R & P
Poco meno di un anno fa, quale segretario del partito democratico, scrivevo sulle elevate tariffe del servizio idrico approvate dall’Amministrazione comunale di Benestare.
Le costosissime tariffe, imposte in un primo momento nel 2015, venivano successivamente abbassate di circa il 20% attraverso una delibera di giunta, motivata dall’impegno di una maggiore azione di controllo delle perdite e del fenomeno dell’abusivismo, nonché dalla limitazione dell’attivazione dei troppi pieni dei serbatoi comunali.
Invece, le letture fornite dall’ente fornitore del servizio idrico (Sorical), confermano che non si è riusciti affatto a limitare i prelievi, anzi addirittura si registra un ulteriore aumento, tale da raggiungere la media procapite giornaliera di oltre 700 litri, il che comporterà bollette di oltre 1000 euro a famiglia. Non ci si deve stupire poi se sono bassissime le percentuali di incasso dei tributi conseguite dagli Enti ed i conseguenti buchi nei bilanci economici.
Non si spiega la sordità e l’immobilismo dei nostri amministratori verso un necessario intervento di efficientamento della rete idrica, ormai ridotta ad un colabrodo, con enormi ed evidenti perdite che perdurano, a volte, per lunghi periodi e chenon di rado sfociano negli scantinati delle abitazioni. Ma ancor più grave è quando queste perdite non emergono e a lungo andare, causano inevitabilmente gravi fenomeni di dissesto, come avvenuto recentemente sul lungo Arno a Firenze.
Servono certamente dei finanziamenti ingenti ma non proibitivi per intervenire in modo massiccio sulla rete idrica di un piccolo comune come Benestare. In ogni caso, con il risparmio conseguito in pochi anni, si riuscirebbe ad ammortizzare l’investimento effettuato. Tra l’altro, è risaputo che gli investimenti nelle infrastrutture ed in particolare quelle del settore idrico sono una delle forme più efficaci per la creazione di posti di lavoro, perché meno dipendenti da importazioni di materiali e con un’alta incidenza di manodopera.
Inoltre riducendo le perdite e di conseguenza la quantità di acqua estratta e sollevata, si eviterebbe un inutile consumo di energia elettrica e quindi di emissioni di CO2 in atmosfera.
E’ inutile fare mega conferenze sul clima per la riduzione dell’inquinamento atmosferico, sostenere la necessità del petrolio prodotto dalle trivelle a poche miglia dalla costa, per poi sprecare tanta energia e per giunta farla gravare sui cittadini.
A chi giova tutto ciò? Esiste una norma che consenta all’utente di non doversi accollare questa abnorme differenza tra l’acqua immessa in rete e quella effettivamente prelevata? Non sarebbe più corretto scindere e dividere uniformemente tra tutti i cittadini i costi di gestione della rete ed applicare una tariffazione costante, invece che progressiva, sui consumi evitando così di premiare forme di abusivismo e di tartassare nel contempo i cittadini onesti? Inoltre, è corretto fare le letture dopo 4 anni e peggio ancora dover pagare la quota di depurazione per quegli anni in cui non è stata garantita?
Gianni Rocca
Comitato Sinistra Italiana, Benestare
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