di Redazione
La Corte d’appello di Reggio Calabria, confermando sostanzialmente la sentenza di primo grado del processo scaturito dall’operazione “Saggezza”, ha condannato l’imprenditore edile Nicola Romano a 17 anni e 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa. Romano è ritenuto dagli inquirenti il capo del “locale” di ‘ndrangheta di Antonimina. Con Romano sono stati condannati Giuseppe Raso per il quale è stata decisa una pena di 14 anni; Massimo Siciliano, genero di Romano, a 10 anni e otto mesi.
Confermate le condanne a 15 anni di reclusione per Rosario Barbaro, boss di Platì, e Nicola Nesci, di Ciminà. Inoltre, 14 anni sono stati inflitti all’imprenditore edile Bruno Varacalli e 10 anni a Rocco Polifroni, Antonio Spagnolo e all’ex vicesindaco di Ardore Bruno Bova. Non luogo a procedere per reato estinto (è intervenuta la prescrizione) per Amalia Romano, Maria Romano e Marco Salvini.
Assolti, invece, perché il fatto non sussiste, Pierino e Vincenzo Fazzari, condannati in primo grado a 4 anni e 6 mesi e Salvatore Fragomeni, assolto per non aver commesso il fatto, condannato in primo grado a 10 anni e 6 mesi.
L’indagine, coordinata dal pm antimafia Antonio De Bernardo, aveva portato alla scoperta di una struttura definita con il nome di “Corona” operante nel settore dei lavori pubblici, che aveva monopolizzato gli appalti dei comuni dell’alto Ionio reggino.
N.B.: annulla e sostituisce la precedente pubblicazione, per la quale, per mero errore di trascrizione, non si dava conto del non luogo a procedere per reato estinto per intervenuta prescrizione riguardo alla posizione dei signori Romano Maria, Romano Amalia e Salvini Marco.
Ce ne scusiamo coi lettori e con gli interessati.