di Gianluca Albanese
LOCRI – Una prateria da conquistare. Un territorio vergine che fa gola a nuovi e vecchi pionieri, molti dei quali sono in cerca di una (ri)collocazione. E’ l’immagine del centrodestra calabrese ad oggi, dopo i silenzi e i (troppi) tatticismi che hanno fatto seguito alla sconfitta alle elezioni regionali dello scorso anno.
Chi in maniera più o meno palese, chi alla chetichella, nuovi e vecchi big del centrodestra nostrano si stanno riposizionando e, ognuno a modo suo, lavora per tessere nuove alleanze, cercando di muovere le pedine al posto giusto e al momento giusto.
Già, perché al momento, idee e programmi per progettare l’alternativa al governo regionale, sembrano contare molto meno delle alleanze e dei riposizionamenti.
Lo ha descritto, efficamente come sempre, il collega Bruno Gemelli (a nostro modo di vedere vera e propria prima firma della cronaca politica regionale) nell’edizione odierna de “Il Quotidiano del Sud”.
Ora, al netto dei nuovi epigoni di Salvini, che anche in Calabria si stanno riorganizzando, e sono pronti a marciare su Roma il prossimo 8 novembre per una manifestazione nazionale voluta dal leader della Lega, e dei pochi seguaci di Fitto, tra i quali non c’è nemmeno più Pino Galati, sono due i principali raggruppamenti della galassia moderata calabrese, composti da figure che tornano a vedersi e a ragionare insieme, al fine di preparare meglio le prossime mosse nel Risiko della coalizione che verrà.
L’ALA DESTRA DEGLI IRRIDUCIBILI
Sono quelli che hanno sostenuto lealmente il candidato governatore Wanda Ferro alle scorse elezioni, quando molti altri o si disimpegnavano o si ricollocavano in schieramenti diversi. Fedeli alla linea e leali anche all’ex governatore Scopelliti anche dopo la sua rapida parabola discendente.
Costituiscono l’asse con al centro Wanda Ferro, appunto, che mentre attende l’esito della sentenza della Corte Costituzionale che potrebbe garantirle uno scranno a palazzo Campanella, tesse i propri rapporti sul territorio.
Con lei ci sarebbero, al momento, i consiglieri regionali Tallini e Orsomarso mentre nella Locride esiste da tempo una linea di dialogo privilegiata col gruppo che si è riunito un paio di settimane fa a Locri, composto tra gli altri, dagli intervenuti alla convention locrese, che entro il mese di novembre verrà replicata a Siderno.
Per ricordare alcuni nomi, ci affidiamo all’elenco di quelli che, in quella sede sono intervenuti, come riporta la nota stampa diffusa dagli organizzatori: «ha introdotto Alfonso Passafaro, sono intervenuti, nell’ordine, Giuseppe Caruso, Gianfranco Sorbara, Roberto Marando, Domenico Romeo, Alessandra Polimeno, Wanda Ferro e Franco Crinò».
Amano definirsi come quelli che ripartono dalla base, dal territorio, invertendo la piramide di un partito che per sua natura è sempre stato fin troppo verticistico.
I REGGINI
Come c’informa l’ottimo collega Gemelli, sono il gruppo di sempre, ovvero i forzisti della prima ora, riconducibili all’asse Nino Foti-Peppe Raffa. Hanno patito per anni il dominio scopellitiano e si sono riorganizzati pian pianino, passo dopo passo, riuscendo a riconquistare la Provincia con l’elezione di Peppe Raffa nel 2011, seppur dopo un momentaneo armistizio con gli scopellitiani che piazzarono comunque le loro bandierine. E i loro assessori in giunta.
Mercoledì Foti ha riunito vecchi e nuovi simpatizzanti a Roma, nella cerimonia di inaugurazione del laboratorio politico “LabSud”, la cui denominazione ricorda quella dei “LabDem” di Gianni Pittella.
In realtà, al di là della denominazione, mediaticamente “up to date” e della sinergia tra l’Eurispes e la fondazione internazionale “Magra Grecia” che sta alla base dell’iniziativa, la convention romana sarebbe stata l’occasione per quella che Gemelli, nell’articolo odierno del Quotidiano del Sud definisce «Una riaggregazione politico-organizzativa del deputato reggino» Foti, che avrebbe già piazzato le sue antenne nel territorio provinciale, tentando di coinvolgere nel progetto (stando a quanto riporta l’articolo del Quotidiano) tre sindaci in rappresentanza di altrettanti “mandamenti” : Antonio Messina di Villa San Giovanni, Giuseppe Pedà di Gioia Tauro e Giovanni Calabrese di Locri.
Per quest’ultimo, qualora il progetto andasse in porto, si tratterebbe di un ritorno all’ovile del centrodestra, dopo la rottura concretizzatasi alle elezioni europee della primavera 2014 (quando non votò per l’allora candidato Peppe Scopelliti, sebbene questi, tre anni prima, lo gratificò indicandolo come assessore provinciale esterno “a tempo determinato” nella giunta Raffa e in quota “Scopelliti Presidente”) e proseguita con le elezioni dello scorso novembre, quando, verosimilmente, sostenne il proprio vice Raffaele Sainato, candidato con una lista a sostegno del governatore Mario Oliverio.
Vicini all’asse Foti/Raffa ci sarebbero il senatore reggino Antonio Caridi e il consigliere regionale Cannizzaro, a completare un polo “reggiocentrico” dei moderati, molti dei quali si stanno ricollocando dopo essere stati fedeli a Scopelliti negli anni del boom del cosiddetto “modello Reggio”.
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