di Patrizia Massara Di Nallo (foto fonte web)
ROMA – Teologi, vaticanisti, scrittori, giornalisti dei più vari settori, politici e tutto il circo dei mass-media non hanno perso l’occasione per fare sentire la loro, prima osannando l’operato di Papa Francesco e, man mano, instillando nei talk i primi dubbi sulla bontà del suo operato e sulle conseguenze del suo pontificato.
Come è ormai prassi ogni qualvolta ci lascia una figura che ha segnato la nostra epoca, spuntano alla spicciolata, e poi man mano si moltiplicano, gli ammiratori e i denigratori. Solamente che stavolta non si è trattato di un politico qualsiasi, ma della massima carica spirituale della Chiesa Cattolica e, per chi è credente, del Vicario di Gesù Cristo in terra, del successore dell’Apostolo Pietro. Nel caso di papa Bergoglio, quindi, i commentatori si sono sforzati di concentrare in poche parole o righe un decennio e mezzo di indefesso lavoro improntato al suo carisma spirituale e alla sua missione vocazionale, oltretutto ispirati dallo Spirito Santo. E così è iniziato il dibattito sulla rivoluzione della Chiesa operata da Francesco, sulla guida e l’apertura al dialogo, sulla sua pastorale, sulla sua catechesi, sulle sue encicliche e, come se non bastasse, sul suo modo di vivere e di essere testimone del Vangelo con semplicità, dalla scelta del luogo in cui vivere agli abiti neri indossati sotto i paramenti fino alle vecchie scarpe ed alla vecchia montatura di occhiali. Tutto quanto sotto l’ipocrita e superficiale lente di una parte di mondo.
In questi giorni di pseudo-tregua mediatica per le riunioni delle Congregazioni dei cardinali, propedeutiche all’apertura del Conclave, si sono sentiti tutti orfani di notizie e del relativo “chiacchiericcio”, estimatori e detrattori, compresi coloro che sono rimasti nel limbo dell’incertezza sul prendere una netta posizione pro o contro le sue parole. La schiettezza non è la lingua diplomatica, la verità fa male a molti, le espressioni esplicite sono spesso urtanti ed urticanti, per cui l’incisività del Papa “scelto dalla fine del mondo” non ha mancato di suscitare spesso malumore o approvazione, ma, nessuno lo può negare, è stata sempre chiara e inequivocabile, salvo poi talvolta essere smussata, nella sua genuina dirompenza, dal portavoce vaticano. Non si sono tralasciati neanche i suoi simpatici e azzeccati neologismi che poco hanno avuto a che fare con il politicamente corretto che va tanto di moda e che accontenta tutti.
Il Vangelo, d’altra parte, è stato sempre scomodo e controcorrente nell’interpretazione laica del vissuto. E Papa Francesco l’ha calato nella realtà dei nostri giorni volendo fortemente una “Chiesa in uscita” che ci ha scosso nelle nostre sicurezze invitandoci a vivere concretamente la nostra compassione nella carne del prossimo. Indelebile è il ricordo dell’atteggiamento umile e spontaneo, dei consigli semplici ed efficaci come un buon pater familias e di quell’invito, reiterato all’infinito, di pregare per Lui, probabilmente non per la sua salute, ma per il suo impegnativo discernimento e la capacità di incarnare il pastore con l’odore delle pecore addosso.
Troppe sono state le polemiche, non solo postume, che hanno accompagnato tutti gli anni dal suo insediamento sul soglio di Pietro, tanto che in Piazza S. Pietro alle sue esequie, non si è visto nessuno striscione che abbia inneggiato “Santo Subito”. Forse perché Papa Francesco è sempre rimasto anche un vescovo di Roma o addirittura un semplice parroco che ha conosciuto e combattuto la povertà delle favelas argentine, forse troppo umano e vicino e a noi per immaginarlo un Santo dei nostri giorni. Non gli sono state risparmiate neanche critiche sull’aver decentrato la Chiesa con la nomina di cardinali in ogni punto della Terra o, viceversa. sull’averla accentrata diminuendo la collaborazione collegiale in Vaticano. Sembra che in molti, eccetto le persone accorse in Piazza, si siano dimenticati la lezione di vita evangelica che il Santo Padre ci ha lasciato con i suoi scritti, i suoi moniti, non nascondendo le sue fragilità e confermandoci nelle certezze, il suo continuo insegnamento di vita vissuta e gli aneddoti che lo hanno segnato, le frequenti visite alle carceri e la sovente condivisione del pranzo con i più poveri, la prossimità vissuta fino all’ultimo dei suoi giorni terreni e il suo sorriso colloquiale che sembrava interrogarci ed attendere risposta da ognuno di noi. Ha alimentato un sincero confronto all’interno della Chiesa universale evidenziando la dicotomia tra la misericordia e la dottrina cattolica nel tentativo di tenere insieme la Via da seguire e l’Abbraccio a coloro che da essa si allontanano. E quindi nel sottolineare l’apertura a tutti della Chiesa, quale Madre capace di accogliere, comprendere e non condannare, ha incontrato i maggiori ostacoli risultando per questo motivo divisivo o addirittura rivoluzionario. Ma se la rivoluzione è quella dell’amore e della pace, se l’accoglienza è quella dello straniero che affronta i perigli del mare, se la comprensione diventa servizio ai più emarginati, allora è solo la Carità a trionfare su tutto senza scardinare, obtorto collo, le regole della morale. E nella parabola della vigna del Vangelo di Matteo, è Nostro Signore Gesù Cristo a dire: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi.
Secondo il sito dell’Opus Dei, Papa Francesco ha commentato questo brano evangelico con le seguenti parole: “Con questa parabola, Gesù vuole aprire i nostri cuori alla logica dell’amore del Padre, che è gratuito e generoso. Si tratta di lasciarsi stupire e affascinare dai «pensieri» e dalle «vie» di Dio che, come ricorda il profeta Isaia, non sono i nostri pensieri e non sono le nostre vie. I pensieri umani sono spesso segnati da egoismi e tornaconti personali, e i nostri angusti e tortuosi sentieri non sono paragonabili alle ampie e rette strade del Signore. Egli usa misericordia, perdona largamente, è pieno di generosità e di bontà che riversa su ciascuno di noi, apre a tutti i territori sconfinati del suo amore e della sua grazia, che soli possono dare al cuore umano la pienezza della gioia”.