’edificio è compreso tra il corso Garibaldi, la via 2 settembre, la via Demetrio Tripepi e la via Palamolla. La composizione delle facciate segue ritmi innovativi, perché sul basamento inferiore, infatti, si appoggiano le paraste che terminano su capitelli decorati con motivi floreali e proseguono con elementi a rilievo tra cui corre una larga fascia decorata. I balconi, in un ritmo di pieni e di vuoti, si presentano nel prospetto del teatro con aperture ad arco tripartite. Pregevole anche la decorazione delle balaustre dei balconi,realizzate in struttura cementizia con forme geometriche e motivi floreali, che si ripete anche nel balcone all’angolo con pannelli con decorazioni floreali sopra le architravi. La pensilina del teatro, realizzata in ferro battuto con volute di ispirazione floreale, si protende verso il marciapiede del Corso riparando l’ingresso della struttura. Degno di attenzione è l’interno del teatro che, restaurato dall’arch. Enrico Valeriani, è ricco di raffinate decorazioni liberty.

(Palazzo Mazzitelli)
Palazzo Mazzitelli. L’edificio (1923-1927) dell’arch. Camillo Autore, si sviluppa tra la piazzetta antistante la Chiesa di San Giorgio, il corso Garibaldi e la via Fata Morgana dove ha il fronte principale. Il portone presenta due colonne che sorreggono il balcone centrale del piano nobile che dà accesso ad un ampio atrio da cui parte la scala collegante il piano superiore. Nei prospetti i balconi presentano una ringhiera decorata in ferro battuto. Tra le aperture, sormontate da timpani curvi, e il muro d’attico, ritmato da pilastrini intermedi, corre una fascia decorata a rilievo che riproduce motivi floreali e festoni, sintesi di una decorazione che si ispira ai canoni classici e ai repertori floreali del liberty.

(Palazzo Zani)
Palazzo Zani. (1919-1924) progettato dagli ing. Gino Zani e ing. Troja, fu destinato inizialmente per ospitare gli uffici del Corpo reale del Genio Civile ed altri uffici. Occupa un vasto isolato tra la via dei Bianchi, la via Felice Valentino, il corso Vittorio Emanuele III e la via Diego Vitrioli. Si articola in fabbricati con impianto di forma rettangolare in cui, nella parte centrale, un corpo di fabbrica trasversale divide lo spazio interno in due cortili. Sui quattro prospetti principali l’avanzamento o l’arretramento dei volumi interrompe la ripetizione del sistema delle aperture. Sulla via Miraglia e sul corsoVittorio Emanuele si può ammirare un elemento centrale più avanzato e sopraelevato rispetto alla facciata. L’architettura dei prospetti denota che sui quattro lati si ripetono alcuni elementi connotanti le opere di Gino Zani, ispirate a canoni classici ma anche espressione di una ricerca tecnica sui materiali e sulle soluzioni dove è evidente la presenza di influssi liberty. Il basamento con bugnato presenta finestre ad arco tripartite come le aperture del piano superiore in cui la geometria dei vuoti si alterna a forme rettangolari . Il muro d’attico è ritmato da pilastrini a chiusura delle paraste (cioè ciascuno dei pilastri contenuti in una parete e parzialmente sporgenti da essa).