di Emanuela Alvaro
LOCRI – Una grande folla a gridare “Gù le mani dall’ospedale”, anzi dagli ospedali, perché a manifestare oggi i cittadini, i sindaci della Locride insieme ai primi cittadini della Piana di Gioia Tauro che replicheranno questa manifestazione giorno 24 ottobre sul loro territorio. E con un applauso è iniziato l’incontro a margine del corteo, non una rivolta, ma una manifestazione corale a difesa di un diritto sancito dalla Costituzione, dove forse per la prima volta la zona Ionica e Tirrenica si sono uniti per lo stesso diritto.
E da un applauso ai fischi il passaggio è stato breve, dopo i primi interventi, moderati da Maria Teresa Criniti, a prendere la parola, la rappresentante della giunta regionale, l’assessore Federica Roccisano, la quale, per l’evidenza delle reazioni alle sue prime frasi, ha sbagliato il modo di porsi con la platea.
“Fatemi raccontare i fatti, noi tuteliamo i diritti di tutti voi, per la giunta regionale la Locride è una priorità”. È bastato questo perché i presenti iniziassero a sovrastare la sua voce, a non permetterle di andare avanti. A loro, si è aggiunto il primo cittadino di Locri, Giovanni Calabrese, il quale ha posto di fatto fine all’intervento dell’assessore, nonostante la stessa abbia cercato di proseguire. “Io sono stata da quella parte, una di voi. Io sono tranquilla, a non essere tranquilli siete voi. Giovanni il primo a delegittimarmi sei stato tu”. Tutte parole che hanno avuto come risultato quello di fomentare ancora di più i presenti.
“Ti ringraziamo, ma siamo stanchi delle promesse. L’ospedale non si tocca – ha gridato Calabrese. – Noi non siamo contro nessuno, siamo per la Locride e per il riscatto, ma soprattutto siamo stanchi, vogliamo che le cose cambino”.
Il presidente del Comitato dei Sindaci, Giuseppe Strangio, ha riportato l’attenzione sul senso della manifestazione, tutto un territorio unito per tutelare diritti che dovrebbero essere sacrosanti. “Questo è la prova del fallimento del sistema sanitario diversificato. Si deve necessariamente rivedere tutto, ponendo al centro solo l’uomo, ma non a parole, con i fatti! La gente ha paura di ammalarsi e questo stato di cose non è più tollerabile. La Locride è viva e non si da per vinta”.
Gli interventi sono proseguiti con quello del primo cittadino di Polistena, Michele Tripodi, il quale ha chiesto a tutti di essere presenti anche nella sua città per trovare una soluzione a quello che è un crimine. “Il commissario Scura e il governatore Oliverio non ci garantiscono. Vogliono toglierci la nostra dignità. Questo non lo possiamo permettere. Noi abbiamo bisogno di voi, della gente, del popolo calabrese per dire basta. Vogliamo vivere e non sopravvivere, vivere di dignità e di diritti”.
Un intervento partecipato così come quelli che si sono susseguiti. Il presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, ha esordito chiedendo scusa come rappresentante delle istituzioni, per quello che non è stato fatto per il territorio. “Sono a vostro fianco! Dalla Locride oggi si è avviata una rivoluzione pacifica, grazie anche all’appoggio di questa Chiesa e di questi cittadini. E non c’è niente da aggiungere quando gli ammalati oncologici di Scilla si devono incatenare. Scura sarebbe dovuto essere qua e a Scilla con loro. Per l’ospedale di Locri inizia una battaglia e da qui si da un messaggio forte alla Nazione: Non siamo più sudditi! Una classe politica che si rispetta deve trovare una soluzione. Noi saremo a vostro fianco ancora una volta”.
Riprendendo la parola Giovanni Calabrese ha ribadito di non essere sul palco a fare politica, ma da cittadino vuole una soluzione. “Quando ho chiesto soluzioni per l’Ospedale al mio partito e non mi sono state date, io ho chiuso la porta, senza pensarci. La rivoluzione inizia oggi, da qui. Ribelliamoci anche per le persone che in Ospedale lavorano onestamente e sono preparate. Grazie ai sindaci della Locride e della Piana. Noi siamo i vostri rappresentanti e dobbiamo lavorare per il nostro territorio, un nostro obbligo. Ringrazio chi mi sostiene, la mia squadra e tutti quelli che ci sono vicini. Ringrazio il Vescovo Oliva è lui che qui rappresenta la Chiesa e che ci sta guidando nella rinascita di questo territorio. Siamo stati abituati dal sistema politico a sottostare, ma noi siamo uomini liberi. Pretendiamo attenzione! È giunto il momento che la politica si svegli. Oliverio deve aprire una trattativa con il Governo, devono capire che l’iniziativa di oggi ha come obiettivo far conoscere lo stato di questa popolazione. La Locride non è ndrangheta, siamo noi, un popolo libero, dobbiamo rivendicare i nostri diritti quelli garantiti dalla Costituzione. Noi siamo qui non per le poltrone, noi da oggi ci crediamo, crediamo alla ribellione di questo popolo”.
A concludere il Vescovo Oliva. “Sono qui perché ho avvertito il disagio e la sofferenza del mio popolo, non ci sarei diversamente. Con queste manifestazioni dimostriamo tutto. Questo è l’inizio di un cammino da portare avanti per affrontare problemi comuni. La vostra partecipazione corale sta a significare che sui problemi grandi siamo tutti insieme. Mi è dispiaciuto che non si è fatto parlare l’assessore regionale, aveva diritto a farlo. Non siamo contro le istituzioni, ma vogliamo che funzionino. Uniti fino in fondo dobbiamo studiare il problema, ed è più facile farlo con un territorio consapevole. Vi benedico”.