di Gianluca Albanese
SIDERNO – Il Presidente Onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione Romano De Grazia (al centro nella foto), fondatore del Centro Studi Legislativo “Lazzati”, è intervenuto nel dibattito che ha fatto seguito al confronto televisivo sul voto referendario che ha visto come protagonisti il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il docente universitario Zagrelbesky.
De Grazia, che insieme al centro studi “Lazzati” sostiene in maniera convinta il “No” al quesito referendario, ha scritto sul proprio profilo Facebook, la seguente riflessione.
«”Si ha la sensazione che Zagrelbesky ha perso in TV il duello con Renzi” ha cosi commentato – scrive De Grazia – l’avvocato Fabrizio Falvo. Per altri invece sulla vittoria di Renzi c’è certezza. Condivido dette sensazioni e richiamo ebbi già a scrivere su Zagrelbesky quando questi minacciò di dimettersi da docente di diritto costituzionale se avesse al referendum vinto il SI .Commentai che con le minacce prospettate il professore e presidente emerito non faceva altro che personalizzare il dibattito referendario. Esattamente come ha fatto Renzi all’inizio ed ho aggiunto che dalle prospettate minacce nessun danno ne sarebbe derivato agli studenti, alla scuola e alle nuove generazioni. Si dice – ed è di certo leggenda mediatica- che l’appoggio di Marco Travaglio porti “sfiga” a tutti e non al solo Zagrelbesky . Comunque, gasato per il duello televisivo vinto e per le sue “panzane” Renzi lancia la sfida al Cavaliere Berlusconi; la intellighentia di sinistra già pensa ad un altro combattente da lanciare in pista e cioè al professor Stefano Rodotà, altro giovane della batteria. Mi permetto di richiamare alla memoria che anche il sottoscritto partecipò nel 1974 (quando era di giovane età) alla campagna referendaria sulla abolizione del divorzio. Anche allora ,come oggi , dice NO e nella circostanza redasse un documento per confutare le argomentazioni antidivorziste. Al documento aderirono ben 40 magistrati calabresi ed ha il pregio di aver riassunto in 6 punti di diritto le ragioni del no. Senza sbavature e sconfinamenti politici. Il documento -che ancora una volta riproduciamo fu utilizzato su tutto il territorio dello stato delle diverse aree politiche e ideologiche: dai comunisti ai repubblicani e liberali e anche di parte della democrazia cristiana. Era il mio contributo, ripeto in punto di diritto, che come cittadino di religione cattolica che ritenevo di dover esprimere, consapevole che l’indisponibilità del vincolo del matrimonio concordatario doveva essere frutto di una scelta e non di un’imposizione normativa. Piaccia o non piaccia ciò che ho fatto nel 1974, ritengo di doverlo fare al 4 dicembre del 2016. Senza strumentalizzazioni. Senza distinzioni fra ronzini e Cavalli di razza. Con idee chiare e non confuse per decidere sul futuro della nostra Costituzione e della democrazia nel nostro paese. Viva la Legge Lazzati».