di Antonio BALDARI
Lo hanno beccato con uno dei trenta droni in dotazione alla regione Calabria, nel mentre appiccava il fuoco rendendo la giornata ancora più rovente di quanto non lo fosse già in quell’area. Lo hanno beccato, il classico “piromane”, scatenando la rabbia piuttosto evidente del governatore calabrese Roberto Occhiuto, che, in men che non si dica, ha fatto il giro del web grazie ad una delle sue dirette; il presidente è apparso effettivamente molto incavolato anche perché il soggetto incriminato ha inteso reagire, una volta resosi conto che lo si stava spiando con il nuovo strumento tecnologico, tirando contro dei sassi: “Ma dove vive nelle caverne?” – ha sbottato il numero uno dell’esecutivo calabro.
Che ha incarnato lo sbottare di un po’ tutti i Calabresi di buona volontà, viste e considerate le decine e decine di incendi che, quasi contemporaneamente a quello di cui sopra, stavano devastando alcune aree, anche e soprattutto nel Reggino, nel Catanzarese e nel Crotonese, tra di esse di notevole interesse ed attrazione turistica come nel caso di Pentedattilo, gioiello offeso e violentato nella sua cristallina bellezza dalla solita “mamma dei cretini”, ancora una volta incinta e, ahinoi, partoriente; ad ogni buon conto, e per come si poteva leggere via social, sono stati davvero tantissimi i Calabresi che hanno appalesato indignazione per tali atti criminali, dei veri e propri “omicidi ambientali”.
Se Madre Natura potesse Ella griderebbe tutto il proprio dolore per queste, gravissime, ferite a Lei inferte, a fronte delle quali ancora troppo poco è previsto dalla legislazione vigente: oggi si dice che, la persona presa con le mani nel sacco, rischi qualcosa come dieci anni di carcere; fermo restando che “il rischio” non dovrebbe esistere perché o una pena è certa o non lo è, e considerato il tipaccio è stato colto in flagranza di reato non si debba dire, con certezza, che la pena prevista è questa. Piuttosto, si può, a nostro modesto avviso, aggiungere che gli autori del misfatto debbono essere ulteriormente e più efficacemente colpiti con:
– ritiro della patente
– interdizione perpetua dai pubblici uffici
– fedina penale irrimediabilmente compromessa indicando a vita il reato sul casellario personale
– obbligo di ripulire le aree interessate rimettendoci di tasca propria ed attraverso la confisca dei beni, peraltro già prevista in alcuni casi.
A questo può e dev’essere previsto anche un congruo spazio alla prevenzione, su vasta scala regionale e per tutto l’anno, particolarmente per quanto concerne la Scuola, per ogni ordine e grado, perché il problema va risolto non soltanto a livello repressivo ma anche e soprattutto a livello preventivo attraverso un’adeguata formazione e sensibilizzazione: perché dare fuoco alla propria terra significa dare fuoco a sé stessi.