di Simona Masciaga
Riportando le parole di Manzoni, ricordiamo l episodio del 1630, quando una “donnicciola” vedendo un uomo camminare rasente ad un muro, nel toccarlo, lo accusò di essere un untore. C ‘era la peste e, allora, il popolo dava la caccia ai responsabili del contagio, spesso sommariamente e senza prove giudicati, processati e soppressi pubblicamente o sottoposti al supplizio della ruota. Li, a quel tempo, vennero ingiustamente giustiziati due innocenti: Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora e sulle macerie della casa – bottega del Piazza, distrutta per volontà popolare fu posta, come monito la dicitura” Colonna infame”; lapide oggi conservata ed esposta al Castello Sforzesco a ricordare, come scrisse il Manzoni che “Quando si è per la strada della passione, è naturale che i più ciechi guidino”.Ricordiamo bene che, l autore lombardo, tra le pagine di ” Storia della colonna infame” e i “Promessi Sposi”, oltre a raccontare soprusi, ingiustizie, rivolte per il pane e ricerca di un capro espiatorio, lo stesso ha espresso più moniti severi contro i moti popolari e la psicosi di massa: Manzoni ha una visione della storia popolare e non populista, tiene in considerazione le persone e il loro destino senza buttarle nel mucchio; anzi teme che il singolo diventi parte di quel mucchio.Ciò è paragonabile a tutto ciò che l Italia sta vivendo oggi con il coronavirus. Abbiamo al governo una specie di Don Ferrante, uomo colto, che nega la peste e alla fine ne muore ma noi non lo auguriamo, una sorta di cardinale Borromeo che vietò l esposizione delle reliquie di San Carlo per evitare l’ affollamento e chi, come la figura del popolo, urla, sbraita, ha reazioni incontrollate prendendo d assalto supermercati e beni di prima necessità o addirittura allontanarsi a gambe levate dalle zone ” rosse “Crediamo che, in questo contesto, pur non accontentandosi di risposte semplici e immediate, ognuno di noi sia chiamato alla responsabilità individuale e civile e ci si arriva a capirlo solo se già si è allenati mentalmente a interpretare, vivere nel modo migliore, con razionalità, questa attuale realtà.