di Gianluca Albanese
MARINA DI GIOIOSA IONICA – Presenti, sì, il 14 novembre alla manifestazione indetta da AssoComuni della Locride in difesa dell’ospedale “spoke” di Locri, ma con qualche distinguo.
E’ toccato al sindaco di Marina di Gioiosa Ionica Domenico Vestito, a margine della conferenza stampa di presentazione del Garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del suo Comune, chiarire che «Come sindaci dell’Unione dei Comuni “Valle del Torbido” saremo presenti alla manifestazione di Roma ma non condividiamo questa attenzione incentrata solo sull’ospedale di Locri. Anzi, durante la fase consultiva e propedeutica alla redazione dell’atto aziendale Asp, i sei sindaci dell’Unione presentarono un articolato documento pieno di osservazioni e proposte, che mise in evidenza come in primo luogo le carenze attuali siano individuabili nella rete di medicina territoriale, quella che dovrebbe svolgere quella funzione di “filtro” tale da alleggerire lo stesso nosocomio. Il caso emblematico è rappresentato la decisione di tagliare sei consultori sul territorio, lasciandone solo uno nel distretto».
DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DEL PARERE ESPRESSO DAI SINDACI DELL’UNIONE DEI COMUNI “VALLE DEL TORBIDO” INVIATO IL 2 MAGGIO DEL 2016 ALLA COMMISSIONE STRAORDINARIA ALLORA A CAPO DELL’ASP DI REGGIO CALABRIA E ALLA CONFERENZA DEI SINDACI PRESSO L’ASP:
I sottoscritti Presidente dell’Unione dei Comuni “Valle del Torbido” e Sindaci di Gioiosa Ionica, Grotteria, Mammola, Marina di Gioiosa Ionica, Martone e San Giovanni di Gerace,
PREMESSO CHE
- 1. Solo in data 29 aprile 2016 veniva trasmesso ai nostri Enti l’Atto aziendale dell’ASP di Reggio Calabria, redatto dall’attuale gestione Commissariale Straordinaria, in conformità alle Linee guida D.C.A. n. 130/2015;
- 2. Veniva dato un intervallo temporale estremamente ristretto per la produzione di osservazioni e note, solo quattro giorni e, tra questi, due festivi;
- 3. Un atto così significativo per la vita delle nostre comunità civiche, finalizzato a garantire diritti fondamentali dei cittadini, costituzionalmente previsti, necessità di un approfondimento ulteriore, più intenso, attraverso il coinvolgimento e l’ascolto delle realtà sociale del territorio, specie quelle che operano all’interno del sistema sanitario locale;
- 4. Il Consiglio dell’Unione dei Comuni, nella sua primissima riunione, lo scorso 12 maggio 2015, ha approfondito proprio la tematica dei servizi socio-sanitari nel territorio dei sei comuni;
CONSIDERATO CHE
- 1. Si ritiene utile, comunque, offrire alcune osservazioni, frutto, come detto, di una lettura rapida e non approfondita e condivisa del documento trasmesso, riservandoci di ulteriormente argomentare e chiedendo, a tal fine, un termine di ulteriori trenta giorni.
