R. & P.
Ieri erano i giorni del dolore, oggi del ricordo. Per tentare di dare un senso a questa morte, a questo vuoto.
Michele Cataldo se n’è andato. Se fossi ebreo direi che riposa fra i Giusti.
Voglio prendere di lui le sue parti migliori, sommarle, farne un condensato e berlo per appropriarmi del bello, del buono. Per farlo vivere ancora. Perché, come ho scritto, la morte non è niente, non conta, lui si trova solo nella stanza accanto.
Sin da quando nacque l’idea di VOLO, Michele era presente, anzi è stato uno dei fondatori. In montagna, a caccia, discutevamo su cosa poter fare per la nostra Siderno, su come farlo, da lì nacque l’idea e lui assecondò la visione, che poi divenne nostra, di tutti noi di Volo.
Michele ha sempre messo passione in ogni cosa ed anche nella nostra associazione era spesso la roccia su cui poggiavamo i nostri dubbi. La sua grande umanità permetteva di superare gli umani ostacoli al dialogo ed alla comprensione. Era un mediatore, Michele, naturale, spontaneo. Esaltava i lati buoni e metteva in ombra quelli cattivi, sempre con lo scopo di trovare la miglior sintesi per il raggiungimento degli obiettivi che l’associazione si poneva. A volte appariva burbero e l’apparente semplicità dei suoi ragionamenti poteva urtare, infastidire. In realtà era espressione di un grande cuore, di una capacità poco comune di “vedere oltre”.
Michele era un grande medico, il camice l’aveva cucito sulla pelle e non lo levava mai perché faceva parte di quel suo enorme senso di umanità, di amore verso il prossimo.
Mi fermo, non voglio più raccogliere pensieri su di lui.
Questo era Michele, così lo vedevamo tutti noi di Volo
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.
F. Pessoa
Giuseppe Caruso
Presidente di VOLO