di Enzo Romeo
Ieri pomeriggio, forse inaspettatamente, alla terza occasione utile, la fumata bianca. La Chiesa si affida a Robert Francis Prevost, che ha scelto di chiamarsi Leone XIV.
Roma e Piazza San Pietro, gremita, nonostante la sorpresa, hanno accolto con gioia il nuovo Pontefice. “Viva il Papa” e il più volte ribadito “Leone, Leone, Leone” sono segnali di condivisione e di giubilo della scelta compiuta dal Conclave. Le parole scandite al microfono da Leone XIV sono rappresentative di una consapevolezza delle grandi questioni che dovranno essere affrontate e risolte e di una gioia interiore che arriva dalla certezza che è arrivata la chiamata dello Spirito Santo.
Papa Prevost, se ricordo bene, era stato indicato tra gli outsider ma, a pensarci, il suo nome tornava spesso attuale, come un possibile successore di Papa Bergoglio. Tuttavia il più gettonato era il Cardinale Parolin e a seguire il Cardinale Zuppi ed altri. Molti analisti pensavano in realtà che la scelta sarebbe caduta su Parolin. La previsione, evidentemente, non era giusta.
Non sappiamo, è ovvio, cosa sia accaduto all’interno della Cappella Sistina, ma un dato è chiaro: i Cardinali elettori hanno fatto presto. In trentasei ore hanno scelto. Una velocità- accompagnata, chiaramente, dalla convinzione di avere eletto l’uomo giusto- che dimostra, almeno secondo la mia modestissima idea, che i tempi non avrebbero potuto e dovuto essere lunghi, a fronte di emergenze e crisi immani che attanagliano il mondo e delle urgenze di temi prioritari, che attengono direttamente all’esigenza di una sempre maggiore unità della Chiesa.