di Gianluca Albanese
SIDERNO – Sarà la “meglio gioventù” europea, quella dei giovani ricercatori partecipanti a un progetto “Erasmus” a regalarci un futuro fatto da un’economia mondiale più sana e senza “bolle finanziarie”.
E’ quanto emerge dalla lettura di “#Erasmus. Passione in frammenti di storia” (2017, Franco Pancallo Editore), il romanzo d’esordio di Marcello Attisano, imprenditore e politico lungimirante, sempre più “avanti” dei suoi conterranei e pronto a intercettare ogni segnale proveniente dal mondo economico, interpretandone correttamente e rapidamente le dinamiche, sia su scala nazionale che mondiale.
E c’è molto del suo pensiero nella godibilissima trama di un romanzo economico a lieto fine, in cui prende corpo l’iniziativa congiunta tra il rettore di una prestigiosa università e un cattedratico di chiara fama, che coinvolgono un gruppo della seconda generazione dei “Ragazzi dell’Europa” cantati trent’anni fa da Gianna Nannini: quelli che conoscono il vecchio continente fin da giovanissimi grazie a internet e ai voli “low cost”, quelli che per mantenersi gli studi post laurea si rimboccano le maniche cercando lavori precari ma che colgono al volo anche le grandi opportunità di un progetto come “Eurolandia”, elaborato insieme ai professori e condiviso proprio dalla task force di questi brillanti ricercatori Erasmus.
Che si propongono un fine ambizioso: arrivare a rendere tracciabili le transazioni finanziarie che superano i dieci milioni di euro, i cui traffici sfuggono all’economica reale e determinano quelle diseguaglianze delle quali larghi strati della popolazione mondiale fanno le spese.
Ragazzi brillanti negli studi, certo; ma anche ragazzi come tutti negli altri nella loro vita privata, fatta di speranze e paure per il futuro di giorno e “amorazzi” disordinati di notte, raccontati con una certa sensualità che emerge dalla penna dell’autore, sempre positivo e sorridente nella vita di tutti i giorni e che, superata la soglia dei sessant’anni – splendidamente portati – mostra di serbare dentro di sé una mai sopita vena adolescenziale.
Giovani che però risultano simpatici anche alle generazioni che li hanno preceduti perché ribelli e sfrontati solo con i potenti, ai quali manifestano chiaramente le ragioni per le quali il loro progetto deve essere sostenuto, senza guardare in faccia nessuno, ma nemmeno senza prendere minimamente in considerazione l’idea di sfogare il proprio malcontento per ciò che non va mischiandosi in un corteo di violenti anarcoidi.
Insomma, i quattro protagonisti del romanzo di Attisano, che riserva gradite sorprese fino alla fine, realizzano quell’idea di “Europa federale dei popoli” (e non delle banche o della finanza) che fu alla base dei padri costituenti dell’attuale UE sin dai tempi del “Manifesto di Ventotene”.
E con dei giovani così, il futuro non potrà che essere migliore.
La lettura del libro risulta essere consigliata ai molti giovani della generazione degli “invisibili” e dei precari a vita, di quelli che vedono la propria futura pensione come un miraggio e nulla più.
Unire le forze, impegnarsi al massimo nello studio e nel lavoro, e condividere competenze ed esperienze può essere ancora un modo per creare una società migliore. Nonostante tutto.