SIDERNO – Una terapia d’urto per arrivare pronti alla svolta epocale costituita dall’entrata in vigore della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Una cura intensiva che sappia far superare campanilismi e incrostazioni dettate da una mentalità nella quale le diversità, anziché una risorsa, costituiscono degli ostacoli. Il conto alla rovescia è già iniziato, e non c’è più tempo da perdere, oltre a quello che si è perso nei quattro anni precedenti.
E’ quanto abbiamo colto dalla partecipazione al convegno organizzato dal Lions club di Locri (presieduto dalla professoressa Silvana Porcella Fonti) sul tema “Città Metropolitana una e trina, o una? E la Locride e la Tirrenica?” che ha avuto luogo ieri sera al Grand Hotel President.
Grande la partecipazione in sala e interessanti e appassionati gli interventi, moderati dal direttore della rivista “108 YA – Lions” Aristide Bava.
Ha aperto i lavori il senatore Giuseppe Beniamino Fimognari, delegato dal governatore per le pubbliche relazioni, che ha compiuto un lungo excursus sulle varie forme di aggregazione sovracomunale della Locride, in primis la stagione del comprensorio, e ha ricordato i tempi in cui la politica riusciva comunque, anche grazie all’unità d’intenti dei comuni locridei, a intercettare le risorse necessarie per realizzare grandi opere, dalla trasversale Jonio-Tirreno, alla diga sul Lordo (a secco da anni), passando per l’ospedale di Gerace.
E se quella per l’istituzione del Comprensorio (soggetto di gestione di risorse e non mero organo di consultazione e indirizzo politico come l’Associazione dei Comuni della Locride) è una battaglia persa sul nascere (il senatore Fimognari ha ricordato come nel 2010 se ne parlò in AssoComuni con l’allora presidente del comitato Salvatore Galluzzo «Ma già un paio d’anni prima l’allora presidente del Lions Rocco Vasile – ha detto Fimognari – aveva prospettato il comprensorio ai sindaci») lo stesso si è detto certo del fatto che «Se ci fosse stato il comprensorio non avremmo perso il cosiddetto “Pacchetto Locride”»; ora serve trovare delle forme di aggregazione dei comuni locridei che sappiano rappresentarli adeguatamente nei costituendi organi della Città Metropolitana di Reggio Calabria. «Siano essi – ha detto Fimognari – distretti, aree omogenee o qualsivoglia forma di aggregazione, bisogna unirsi per essere rappresentati meglio, visto che siamo fuori dall’hinterland di Reggio Calabria, che va da Bova a Rosarno e il rischio è che ci sia una Città Metropolitana troppo “reggiocentrica”, visto che il primo sindaco della Città Metropolitana coinciderà con il sindaco di Reggio Calabria e non sappiamo se riuscirà a essere sufficientemente equilibrato o se penserà solo ai suoi concittadini-elettori».
Un’ulteriore preoccupazione di Fimognari è costituita dal cosiddetto “voto ponderato” nel costituendo Consiglio Metropolitano, in virtù del quale conta di più chi rappresenta aree di popolazione più numerosa. Quindi, ribadisce la proposta del Lions club, ovvero «Anticipare i tempi – ha affermato Fimognari – e costituirci in aree omogenee, ovvero distretti, ossia comprensorio e su questo servirà che i sindaci lascino da parte divergenze e campanilismi e parlino con una voce sola per il bene della Locride».
Critico e, come sempre, pragmatico, il sindaco di Siderno Pietro Fuda, uno che Reggio e i reggini li conosce bene e che condivide – in sostanza – il rischio di una Città Metropolitana “reggiocentrica”. O meglio, in apertura d’intervento, riconosce che «E’ una grande opportunità che ci viene data e una occasione di confronto per le classi dirigenti di questa terra, ma sicuramente porta in sé un carico di difficoltà, visto che rispetto alle altre Città Metropolitane, qui la città capoluogo è molto decentrata e il territorio di riferimento è assai vasto. Di sicuro non saremo visti di buon occhio dalle altre province calabresi, e avremo problemi a interfacciarci con la Regione Calabria. Il problema principale – ha continuato Fuda – è la mancanza di infrastrutture e di collegamenti, sia all’interno dell’area metropolitana ma soprattutto con le altre Città Metropolitane più vicine, come Napoli e Bari, altrimenti il sistema crolla». Ma non solo. Pietro Fuda ricorda le grandi attribuzioni della Città Metropolitana (pianificazione territoriale e sviluppo economico, viabilità, gestione servizi pubblici, acqua, rifiuti, depurazione e informatizzazione) «Che in alcuni casi, come quello di rifiuti e depurazione, possono collimare con i nuovi ambiti – ha detto Fuda – previsti dai nuovi indirizzi dati dalla Regione Calabria» mentre il sindaco di Siderno ricorda che «Un sindaco non eletto a suffragio universale come quello di Reggio – nel senso che è stato eletto solo dai cittadini del capoluogo – come può imporre la programmazione dello sviluppo economico a tutta l’area?».
