di Antonio Baldari
STILO-Continua il fervore religioso nella vallata bizantina dello Stilaro. Un fervore che si riverbera nelle chiese fatte di mattoni ma anche lungo le chiese fatte di cuori ed anime, edifici che pullulano di fedeli cattolici ed ortodossi che hanno ripreso da tempo a parlarsi, proseguendo sulla via della riconciliazione, dopo secoli di malintesi, lotte intestine e divisioni: e proprio a queste latitudini è molto più facile per l’appunto notare come, giorno dopo giorno, ci si voglia riavvicinare gli uni agli altri, alla maniera di papa Francesco che, quale successore dell’apostolo Pietro, in ogni circostanza appella il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, come “Andrea, mio fratello” (perché di fatto Pietro ed Andrea, discepoli di Cristo, erano davvero fratelli di sangue, ndr) quel Bartolomeo I che giustappunto quattordici anni fa venne a visitare la vallata dello Stilaro vedendosi restituire una reliquia del santo mietitore Giovanni.
E così, nella giornata di ieri si sono avuti due distinti riti celebrati secondo il rito ortodosso con al mattino la divina liturgia nel santuario di San Giovanni Therystis in onore di San Nicola di Stilo, asceta e maestro di fede le cui spoglie mortali sono collocate all’interno dell’altare ortodosso del sacro tempio giovanneo stilese: una celebrazione lunga ma molto partecipata, in maniera silenziosa giacché rispettosa dei contenuti liturgici proposti durante il raccoglimento e la preghiera, che poi ha trovato una buona eco nel tardo pomeriggio con la altrimenti definita “dormitio Virginis”, la dormizione di Maria con quello che fu il sonno della Madre di Cristo, già celebrato alla vigilia del 15 agosto scorso al monastero ortodosso di San Giovanni Therystis “il Vecchio” a Bivongi, e replicato per l’appunto a Stilo anche a motivo di molti fedeli ortodossi che nel frattempo sono sopraggiunti dalla Sicilia.
Un momento, anche questo, di profonda compostezza e partecipazione guidato dall’egumeno del sopraccitato monastero bivongese, padre Justin, che ha avuto l’abbrivio dal piazzale antistante la Cattolica per poi svilupparsi lungo le vie del borgo di Stilo, scendendo gli stretti ed angusti anfratti che poi hanno condotto su per il centro storico e fino all’antichissimo eremo della Pastorella dove si è conclusa la preghiera con annessi canti e meditazioni liturgiche, in un contesto socio-religioso che continua a crescere.