di Gianluca Albanese
LOCRI – Seimila dosi di vaccino anti Covid somministrate in un anno ai pazienti, nessuno dei quali ha dovuto fare ricorso al ricovero in ospedale. Da sempre convinto assertore dell’esigenza di sottoporsi alla vaccinazione come metodo fondamentale di profilassi, il medico locrese Nicola Rulli rilancia proponendo da subito l’inoculazione di una seconda dose “booster” a tutti i soggetti che non hanno contratto la malattia e che hanno fatto la terza dose (prima “booster”) da più di quattro-cinque mesi.
Dottore Rulli, l’impressione è che in giro ci siano tantissime persone che hanno contratto il Covid, anche se è estate. Come mai?
“Dai dati in mio possesso le posso dire che ci sono più persone che hanno contratto il Covid adesso rispetto allo scorso inverno. Ci eravamo convinti che la pandemia potesse avere un andamento stagionale. Evidentemente così non è. Si tratta di virus che imperversa per tutto l’anno”.
Però adesso la malattia fa meno paura. E soprattutto sembra che i sintomi siano più lievi che in passato…
“Merito di quella che è la più grande campagna vaccinale mai realizzata dopo quella contro il vaiolo. Ovviamente, così come accade per il normale vaccino antinfluenzale, la presenza anticorpale tende ad affievolirsi dopo 4-5 mesi. Ecco perché ritengo che sia opportuno fare adesso la seconda dose ‘booster’, ovvero la quarta in assoluto, senza aspettare l’arrivo di nuovi prodotti, perché il vaccino esistente preserva dalle complicanze polmonari”.
L’orientamento del governo, per i soggetti fragili e over 60, è quello di permettere la vaccinazione anti Covid anche dal medico di famiglia, oltre che negli “hub”. È d’accordo?
“Da sempre ritengo che fare il vaccino dal proprio medico di famiglia sia una modalità facile, comoda e affidabile per tutti i pazienti che, senza liste d’attesa e file, possono farsi inoculare la dose da chi li conosce da sempre, come il proprio medico di medicina generale. Tra l’altro, quelli che erano percepiti come rischi in occasione dell’iniezione della prima dose sono stati ampiamente superati dal fatto di aver già ricevuto il vaccino in precedenza. Secondo me il vaccino va fatto soprattutto dal medico di medicina generale anche per il rapporto di fiducia che vige tra medico e paziente”.
Attualmente tutti i medici di base inoculano il vaccino anti Covid?
“No, la somministrazione è su base volontaria. A mio modo di vedere, invece, bisognerebbe coinvolgere i medici di famiglia in maniera più decisa, a patto che si renda più agevole l’approvvigionamento delle dosi e si semplifichino gli adempimenti burocratici, magari ricorrendo a un’interazione più snella coi sistemi informatici che ormai tutti medici hanno nei loro studi”.
Sta somministrando il farmaco antivirale ai soggetti che hanno contratto il virus?
“Sì, lo sto prescrivendo ai soggetti fragili e aventi diritto. A tal proposito è bene rimarcare che questo farmaco è un’arma molto importante per la cura di questa malattia sin dai primi sintomi.
Possiamo quindi affermare che la vaccinazione e la terapia farmacologica ci consentono oggi di affrontare il virus con più serenità. Dalla mia esperienza, inoltre, posso dire che nessuno dei miei pazienti vaccinati ha avuto bisogno di ricovero in ospedale dopo aver contratto il Covid che ora, grazie ai vaccini, dà sintomi molto più blandi. Però l’attenzione deve rimanere altissima per le categorie più a rischio per via di fattori quali età, immunodeficienza o terapie particolari a cui sono sottoposte”.