di Patrizia Massara Di Nallo (foto fonte Wikipedia)
PALMI – La Giunta della Regione Calabria, su proposta del presidente Roberto Occhiuto e dell’assessore al Turismo Giovanni Calabrese, ha approvato il programma di quest’anno per i festeggiamenti della Varia di Palmi proposto dal comitato scientifico che si è insediato nello scorso mese di luglio.
La decisione è stata presa nel rispetto dell’articolo 2 della legge numero 32/2023 che riconosce la festa della Varia di Palmi quale patrimonio culturale immateriale e grande evento regionale da sostenere, promuovere, valorizzare e salvaguardare.
Quest’anno la festa della Varia di Palmi dovrebbe essere il 25 agosto dopo esserci stata nel 2023, mentre precedentemente era a cadenza quadriennale e poi biennale. Comunque è da quasi cinque secoli che a Palmi (Reggio Calabria), l’ultima domenica di agosto, si celebra questa festa dall’alto significato religioso in onore di Maria Santissima della Sacra Lettera, patrona e protettrice della città. La festa della Varia, che simboleggia, in forme esteriori e sceniche, l’ascensione della Vergine al cielo, con la festa della Madonna della Lettera e del Sacro Capello della Vergine, forma il complesso delle feste patronali di agosto a Palmi.
La Varia è un grandioso carro scenico, con una struttura in legno e ferro di 16 metri di altezza, raffigurante la Vergine che dal vuoto avello ascende al cielo in cima ad una nuvola fulgente, accompagnata dal roteare degli astri e dal volo dei cherubini. L’origine della Varia di Palmi (Varia significa appunto bara) si suole ricondurre alla Bara di Messina, che ha una costruzione ed adornamenti molto simili, e che si vuole ideata e costruita da un architetto calabrese, tale Radese, per solennizzare, nel 1535, anche l’ingresso nella città peloritana dell’imperatore Carlo V. Fra le bare italiane rinomate, quelle di Messina e di Palmi sono consistenti in altissime macchine contenenti il cataletto della Vergine con attorno i 12 apostoli, il sole, la luna, vari ordini di angeli e, più in alto Nostro Signore. Mentre in varie località, come anche a Messina, la Madonna che ascende al Cielo è raffigurata da un simulacro, a Palmi, invece, è impersonata da una creatura viva, “l’animeddha”, cioè la fanciulla più bella e più povera di Palmi. E così anche gli angeli sono bambine (oggi sostituite in parte da bambole acconciate in sembianza di angeli). Appunto la presenza di questi esseri vivi, sulla macchina, costituisce la singolarità della Varia di Palmi tantoché essa è insieme carro sacro, allegoria ed espressione di arte popolare. Il carattere di originalità del carro consiste anche nel particolare modo di trasporto, perché solitamente vengono impiegati, per il traino, animali o anche mezzi meccanici moderni, mentre nella cittadina calabrese il trasporto avviene, a forza di braccia, da parte di circa duecento giovani “mbuttaturi appartenenti alle diverse corporazioni degli Artigiani, Bovari, Carrettieri, Contadini e Marinai. Essi sono a piedi scalzi, in abiti bianchi e portano alla vita una fascia con i colori che identificano la categoria a cui appartengono. Anticamente, per esempio, la corporazione dei Beccai (bovari) mettevano da parte le corna degli animali macellati per venderle a chi ne faceva pettini, manici di rasoi o bottoni e il ricavato veniva messo a disposizione della festa.
Questi trasportatori spingono (‘mbuttano) cinque pesantissimi grandi tronchi della robusta base (u cippu) e l’aerea-ossatura di ferro con sopra la bara della Vergine contornata dagli apostoli e da una schiera di angioletti ruotanti. Il tutto appare come un involucro di cartapesta bianca, la “nuvola” della Varia, di una irregolare forma conica, da cui sporgono cherubini e serafini vestiti di bianco, poi il sole e la luna con i raggi che sostengono altri angeli, più in alto la terra in rotazione su stessa, più in alto ancora l’asta che sorregge il Padreterno e, in cima, il sostegno dove si colloca, su un instabile sgabello girevole, l’ “animeddha “, la ragazzina che impersona la Vergine. Durante la processione c’è la “scasata” ovvero il segnale di partenza con un tradizionale colpo di cannone, quando la Varia scivola veloce e accelera fino alla Balconata, poi c’è la fermata per l’inversione e infine la nuova spinta per ricondurla in piazza e fermarla al centro di quattro strade.
