di Gianluca Albanese
(Fotogallery e Video ESCLUSIVO di Enzo Lacopo)
SIDERNO – «Formiamo una delegazione composta da tutti i capigruppo in consiglio comunale per farci ricevere dal presidente della giunta regionale Oliverio e prospettargli l’assoluta esigenza di procedere prima possibile alla bonifica dell’area dell’ex industria chimica BP perché solo la Regione può reperire le risorse necessarie attingendo ai Fondi per il Sud, altrimenti, se non dovessero arrivare da quest’incontro dei segnali positivi, vorrà dire che quando il Comune di Siderno sarà uscito dal dissesto invece di fare un’opera pubblica, la prima cosa che faremo sarà chiudere questa pratica e procederemo noi, come ente comunale, alla bonifica».
Con questa sintesi, pragmatica come sempre, da parte del sindaco Pietro Fuda, si è conclusa la lunga discussione del consiglio comunale aperto relativa alla bonifica dell’area di quell’industria chimica che, sebbene sia inattiva da più di tre lustri, contiene ancora circa novecento tonnellate di sostanze potenzialmente tossiche, dannose e cancerogene.
Il sindaco ha chiesto al gruppo consiliare del Partito Democratico, articolazione locale del partito di maggioranza nel governo regionale e nazionale, di farsi carico dell’approccio presso la Giunta Oliverio, al fine di fissare l’incontro.
Il capogruppo del Pd in consiglio comunale, nonché segretario del circolo sidernese del Pd Mariateresa Fragomeni ha accettato la proposta, aggiungendo che «Quando ci coinvolgete in questo genere di iniziative noi abbiamo sempre dimostrato che siamo presenti e attivi».
Alla luce di questo, dunque, l’esito della lunga discussione della seduta consiliare aperta di stasera, riguardante, appunto, la situazione dell’ex fabbrica BP, può dirsi positivo, visto che in nome dell’interesse generale della salute pubblica e della tutela dell’ambiente a Siderno, si sono smussati gli angoli e si è ripreso il filo di un discorso che la presa di distanza del Pd dall’amministrazione Fuda, esplicitata lo scorso mese di giugno nel civico consesso, aveva, di fatto, interrotto.
Successivamente, l’assemblea cittadina ha trattato l’altro “fronte caldo” delle tematiche ambientali cittadine, ovvero la situazione dell’altra industria chimica “Sika”, che invece è in piena attività, almeno per quanto riguarda una linea di produzione, mentre l’altra, più strettamente attinente alle sostanze chimiche, è ferma in attesa del rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.
Insomma, se Oliverio dovesse accettare l’invito a ricevere la delegazione dei rappresentanti istituzionali sidernesi, la palla passerebbe nelle mani del Governatore e della Giunta Regionale, perché, come ha spiegato in apertura dei lavori il vicesindaco con delega alle Politiche Ambientali Anna Romeo «Solo la Regione può intervenire per bonificare l’area, e il sindaco Fuda già lo scorso 13 settembre aveva chiesto, formalmente, tutto ciò. Del resto – ha proseguito la Romeo – Il Comune non ha né i soldi e né le competenze per procedere alla bonifica dell’area».
A inizio seduta, il presidente del consiglio comunale Paolo Fragomeni aveva tessuto le lodi della genesi della convocazione del Consiglio aperto «Su richiesta dei comitati di cittadini che ha subito incontrato – ha detto Paolo Fragomeni – il favore dell’amministrazione comunale, perfettamente conscia dell’esigenza di accorciare le distanze tra amministratori e cittadini e di alzare il livello di democrazia partecipata a Siderno».
Fragomeni ha altresì invitato l’Aula a evitare polemiche strumentali e a sfruttare l’occasione per una presa di posizione unitaria nell’interesse della comunità.
Lo stesso ha fatto Anna Romeo, che prima di tutto ha inteso ripercorrere l’excursus di vita dell’industria attiva dal 25 ottobre del 1979 al 5 novembre del 1994 (data dello scoppio di un reattore esterno che provocò la fuoriuscita di fumi potenzialmente tossici) è sotto sequestro dal 2003 «Mentre dal 2005 – ha detto la Romeo – è tutto fermo e non c’è nessuna novità su tempi e modi della bonifica dell’area».
Dopodiché è iniziato il vero e proprio dibattito aperto agli interventi dei cittadini, nel quale, spesso, la componente emotiva ha avuto il sopravvento sulle proposte concrete e sostenibili.
Pino Ieraci, autodefinitosi “Ambientalista anarchico”, abita a pochi metri dalla BP. Il suo intervento è stato stesso rotto dall’emozione, tipica di chi ha subìto sulla propria pelle e su quella dei propri cari, la presenza di insediamenti produttivi chimici nella zona industriale di contrada Pantanizzi.
Ieraci ha chiesto espressamente che il Comune di Siderno si costituisca parte civile in un eventuale processo per danni all’ambiente da parte degli ex proprietari della BP, invocando altresì che le autorità preposte vietino l’Aia anche alla Sika.
«La comunità sidernese – ha detto Ieraci – ha perso il suo onore per troppi decenni di immobilismo, e ora lo può recuperare solo se il Comune si dichiara espressamente “Comune libero dalla chimica” per assicurare un futuro senza rischi alle generazioni che verranno».