Fuda ha chiuso il suo intervento con due perplessità. La prima riguarda la gestione della sanità: «Un unico direttore generale per tutta la provincia “mi puzza”» e l’altra sul ruolo, a suo dire, troppo neutro, giocato dall’Associazione dei Comuni della Locride negli ultimi mesi «Che nulla ha fatto e ha detto – ha incalzato Fuda – quando hanno escluso la Locride dai progetti del Pon sicurezza e quando i suoi sindaci sono stati esclusi dal Tavolo sulla sicurezza della statale 106 istituito dal presidente della Provincia Raffa a pochissimi mesi dalla fine del suo mandato».
Insomma, in tempi di spending review non è facile gestire le poche risorse disponibili in maniera equilibrata e serve un classe dirigente all’altezza del compito.
L’ingegner Raffaele Macry Correale, officer di circoscrizione Lions, ha affrontato il tema della programmazione territoriale, ricordando come i piani strutturali dei singoli comuni debbano rapportarsi e armonizzarsi col piano strutturale della Città Metropolitana, chiedendosi altresì come faccia la Regione «A sospendere – ha detto – i Piani strutturali dei Comuni quando non ha ancora messo mano al piano territoriale di propria competenza» aggiungendo che bisogna fare in modo che i Comuni locridei possano aggregarsi per contare di più nella conferenza metropolitana e ridare rappresentanza ai cittadini che non partecipano più alla vita pubblica come ai tempi in cui i partiti politici erano forti e strutturati.
E se il presidente del Corsecom Mario Diano ha ricordato la fase costitutiva di questo organismo di rappresentanza delle varie realtà associative del territorio, partendo dalle difficoltà ben note e dalla debolezza mostrata da AssoComuni tanto che ora il Corsecom si è strutturato in tavolo permanente con tanto di individuazione di 12 priorità per la nostra zona, la giornalista Teresa Munari ha messo in discussione molti degli interventi precedenti e, con una buona capacità comunicativa e un fare molto schietto si è chiesta, tra l’altro «A 90 giorni dall’entrata in vigore della Città Metropolitana, come possiamo essere convinti di incidere sulla legge che l’ha istituita?», ricordano altresì come «Molte delle questioni sollevate, da quella sul voto ponderato a quella del possibile conflitto d’interessi dei sindaco sono comuni a tutte le Città Metropolitane d’Italia. Ancora ci preoccupiamo del rapporto con la Regione – ha detto la Munari – dimenticandoci che con la Città Metropolitana il nostro interfaccia non sarà più la Regione ma lo Stato, e che col disegno di legge presentato dal gruppo Pd in Parlamento, una volta approvato, si andrà verso le macroregioni, tanto che le altre province calabresi saranno accorpate a quelle della Basilicata».
Dunque secondo Munari «Dobbiamo ragionare da territorio unico con un brand identitario, mettendo insieme tutte le nostre ricchezze: archeologia, agricoltura, porto, terme. Il problema non sono i soldi che non arrivano. Il problema sono gli amministratori.E poi è giusto che il voto sia ponderato e mentre noi stiamo ancora a incartarci su queste questioni, nelle altre province calabresi sono molto preoccupati da quello che accadrà nella Città Metropolitana di Reggio, come lo stesso Carlo Guccione mi ha confessato. Guardiamo, piuttosto, a saper fare nel migliore dei modi quello che sarà il piano strategico della Città Metropolitana, che dovrà coinvolgere tutti i 97 comuni dell’attuale Provincia, col metodo della concertazione».
Nella sua breve replica, Pietro Fuda ha chiarito che «Milano e Torino stanno cercando di ridiscutere la legge istitutiva e io mi vorrei aggregare a questo treno», mentre nel corso del dibattuto, l’ex parlamentare Maria Grazia Laganà ha ricordato che «Reggio Calabria è Città Metropolitana grazie a un mio emendamento alla legge delega per il federalismo. Per me e’ l’ultima opportunità per questo territorio perché arriveranno molti soldi per infrastrutture, turismo e porto». La Laganà ha ricordato altresì il calendario delle principali scadenze riguardanti la Città Metropolitana: «Il 30 novembre – ha detto – è il termine ultimo per eleggere il consiglio metropolitano. Poi verrà costituito lo statuto nel quale si possono ancora aggiungere alcune cose se servono al nostro territorio».
E se il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Nicola Limoncino vede «Un disegno strategico di fondo, ovvero quello di escludere i cittadini dal diritto di voto», tanto da proporre che «I consigli comunali si devono riunire in conclave e chiedere, se serve, la revisione della legge», è toccato al presidente dell’ottava circoscrizione Lions Ferdinando Iacopino chiudere i lavori.
Iacopino ha detto che «Stasera ho visto una passione politica e degli interventi che non sentivo da decenni. Questo della Città Metropolitana è l’ultimo treno che abbiamo. Ci viene dato uno scatolone. Spetta a noi riempirlo di contenuti partendo da un presupposto: agire per l’unità e il dialogo tra i 97 comuni dell’attuale provincia» pur riconoscendo che «Se non ci sono le infrastrutture è inutile che parliamo di città metropolitana che rischia di rimanere sulla carta».
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