R. & P.
La gestione dei rifiuti urbani, con particolare riferimento a quelli prodotti in abitazioni ove soggiornano soggetti positivi in isolamento o comunque in quarantena obbligatoria, è problematica estreamamente seria che ha ricevuto grande attenzione da parte delle Autorità sanitarie. Sin dall’inizio della pandemia
In particolare l’Istituto Superiore della Sanità vi ha dedicato un proprio Rapporto emesso lo scorso marzo 2020 e oggetto di numerose revisioni nel corso del tempo (Rapporto ISS Covid-19 n. 3/2020).
La stessa Regione Calabria, con ordinanza del Presidente G.R. n. 28 del 10 aprile 2020, ha espressamente statuito come la gestione dei rifiuti dovesse avvenire secondo le modalità previste ed indicate nel suindicato Rapporto.
Ebbene, nonostante ciò e nonostante la pandemia non accenni affatto a perdere d’intesità, a tutt’oggi sostanzialmente nessuna delle società operanti nel comparto si è adeguata alle indicate prescrizioni.
In particolare, nel contesto delle più ampie e dettagliate disposizioni contenute nell’indicato Rapporto, in tale sede ci si intende soffermare sulle prescrizioni indirizzate alle aziende di raccolta dei rifiuti con particolare riferimento alla raccolta da effettuare presso le utenze “con accertata presenza di persone positive alla COVID-19 o in quarantena obbligatoria” che certo rappresenta, nel più generale contesto, l’aspetto più delicato, quello che più di altri è per sua natura idoneo a mettere in pericolo la salute e l’incolumità dei lavoratori esponendoli al rischio del contagio.
Si va dalla fornitura delle tute monouso “da alienare alla fine di ogni turno” da indossare sopra la divisa da lavoro per arrivare alla fornitura delle mascherine facciali filtranti (FFP2 e FFP3) o dei guanti e dei copriscarpe monouso.
Per non parlare della necessità per le aziende di individuare “apposite aree, anche all’interno degli spogliatoi esistenti o all’interno di altri locali idonei” da destinare esclusivamente alle operazioni di svestizione degli operatori che hanno effettuato il servizio presso tali utenze, laddove gran parte della aziende sono proprie sprovviste di spogliatoi in assoluto (i tutta la provicia di Vibo solo un’azienda ne è dotata) .
Ancora: la pulizia delle tute e degli indumenti di lavoro a temperature tra i 55° e i 60°, la predisposizione di appositi contenitori per i DPI, la presenza di un dosatore di disinfettante a base alcolica al 75% per arrivare alla sanificazione delle cabine di guida dei mezzi dopo ogni turno di lavoro.
Il tutto sulla base della equiparazione dei rifiuti provenienti dalle abitazioni dove soggiornano soggetti positivi o in quarantena obbligatoria ai rifiuti sanitari pericolosi qualificati come tasli dalla normativa di riferimento (DPR n. 254/2003) che indica dettagliatamente le modalità di loro raccolta ed imballaggio.
Accorgimenti questi che le aziende del comparto, nel migliore dei casi, hanno messo in opera in minima parte laddove la maggior parte di esse, al contrario, non si sono minimanente preoccupate di quanto prescritto, disinteressandosi totalmente dei rischi corsi dai propri dipendenti.
E giusto per continuare sarebbe anche interessante- per non dire doveroso – sapere che fine fanno una volta raccolti tali rifiuti ‘speciali’; se cioè una volta raccolti vengano o meno rispettate le altrettante dettagliate disposizioni dettate dall’ISS per il loro smaltimento o per il loro conferimento in discarica.
Tutto ciò, peraltro avviene nel più totale silenzio delle Pubbliche Amministrazioni che, nonostante il conferimento di poteri eccezionali che vanno dalla possibilità di chudere le scuole per arrivare alla chiusura di un intero territorio (c.d. Zone rosse), al riguardo hanno del tutto abdicato ai propri poteri e, aggiungiamo noi, doveri di vigilanza e di controllo affidati loro dalla legge.
Ancor più necessari se si considera che gran parte delle aziende del comparto, per come da sempre denunciato dalla scrivente O.S. , viola sistematicamente i propri normali obblighi in materia di sicurezza sul lavoro e che, quindi, si tratta, di aziende da cui era lecito aspettarsi ben poca attenzione alle particolari disposizioni anti-Covid
Non vi è stato un Sindaco che sia uno che si sia preoccupato di controllare il rispetto da parte delle aziende delle indicazioni fornite dall’ISS con la conseguenza che i lavoratori – specie quelli che quotidianamente hanno a che fare con rifiuti ‘pericolosi’ – vedono aumentare esponenzialmente il rischio di contrarre il virus a causa di gravi quanto reiterati inadempimenti datoriali consumati sotto gli occhi di tutti e nel silenzio delle istituzioni preposte al controllo.
La pandemia, purtroppo, è ben lontana dal mollare la presa e ci attendono ancora mesi difficili nell’attesa di capire se la campagna di vaccinazione appena iniziata porterà i frutti ed i risultati che tutti auspichiamo, ribadendo come forse sarebbe opportuno anticipare rIspetto a quanto previsto dal Piano Nazionale i tempi di vaccinazione degli operatori del settore visto il rischio quotidiano cui gli stessi sono esposti.
Nell’attesa crediamo che gli appelli alla cautela e all’adozione delle misure sanitarie previste, lanciate quotidianamente sugli organi di stampa dalle Autorità sanitarie e governative, debbano riguardare tutti i cittadini, nessuno escluso.
E quindi anche e soprattutto le aziende del comparto r.s.u. che inspiegabilmente finora vi si sono sottratte e continuano impunemente a farlo.
Da qui l’appello alle Autorità di Governo cui la presente è indirizzata affinchè spieghino il loro intervento per richiamare tutti al più scrupoloso rispetto delle norme fin qui troppe volte disattese.
Confidiamo in un autorevole intervento senza tuttavia omettere di riservarci ogni diritto nei confronti delle aziende del comparto per il caso di perdurante loro inadempimento che rappresenta a tutti gli effetti una violazione di precise norme di legge, a cominciare daell’art. 2087 c.c.
Vibo Valentia, 13 gennaio 2021
Il Coordinatore Provinciale Slai Cobas
Nazzareno Piperno