di Gianluca Albanese
SIDERNO – “Dal prossimo 4 giugno, le prestazioni diagnostiche delle strutture sanitarie private convenzionate saranno totalmente a carico degli assistiti. Purtroppo la decisione del commissario regionale alla Sanità Massimo Scura appare ineluttabile e questo causerà grossi disagi sia agli ammalati, che dovranno pagare di tasca propria esami che costano circa un migliaio di euro (a esempio le TAC “Total body” che servono per diagnosticare eventuali malattie tumorali) sia alle strutture sanitarie, che con il prevedibile calo del proprio budget saranno costrette a ridurre il personale”.
L’allarme viene lanciato da Pietro Crinò, medico, ex consigliere regionale e socio fondatore dello studio radiologico “Fiscer” di Siderno. Un pericolo, quello della mancata partecipazione della Regione Calabria alla copertura dei costi per le prestazioni sanitarie, lanciato più volte negli ultimi mesi, ma che purtroppo ora appare imminente.
“In un periodo come quello attuale – ha continuato Crinò – in cui l’emigrazione sanitaria è aumentata, la gente che avrà la possibilità di curarsi fuori regione sicuramente lo farà, anche soltanto per un esame; il problema riguarda principalmente gli ammalati che non hanno la possibilità economica di farlo, e che non trovano le risposte che cercano nella rete ospedaliera esistente. Il tutto in un quadro in cui la spesa pubblica per ogni paziente, in Calabria era già circa la metà di quella di altre regioni, visto che vigono gli obblighi che scaturiscono dal piano di rientro dal debito sanitario”.
Insomma, un quadro a tinte fosche per la sanità calabrese, con Pietro Crinò che invoca un risoluto intervento da parte del presidente della giunta regionale Mario Oliverio, che lamenterebbe un problema di sostanziale incomunicabilità col commissario Scura, sempre più “dominus” di una sanità calabrese in condizioni difficili.
Proprio Scura, come si legge nell’edizione odierna di “Gazzetta del Sud” ieri ha solidarizzato con Giacomino Brancati, direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria, al quale, pochissimi giorni fa, lo stesso Oliverio chiese di dimettersi.
E mentre la politica locale si divide tra chi condivide l’iniziativa di Oliverio e chi rivendica una primogenitura della richiesta di dimissioni di Brancati, le strutture sanitarie private convenzionate non ricevono più i mezzi per poter garantire le prestazioni a chi ne ha diritto, per patologia o per reddito.