Altre manifestazioni, collaterali alla Varia come le funzioni dell’ottava in onore della Madonna della Lettera e la processione del Sacro Capello, sono affini a quelle che vengono fatte a Messina, anch’esse per la Madonna della Sacra Lettera e per il Sacro Capello. La spiegazione di tali analogie ci viene da una leggenda tramandata che narra come nel 1582 Messina fosse piegata dalla peste e i cittadini di Palmi non solo accolsero quanti fuggirono dalla città peloritana, ma mandarono anche vari aiuti fra i quali generi alimentari. In segno di riconoscenza i messinesi donarono alla città di Palmi un reliquiario contenente un capello di Maria di Nazareth e i palmesi ripartirono dunque dalla città dello Stretto con il prezioso dono approdando alla Marinella dove li attendeva il popolo in festa. A sua volta, per quanto riguarda il capello di Maria di Nazareth, esso sarebbe stato tratto da quella ciocca che i messinesi avrebbero ricevuto dalle stesse mani della Madonna, quando un’ambasceria, indotta dalla pietà suscitata dai racconti dei mercanti navigatori sulla vita e sulla morte di Gesù, si recò a Gerusalemme per dare conforto a Maria ed Ella, grata, avrebbe affidato anche una lettera di benedizione per la città.
A questa leggenda da cui deriverebbe, a Messina,la venerazione della Madonna della Lettera, alcuni storici postumi diedero, con i loro scritti, un sentore di verità. E così sarebbe iniziata anche la tradizione della Varia di Palmi. Il giorno prima della Varia, durante la processione del Sacro Capello, il reliquiario viene portato per le vie della città assieme al quadro della Madonna della Lettera, dipinta nera in una manta d’argento come lo è quella di Messina e come d’altronde lo sono tutte le Madonne di tradizione bizantina. Il trasporto del Sacro Capello viene fatto l’ultimo sabato di agosto e l’argentea reliquia, contenente i capelli della Madonna (donati quindi a Palmi dai maggiorenti della città di Messina forse nella seconda metà del 1500), viene portata a spalla dai Marinai della Confraternita di S.M. del Soccorso. La Sacra Reliquia vien fatta procedere a passo di danza addobbata da vari adornamenti e lampade, e si presenta come un bastimento oscillante sulle onde perché il movimento, impresso a “u Capillu” dai portatori, ha il significato di ricordare il moto delle onde del mare attraverso il quale fu trasportato da Messina alla marina di Palmi. Anche la stessa effigie della Madonna della Lettera, che viene venerata nella Chiesa Matrice di Palmi, rivela la derivazione religiosa dal quadro ligneo del Duomo di Messina. Per quanto riguarda la storia, tali affinità di riti e di usanze trovano la loro spiegazione nei vincoli e nelle relazioni commerciali che si svolgevano tra Messina e Palmi parallelamente alle quali si stabilirono in Calabria colonie di mercanti e di artigiani. Anche i tipici Giganti, che girano e ballano, al suono rullante dei tamburi, per le vie di Palmi durante i giorni della festa, ci riportano alla tradizione e alla loro origine araba trattandosi,infatti, di due statue di legno nate dalla leggenda dello sposalizio tra Mata, bella e cristiana e Grifone, principe moro. Comunque l’ideazione dei carri di Messina e di Palmi ha precedenti storici e si può far risalire agli archetipi che venivano costruiti in Toscana nel secolo quattordicesimo e che sono ricordati sotto il nome, per esempio, di “Nuvole”di Francesco La Cecca e di “Ingegni”di Filippo Brunelleschi.
La Varia di Palmi, negli ultimi anni, ha ormai catturato sempre più la scena internazionale e i turisti accorrono sempre più numerosi per assistervi anche perché l’evento nel 2013 è stata incluso nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità nell’ambito della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO insieme alla Macchina di Santa Rosa di Viterbo, alla Festa dei Gigli di Nola e alla Discesa dei Candelieri di Sassari, caratteristiche manifestazioni popolari riunite tutte nella rete delle grandi macchine a spalla italiane.