Tutto quanto sopra premesso e considerato, con riferimento all’oggetto, si offrono le seguenti
OSSERVAZIONI
- 1. L’Atto proposto, complessivamente, appare generico e sostanzialmente scontato. Più che la programmazione di una nuova visione dei servizi socio-sanitari, appare la sintesi di precedenti documenti di tale genere, non aggiungendo nulla di innovativo e non avendo, di fatto, una prospettiva chiara rispetto alle attuali criticità del sistema e non abbozzando nessuna ipotesi di soluzione;
- 2. In generale si riscontra un depauperamento delle risorse sul territorio ed un accentramento dei servizi, che contrasta, palesemente, con la necessità di migliorare l’offerta di salute più in prossimità al cittadino. Una sanità diffusa, meno “ospedalecentrica”, oltre ad assicurare maggiore efficienza, risponderebbe meglio a criteri di economicità e, soprattutto, efficacia, nonché gradimento da parte dei cittadini/utenti, nel segno di uguali opportunità e diritti. Un cittadino lontano dalla casa della salute e/o disabile e/o comunque fragile, avrebbe minori opportunità di ricevere buone cure. Il dato della lontananza, sia dalla casa della salute e sia dall’ospedale, in un territorio come il nostro, non è una variabile indipendente o trascurabile. In un contesto seriamente compromesso dal punto di vista dei trasporti e delle vie di comunicazione, infatti, dalle parti più estreme del territorio, ma anche dalle frazioni più lontane dei comuni centrali, significa non garantire assistenza e salute, proprio a coloro i quali avrebbero minore possibilità di accesso all’assistenza sanitaria;
- 3. La casa della salute, nell’impostazione dell’atto aziendale, si pone come sostitutiva dei servizi territoriali. Quanto di più sbagliato si possa immaginare. In occasione proprio del Consiglio dell’Unione sopra richiamato, si sottolineava quanto segue. Nel 2006 il Parlamento ha presentato un programma di potenziamento delle cure primarie, realizzabile con uno stanziamento specifico, per le Case della Salute previsto dalla Legge Finanziaria 296/2006 art.1 com. 805. Nel 2008 il Ministero della salute ha pubblicato le finalità della casa della salute, facendo riferimento alla legge n 229/99 e alla legge n. 328/2000, che esplicitano i principi fondamentali per la tutela della salute ma scarsamente applicati. II Ministero pone come finalità la possibile realizzazione della Casa della Salute come un presidio che non comporti difficoltà ai cittadini, delle aree sub distrettuali corrispondenti ad un bacino di 5-10.000 persone. La Giunta Regionale, con delibera n. 740 del 2009, con l’attuazione del Piano Sanitario Regionale poneva in essere un programma sperimentale di attivazione di una rete di Case della Salute sul territorio Calabrese, prendendo come riferimento per ogni distretto sanitario un bacino di utenza di circa 10.000 — 25.000 abitanti, prevedendo la riutilizzazione e/o la riconversione dei presidi ospedalieri e in aggiunta alcune strutture sanitarie territoriali o strutture rese disponibili dagli enti locali. La casa della salute di Siderno, invece, andrebbe a servire un bacino di utenza di oltre 60.000 cittadini. Non sfugge a nessuno che si trasformerebbe in luogo di confusione, approssimazione e mancata assistenza e garanzia dei livelli essenziali di assistenza. In Regioni come l’Emilia Romagna il sistema delle Case della salute – che ben potrebbe essere mutuato anche nel nostro contesto – ha diversi gradi di complessità in relazione alle caratteristiche del territorio e alla densità della popolazione; tre sono, infatti, le diverse tipologie di dimensionamento, a seconda dei servizi presenti, ossia Piccola, Media e Grande. In quest’ottica, quindi, anziché smantellare, si dovrebbero arricchire e valorizzare le potenzialità dei servizi socio-sanitari presenti nel territorio della Valle del Torbido: il poliambulatorio specialistico e servizi amministrativi di Gioiosa Ionica (peraltro proprietà dell’azienda sanitaria, di grandi dimensioni, in buone condizioni di manutenzione e che, quindi, di fatto non costa nulla al sistema sanitario regionale), i servizi di Marina di Gioiosa Ionica e la rete delle guardie mediche. Basterebbe un potenziamento di tre infermieri e almeno due amministrativi, attuabile con un eventuale accorpamento della struttura di Roccella, la possibile formazione di un servizio UCCP fattibile con la disponibilità dei MMG e PLS della Vallata del Torbido, come previsto dalla Lg. 189/2012 per lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute si potrebbe pensare alla riqualificazione del poliambulatorio di Gioiosa Ionica a una media Casa della Salute;
- 4. L’Atto aziendale 2016 prevede lo sviluppo delle forme associative dei Medici di Medicina Generale, con particolare riferimento alla costituzione di team multiprofessionali (MMG, PLS, SAI, MCA, infermieri, amministrativi, assistenti sociali, personale della riabilitazione, ecc.); l’inserimento dei Medici di Continuità Assistenziale nell’attività territoriale (con riferimento particolare a visite domiciliari, dimissioni protette, Centri di Assistenza Primaria Territoriale, Case della Salute); il potenziamento dell’assistenza domiciliare; lo sviluppo di sistemi informativi integrati; la costituzione di Gruppi di Progetto per lo sviluppo operativo di percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) in tema di riabilitazione.
