di Emanuela Alvaro
SIDERNO – Amici e appassionati della sua scrittura si sono ritrovati alla libreria Calliope Mondadori per la presentazione del ultimo libro “Maledetto Sud” edito da Einaudi. Vito Teti ordinario di Etnologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria ritorna nella Locride non dimenticando, ad inizio serata, alcuni dei suoi amici, Mico Pelle, Don Massimo Alvaro, Nicola Zitara e Pasquino Crupi.
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A discutere con l’autore, nell’incontro moderato da Maria Teresa D’Agostino, Ilario Ammendolia, Gianni Carteri, Gioacchino Criaco, Mimmo Gangemi, Silvana Iannelli, Enzo Stranieri.
Teti spiega subito il senso della sua opera, ricordando come a trent’anni dalla nascita della Lega Nord e a centocinquanta dalla nascita degli stereotipi antimeridionali, tutto si sia basato su fattori di tipo razziale. Lombroso ne fu un esempio chiaro, tanto pesante da interferire anche su condanne nei confronti di persone del sud. Una “razza” per la quale poco c’era da fare!
«Un libro che, quando mi chiesero di scriverlo, mi sembrava lo avessi già fatto, ma per il quale è stata cambiata la prospettiva. Non basta più decostruire gli stereotipi, sarebbe una battaglia persa». Teti si dice certo della necessità di prendersi le proprie responsabilità ognuno per la propria parte, la stessa di politici e dirigenti che non hanno fatto molto per rovesciare i fatti per come venivano rappresentati dai luoghi comuni che, nel tempo, si sono sempre più rafforzati.
Ritrovare l’orgoglio di essere calabresi, ripartendo dalla letteratura per Teti significa che le scuole debbano cambiare registro, «impensabile e vergognoso che gli studenti calabresi non conoscano Alvaro, Perri, Strati, il Drago di Monasterace o la Cattolica di Stilo. La scuola, il centro dei nostri problemi». Un problema a cui si aggiunge un altro, la mancanza di un mezzo di diffusione delle idee, della realtà calabrese che possa fare la differenza, come molti giornali fanno in altre regioni.
Ci si è soffermati sul cammino e di come sia determinante per conoscere e parlare della Calabria. Un verbo, appunto, camminare che, per i presenti, tra tutti Carteri, critico letterario, è l’aspetto più importante nella sua opera. Camminare per riscoprire le proprie radici. «L’idea del cammino mi piace molto – afferma Teti –. Camminare è scoprire te stesso, incontrando anche l’atro, parlare di qualcosa solo conoscendola e non sul sentito dire. C’è qualcosa che si chiama affinità, guardarsi negli occhi per scoprire, per capire».
Una questione, quella meridionale, alla quale Teti si approccia, riuscendone a parlare in modo pacato, nonostante tutto. Un pregio secondo Criaco, non da tutti.