di Gianluca Albanese
SIDERNO – Non è ancora certa la data delle elezioni amministrative ma appare molto probabile che sarà entro la fine dell’estate. Pertanto, a Siderno, gli attori politici cittadini stanno intensificando gli incontri e le trattative per poter arrivare preparati all’appuntamento con le urne, dopo i due anni pieni di commissariamento dell’Ente a seguito dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose.
Ma a che punto sono le trattative e i posizionamenti? Ci eravamo lasciati con un quadro molto frastagliato e con la presenza di 3-4 possibili schieramenti in lizza. Quanto accaduto negli ultimi giorni, invece, potrebbe condurre verso una semplificazione del quadro politico in quello che è il comune più popoloso della Locride, l’unico al di sopra della fatidica soglia dei 15.000 abitanti, e quindi con un sistema elettorale diverso rispetto ai piccoli centri.
IL PERCORSO INTERROTTO
La costante degli ultimi mesi, della quale avevamo fatto ampio cenno, era la trattativa riguardante l’ipotesi di una grossa coalizione composta da Partito Democratico, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Comunisti Sidernesi ed esponenti del mondo Socialista, tale da rappresentare un elemento di novità e concordia per la gestione dell’amministrazione civica, sulla scorta di alcune convergenze emerse nella comune esperienza di opposizione all’amministrazione comunale guidata dal 2015 al 2018 da Pietro Fuda.
Ebbene, al termine di una riunione che ha avuto luogo ieri l’altro, tenutasi in uno studio professionale nei pressi di via dei Colli, è stata messa una vera e propria pietra tombale all’idea.
Le ragioni? Dipende dai punti di vista.
Il circolo cittadino del Pd, infatti, sostiene che i vertici nazionali del partito non avrebbero gradito l’ipotesi di quello che veniva percepito come un “inciucio” con forze del centrodestra e che in un comune con popolazione superiore ai 15.000 abitanti sarebbe commendevole presentare il simbolo del partito, cosa che nell’ipotesi dell’aggregazione civica e trasversale sarebbe stata impossibile.
In ambienti forzisti, invece, la convinzione è diversa. Si dice, infatti, che sarebbe stata proprio l’ex assessore regionale al Bilancio Mariateresa Fragomeni a porre come condicio sine qua non la propria candidatura a sindaco al fine di poter prendere parte all’aggregazione, mentre il resto delle forze impegnate nella trattativa puntava a una figura super partes, tale da rappresentare l’aggregazione in maniera unitaria (con una sola lista di sedici candidati consiglieri, dunque) e senza simboli di partito.
Ora, indipendentemente da come siano realmente andate le cose, la riunione a cui facevamo cenno, ha sancito l’impossibilità della prosecuzione di questo percorso, tanto che ora il Pd starebbe pensando, dopo aver cooptato nel direttivo tre figure di peso dell’area socialista come gli ex consiglieri comunali Pietro Tropiano, Giorgio Ruso e Salvatore Pellegrino, a una propria lista autonoma per le Comunali, il cui candidato sindaco sarebbe – per acclamazione, stante l’esito della recente assemblea – proprio la Fragomeni.
La stessa, però, non avrebbe chiuso definitivamente le porte alle altre forze del centrosinistra cittadino, nell’ipotesi (a oggi poco praticabile, visti i recenti trascorsi) della ripresa di un dialogo finalizzato a una riunificazione con le altre forze che fanno riferimento all’amministrazione comunale in carica dal 2015 al 2018, quella che fa capo all’ex sindaco Pietro Fuda.
IL GRUPPO FEDELE A PIETRO FUDA
Già, l’ex maggioranza consiliare… pur riconoscendo la naturale leadership del Senatore Fuda (anche al fine di proseguire il percorso amministrativo interrotto nel mese di agosto 2018) si starebbe valutando una proposta alternativa per il candidato sindaco. Ma mentre Sasà Albanese propone il nome di Paolo Fragomeni, il resto del gruppo, che avrebbe valutato anche la possibilità di candidare a sindaco l’ex assessore regionale Federica Roccisano, punterebbe con maggiore decisione su una figura di maggiore esperienza e più spiccato radicamento territoriale come l’ex sindaco Mimmo Panetta.
A meno che – lo ribadiamo – non si riapra il dialogo col Pd.
IL CENTRODESTRA: UNO O TRINO?
Uno delle possibili cause scatenanti della eventuale ripresa di dialogo tra Pd ed ex amministrazione Fuda potrebbe essere la riunificazione delle tre anime del centrodestra sidernese, che dopo dieci anni di lacerazioni e personalismi, starebbe ragionando su una riconsiderazione del proprio ruolo alle elezioni comunali, che dovrebbe passare – va da sé – per un necessario azzeramento di tutti i desiderata personali fin qui emersi e puntare diritto alla riunificazione della coalizione.
Attualmente, infatti, ci sono almeno tre anime nel centrodestra sidernese:
Quello dei partiti ufficiali (Forza Italia, Fratelli d’Italia) che sono freschi reduci dalla fine della trattativa – rivelatasi infruttuosa – con Pd, Socialisti e Comunisti;
Siderno nel cuore, che fa capo all’ex vicesindaco Domenico Barranca, che si è mosso in largo anticipo proponendo la propria candidatura a sindaco, costruendo, nel contempo, alcune liste di potenziali candidati consiglieri;
Il gruppo di associazioni e personalità politiche che fa riferimento all’ex consigliere provinciale Francesco Rispoli, che si sta proponendo in maniera autonoma, anche in conseguenza di quelli che sono stati valutati come possibili opportunismi e fughe in avanti della propria area politica.
Ebbene, fonti vicine al centrodestra ufficiale, riferiscono che domenica pomeriggio avrà luogo una riunione finalizzata a tentare la via della riunificazione che, ove si realizzasse, porterebbe il centrodestra sidernese a essere nuovamente competitivo (se non proprio favorito) come lo fu nel decennio precedente.
Ma basterà un incontro convocato quasi in extremis per cancellare, con un colpo di spugna, personalismi e divisioni di due lustri?
Lo scopriremo presto, anche perché tra meno di due mesi, stante le previsioni attuali, le liste elettorali dovranno essere presentate.