di Gianluca Albanese
SIDERNO – Dunque, la Locride torna a esprimere un assessore regionale. E’ una ragazza di trent’anni originaria di Caulonia. Si chiama Federica Roccisano. Di lei abbiamo avuto modo di apprezzare la preparazione accademica, la passione per la politica, l’umana simpatia e disponibilità e anche la capacità di essere leale con i vertici del suo partito (il Pd) ma anche di assumere posizioni autonome e critiche su temi molto spinosi, come la gestione dei progetti di accoglienza degli immigrati, che dalle sue parti sono quasi un dogma. A lei va il più caloroso “in bocca al lupo” da parte di questa redazione per l’importante compito di dirigere l’assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali, vere e proprie emergenze di una regione come la nostra.
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E se la sua nomina rappresenta sicuramente una bella notizia, per un comprensorio come il nostro che ancora una volta non è riuscito ad esprimere nemmeno un consigliere regionale, questo non c’impedisce di compiere qualche riflessione pubblica, in particolare sulle insidie insite in un compito così gravoso e che potranno pesare sulle sue giovani spalle.
Ovviamente non abbiamo consigli da darle. Federica non ne ha bisogno: conosce la politica come le sue tasche, avendo maturato, nonostante la giovane età, sufficiente esperienza.
Piuttosto, ci sentiamo di darle, non foss’altro che per i tre lustri in più di vita vissuta, qualche raccomandazione, come quelle che darebbe uno zio forse un po’ burbero, ma che sicuramente non vuole il suo male.
La Locride, infatti, per le sue annose criticità, si aspetta molto da lei.
E lei dovrà fare di tutto per non deludere queste aspettative.
Innanzitutto, la Roccisano ha il compito, tutt’altro che improbo, di non far rimpiangere l’ultimo assessore regionale espresso dalla Locride appena dieci anni fa, che, ironia della sorte, è una sua concittadina.
Ma soprattutto, per il rispetto che abbiamo per lei e per i nostri lettori, ci sentiamo di fare una considerazione preliminare: la sua nomina, infatti, spacciata per tecnica, in realtà ha una forte connotazione politica. Federica, infatti, è sì un’apprezzata ricercatrice universitaria, ma è soprattutto parte integrante del Pd, dei suoi apparati. E’ membro della segreteria provinciale del Pd, e quindi vicina a Sebi Romeo, ma sarebbe gradita anche a Demetrio Naccari Carlizzi, col quale ha condiviso un significativo percorso politico e professionale negli anni passati. Gode della stima e della fiducia di Oliverio, e sul suo nominativo c’è stato anche il placet della segreteria nazionale.
Insomma, riteniamo che il suo obiettivo principale sia quello di andare oltre la fiducia del suo partito a tutti i livelli, e di conquistare, giorno dopo giorno, atto dopo atto, la fiducia dei calabresi che in lei ripongono molte speranze.
Per riuscire nell’impresa, dovrà fare una cosa molto semplice: ogni giorno di lavoro che sottrarrà alla sua giovane vita, al suo ruolo di ragazza solare, di moglie e di ricercatrice, dovrà dedicarlo pensando ai calabresi prima di tutto. Anche prima di Oliverio che l’ha voluta in giunta e del partito che ne ha caldeggiato la nomina.
Sembra elementare, ma non lo è.
Dovrà farsi animare sempre dall’entusiasmo della sua gioventù senza compiere volti pindarici e sentirsi già arrivata.
Dovrà dare le risposte che i suoi coetanei, meritevoli come lei, le chiedono, anche se non hanno avuto le sue stesse opportunità.
Non dovrà farsi distrarre dalle sirene del potere conquistato così presto, e dovrà sempre rimanere sé stessa. Perché le giunte regionali vanno vengono; le persone restano.
Sicuramente lo sa già, ma è il caso di ricordarle – repetita iuvant – che in politica i nemici di oggi diventano gli amici di domani, e viceversa.
Quando e se, al contrario di adesso, in cui ha avuto l’importantissima nomina senza passare dalle forche caudine dell’elettorato, vorrà misurarsi con una candidatura in prima persona, dovrà capire che il consenso si conquista con il lavoro giornaliero, con la presenza sul territorio e con i risultati concreti. Perché l’elettorato attivo è volubile di natura, e lei lo sa, visto che dopo i cinque anni passati nel ruolo di presidente del consiglio comunale di Caulonia, una volta ricandidatasi, ma con la lista risultata perdente alle ultime amministrative, non è stata rieletta consigliere comunale.
E c’è solo un modo per farsi apprezzare, ed eleggere, indipendentemente dalla lista o dalla corrente di appartenenza: lavorare sodo e non farsi trascinare dalle congiunture del momento.
La vita di rappresentante istituzionale, del resto, le insegnerà che anche quando tutte le porte sembrano spalancarsi davanti a lei, dovrà tenersi a debita distanza da chi oggi sembra offrirle ponti d’oro: gli adulatori di oggi, infatti, potrebbero metterci un attimo a diventare i traditori di domani.
Basta un “signorsì” non detto o una scelta non condivisa.
E allora, viva pure la sua bella favola di ragazza di provincia cresciuta con una mentalità e un modo di vivere cosmopolita, ma intenda la sua missione con spirito di sacrificio per il suo territorio e non si faccia distrarre dai dispensatori di vanagloria.
Noi, piccola realtà editoriale di provincia, seguiremo il suo operato con grande attenzione, ma avendo come unica stella polare, non la stima e l’umana simpatia nei suoi confronti, ma gli atti che saprà emanare, consci che la sua nomina va intesa, al pari delle altre, quasi tutte espressione del mondo universitario calabrese, come un segnale di resipiscenza da parte del presidente Oliverio, che nei primi otto mesi del suo mandato, sembra abbia badato più a pagare i debiti elettorali che a far cambiare realmente verso a questa regione.
Il quinquennio che lo scorso novembre è arrivato, tra cinque anni passerà. C’è chi si sta già preparando. E questa è la novità.