di Antonio Baldari
STILO – “Servizio fognature e depurazione: determinazione tariffe per l’anno 2015”. È questo l’oggetto della deliberazione di giunta n. 50 al Comune di Stilo, alla presenza del sindaco-presidente Giancarlo Miriello, degli assessori Luigi Stillitano e Maria Tropeano (assente nella circostanza Carlo Comito, ndr) e con la verbalizzazione del segretario comunale Luciano Pittelli, con la quale l’esecutivo della Città del Sole ha inteso determinare per l’anno corrente le seguenti “tariffe per le utenze civili: 0.314 per metro cubo di acqua prelevata per il servizio di depurazione; 0,121 per metro cubo di acqua prelevata per il servizio fognatura – si legge nel sopraccitato documento – vista la legge 319/76 e successive modificazioni con cui si stabilisce che è dovuto da parte degli utenti un canone o di un diritto secondo apposita tariffa”.
Ed in questo comprendendo pure la relativa legge n. 36/94 che detta nuove disposizioni in materia di risorse idriche ed in particolare l’articolo 14 secondo cui “la quota di tariffa riferita al servizio di pubblica fognatura e di depurazione è dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi”, e la legge di conversione n. 172/95 “con cui si determinano le tariffe per le acque provenienti da insediamenti civili” – è contenuto ancora nel sopraccitato atto.
Che attiene ai sei depuratori di Stilo partendo da quello di contrada Pannara, passando per quelli di Bordingiano, Caldarella, Gatticello e Marone, e finendo per quello in contrada Tavoleria, zona Pip, che sin dall’anno 1998, quello della loro inaugurazione, non hanno potuto essere funzionali al compito per i quali erano stati destinati essendosi verificati dei veri e propri atti vandalici per i quali furono portati via cancelli, quadri elettrici, recinzioni, paletti e quant’altro, che resero inservibili i predetti sei punti di depurazione (creando delle serie difficoltà soprattutto alle coltivazioni interessate dagli scarichi delle suddette acque, potendo intaccare persino lo stato di salute degli animali posti al pascolo sui terreni attraversati dalle stesse, prima che andassero a finire nelle acque del mare Jonio, ndr) e per questo conoscendo un primo atto ufficiale di “non conformità”, nell’anno 2003, da parte dell’allora maresciallo Antonio Grandinetti, comandante la stazione carabinieri di Stilo, che ne portò alla luce l’evidente gravità.
In relazione proprio al pagamento delle tariffe per il servizio di depurazione che non c’è, come nel caso di Stilo, va detto del durissimo braccio di ferro tra Corte Costituzionale e Corte di Cassazione prescindendo dalla sentenza n° 335 della Consulta del 10 ottobre 2008, con cui la tassa sui depuratori per le acque reflue è stata dichiarata “illegittima nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianto centralizzato di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi” – è il passaggio cruciale del provvedimento dei giudici della Consulta, che peraltro prevede il rimborso retroattivo degli ultimi 5 anni goduti dai Comuni italiani compresi in tale ambito, su ispirazione di una sentenza del giudice di pace di Gragnano, Comune in provincia di Napoli, che è stata dunque recepita in pieno dalla Corte.
Di contro, con i pronunciamenti n. 12763 e 12769/2014, la Suprema Corte ha invece sparigliato le carte sostenendo chiaramente come “la tassa sulla depurazione va comunque pagata in previsione che gli amministratori locali ottemperino ai propri obblighi istituzionali di assicurazione del servizio e quindi delle prestazioni dovute ai cittadini”: facile a questo punto immaginare un nuovo e deciso intervento della Consulta in tempi in cui i servizi, soprattutto di carattere pubblico, vengono sì pagati ma non assicurati.