In questo quadro, tuttavia, la Valutazione Multidimensionale dovrebbe considerarsi il cuore della continuità assistenziale. Ciò è fondamentale quando la persona è assistita da più Unità Operative, al fine della non interruzione del processo assistenziale e per identificare e descrivere la natura e l‘entità dei bisogni fisici, psichici, funzionali e relazionali/ambientali di una persona.
Considerato che l’atto aziendale prevede un Distretto Sanitario Area Vasta corrispondente al territorio degli attuali 2 distretti della città di Reggio Calabria, un distretto sanitario area tirrenica ed un distretto sanitario area ionica e che in ognuno di tali distretti, seppure diversi come estensione e numero di abitanti, la funzione dell’UVM dovrebbe essere uguale. Tuttavia, dagli organigrammi allegati all’Atto Aziendale proposto, emerge che nel Distretto sanitario “Area vasta di RC” l’UVM è inserita in una funzione di Staff di distretto, mentre nei due Distretti sanitari area Ionica e Tirrenica l’UVM viene accorpata con ADI e Cure palliative in unica unità operativa. Tale accorpamento non pare opportuno poiché, assunto che l’UVM è chiamata a esaminare pratiche inerenti pazienti in ADI o da sottoporre a trattamenti palliativi, ma anche altri pazienti, come sopra chiarito, qualora facesse capo alla stessa dirigenza medica che coordina ADI e cure palliative, si potrebbero creare situazioni di conflitto, derivanti dall’assenza di separazione tra chi valuta la congruità dei piani di trattamento e chi è chiamato a somministrarli. Inoltre l’abbinare l’UVM ad ADI e cure palliative sembra adombrare una limitazione delle competenze, la quale non trova fondamento nella legislazione e nelle norme derivate in materia.
Si propone di adottare per i Distretti Sanitari di Area Ionica e Area Tirrenica schemi organizzativi che comportino la separazione dell’UVM dalle Unità Operative incaricate dell’erogazione dei servizi all’utenza, al fine di garantire più certa indipendenza di giudizio nelle valutazioni (e di conseguenza minore distorsione nella distribuzione delle risorse), così come già proposto nell’Atto aziendale sottoposto all’esame della Conferenza dei Sindaci per il Distretto Sanitario di Area Vasta di Reggio di Calabria.
- 5. I consultori sono ridotti ad uno ogni distretto sociale. La Legge 31/01/1996, n. 34, di conversione del D.L. 01/12/1995, n. 509, prevede un consultorio familiare ogni 20.000 abitanti. Sarebbe opportuno distinguere tra zone rurali e semiurbane (1 ogni 10.000 abitanti) e zone urbane-metropolitane (1 ogni 20.000-25.000 abitanti).
Attualmente i consultori sono sette, appunto uno ogni 20.000 abitanti e non dovrebbero essere smantellati, bensì potenziati e riqualificati anche alla luce delle mutate condizioni socio economiche (immigrazione, aumento delle dipendenze e dei disturbi comportamentali degli adolescenti e delle disgregazioni sociali)
Inoltre, al consultorio la legge richiamata assegna finanziamenti con fondi autonomi e finalizzati;
- 6. L’atto prevede che l’approvvigionamento di beni e servizi, in attesa della costituzione dell’unica azienda regionale, sia affidato al dipartimento amministrativo dell’Asp.
Manca, tuttavia, la ripartizione percentuale del budget nelle diverse aree (quanto per la prevenzione? quanto per le cure palliative? per l’ADI?)
Si rinnova, in conclusione, l’invito a concedere un ulteriore termine di giorni trenta per argomentare adeguatamente.
Cordialmente,
Il Presidente e Sindaco di Mammola
F.to Antonio Longo
Il Sindaco di Gioiosa Ionica
F.to Salvatore Fuda
Il Sindaco di Grotteria
F.to Salvatore Leoncini
Il Sindaco di Marina di Gioiosa Ionica
F.to Domenico Vestito
Il Sindaco di Martone
F.to Giorgio Imperitura
Il Sindaco di San Giovanni di Gerace
F.to Pino Vumbaca