di ilba
SIDERNO – Tra gli “interlocutori” privilegiati delle cosche operanti nella Locride c’era anche il senatore Antonio Caridi. E’ questo il quadro che emerge dalle carte dell’inchiesta della Dda reggina denominata “Mammasantissima”.
«Uno dei candidati di riferimento della cosca “Pelle Gambazza” – annota il gip Santoro – era proprio Antonio Caridi ed a sottolinearlo era il capo cosca Giuseppe Pelle, che precisava che l’appoggio di cui godeva non era limitato alla propria cosca ed all’area di diretta influenza ma molto più vasto e comportava l’impegno dell’intera organizzazione». Nel periodo precedente le elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria Giuseppe Pelle, forte del ruolo di grande elettore che svolgeva per conto della ‘ndrangheta, aveva ricevuto presso la propria abitazione numerosi candidati che cercavano di stringere patti politico-mafiosi.
«…allora, abbiamo i voti, i voti nostri, qua, dei miei zii che è una cosa qua a Bovalino. Qui noi, ora devo dirvi le cose sono, ci siete voi, c’è Pierino e c’è Toto Caridi, che abbiamo, siete tre candidati; un po’ per uno, chi di più, chi di meno li prendete tutti da parte nostra, sia qua a Bovalino e sia ad altre parti…».
In cambio dei voti il senatore Caridi avrebbe promesso agli appartenenti alle cosche i fondi del settore agricolo, forte del ruolo di assessore regionale alle attività produttive della giunta Scopelliti.
L’attenzione del senatore verso le vicende politiche della Locride era costante. A confermarlo le dichiarazioni dello scorso dicembre attraverso cui il vicecoordinatore regionale di Forza Italia stroncò la candidatura a sindaco di Platì, comune sciolto per mafia, in quota Pd di Anna Rita Leonardi, sponsorizzata direttamente dal premier Matteo Renzi. «Si andrebbe così ad umiliare per l’ennesima volta il cittadino – aveva dichiarato Caridi – Platì ai platiesi». A distanza di qualche mese l’effetto boomerang è servito. «Oggi più che mai – scrive la giovane dirigente Pd su Facebook – sono orgogliosa di essere stata contro queste persone. La ritengo una personale medaglia al valore».