Temi, questi, rilanciati dall’altro leader storico del Comitato Ecologico Pantanizzi Damocle Argirò, che ha rivendicato il merito del comitato di aver chiesto la convocazione del consiglio comunale aperto, aggiungendo che «Serve più verde pubblico in città, specie per anziani e bambini» e che «Si deve smettere con questa urbanizzazione basata su costruzioni selvagge e troppe deroghe al piano regolatore».
Non è mancata la difesa d’ufficio dell’attività svolta dalla BP, da parte del suo ex amministratore Pino Scarfò, che ha ricordato in premessa come «Siderno era il paese delle sette ciminiere, e contava tante fornaci storiche come la Russo e la D’Agostino. C’era lavoro per tutti – ha detto – perché prima di tutto serve lavorare, e ci furono morti per silicosi nelle fornaci, così come ci furono nelle miniere di Marcinelle».
Quindi, Scarfò ha contestato parte della ricostruzione storica fatta da Anna Romeo quando ha detto che «Non è vero che non era ancora chiaro l’ammontare delle sostanze chimiche stoccate nell’area dell’ex BP: furono fatti cento inventari, anche su impulso della magistratura, e comunque nel 1998 la Regione Calabria – ha detto Scarfò – ci autorizzò, nonostante il sequestro preventivo, a procedere allo smaltimento di sostanze chimiche conto terzi».
Una considerazione, quest’ultima, ripresa in maniera assai critica dall’attivista del comitato di difesa della salute pubblica Franco Martino.
«Siderno – ha detto Martino – era diventata l’immondezzaio di tutta Italia, e ora ci sono troppe sostanze chimiche potenzialmente dannose e cancerogene nell’area ex BP».
L’altro leader ambientalista, ed ex assessore comunale al ramo Sasà Albanese, ha invitato innanzitutto a distinguere tra la storia e le esigenze attuali «Che sono quelle – ha detto – di procedere alla bonifica dell’area a carico della Regione Calabria, attualizzando prima di tutto la gara predisposta per bonificare l’area negli anni ’90 dopo il provvedimento di somma urgenza preso dalla Regione su impulso dei Verdi da me rappresentati nella giunta comunale dell’epoca. Interessammo subito la Regione nella cui giunta c’erano anche i Verdi, ottenendo subito i primi provvedimenti tampone. Ora – ha aggiunto Albanese – tocca al Pd intercedere presso la giunta regionale perché l’amministrazione comunale ha già fatto la sua parte con la richiesta di bonifica indirizzata dal sindaco meno di un mese fa».
Il militante del Pd Angelo Errigo ha invitato i cittadini a una maggiore presa di coscienza dei rischi per l’ambiente e a una maggiore partecipazione collettiva, un tema, questo, ripreso anche da alcuni consiglieri comunali, tra cui il capogruppo del Centro Democratico Peppe Figliomeni, che ha citato come esempio da seguire quello dell’Osservatorio Cittadino sui rifiuti, mentre il suo omologo del Pci Totò Sgambelluri ha ribadito la contrarierà del suo partito a qualsiasi produzione chimica in città. «Non vogliamo il lavoro a tutti i costi e con tutti i rischi annessi, ma un’occupazione che venga – ha detto – dalle nostre risorse naturali e paesaggistiche».
Il consigliere del centrodestra Pietro Sgarlato non ha nascosto un pizzico di delusione per l’assenza dal civico consesso aperto di rappresentanti dell’assessorato regionale all’Ambiente, proponendo al sindaco di nominare Sasà Albanese come consulente per le tematiche ambientali. Giorgio Ruso del Pd ha invitato i cittadini a una maggiore mobilitazione sull’esempio dei Cinque Martiri di Gerace, mentre Rita Commisso di Fattore Comune ha auspicato una mobilitazione popolare per ottenere la bonifica dei siti a rischio, sulla scorta di quanto fatto dal Governo nazionale sulla Terra dei Fuochi in Campania.
Mariateresa Fragomeni del Pd ha invitato il sindaco a promuovere, mediante il collegio di avvocati del Comune, un giudizio di ottemperanza per la bonifica del sito al Commissario regionale per l’emergenza ambientale «Perché con le parole e con i documenti – ha detto – si fa ben poco». Una tesi, questa, solo parzialmente accolta dal consigliere di Fattore Comune, e avvocato di professione, Peppe Oppedisano, che invece ha invitato a concentrarsi sull’obiettivo primario della bonifica del sito dell’ex BP.
La discussione, come detto, si è conclusa con la sintesi del sindaco Pietro Fuda, che non ha escluso a priori la possibilità di promuovere un giudizio di ottemperanza «Sebbene – ha detto – non so se sia più possibile», insistendo sulla necessità di incontrare il presidente Oliverio per avere un’interlocuzione diretta con lui, finalizzata a ottenere la bonifica del sito.
Paolo Fragomeni, infine, ha ribadito l’esigenza di preparare un documento unitario che dia più forza alla delegazione che dovrà incontrare Oliverio.
Dopo la conclusione della prima parte, l’aula sta discutendo, mentre scriviamo della situazione della Sika, che esporremo grazie all’ausilio del video del nostro Enzo Lacopo, unitamente a una ricca fotogallery della serata.
(Il VIDEO ESCLUSIVO di 2 ore ca. è visibile, a breve, nella sezione VIDEO di questa testata)