di Giuseppe Grenci*
ARDORE – Gli eventi alluvionali dello scorso mese di novembre che hanno interessato la Locride ed in particolare il territorio di Ardore e dei comuni limitrofi, hanno determinato, fra l’altro, piene ed esondazioni di numerosi corsi d’acqua con conseguenti incalcolabili danni alle colture, alle infrastrutture viarie urbane ed extraurbane, ad aziende agricole e ad unità abitative, soprattutto nella più popolosa frazione Marina. Le successive violente mareggiate, hanno poi riportato sugli arenili, come di solito avviene, ogni sorta di materiali che le piene dei torrenti e delle fiumare avevano trasportato nel mare. Ma, mentre anni fa la componente naturale (e soprattutto legnosa) di tali detriti era preponderante, negli ultimi tempi prevalgono, in maniera esorbitante, i prodotti di scarto delle attività umane, soprattutto materie plastiche, (ma non mancano elettrodomestici, carcasse di automobili, copertoni, medicinali, siringhe ecc.) e ciò, come facilmente intuibile, a causa di una nostra mentalità, incivile e strafottente, che si traduce in comportamenti di assoluto dispregio dell’ambiente in cui noi stessi viviamo, salvo poi, alla fine della fiera, scandalizzarci e sbraitare nell’assistere alle devastanti conseguenze (e quella sopra descritta ne è una parte). Se ancora sulle spiagge lontane dai corsi d’acqua questo scempio è contenuto, in prossimità delle foci delle fiumare lo spettacolo è veramente desolante, soprattutto, come dicevamo, per la enorme quantità dei inquinanti antropici restituitici dal mare. Le poche immagini qui allegate e relative a quanto sopra , anche se impressionanti, non possono rendere adeguatamente l’idea della vastità e gravità del problema. L’Amministrazione Comunale, così come da programma, ha impegnato, fin’ora, risorse di ogni tipo, umane, mentali ed economiche, in direzione di attuare politiche di difesa e custodia del patrimonio urbano e naturalistico, mettendo in campo attività di informazione ed educazione sulla problematica in questione. L’aver esteso a tutto il territorio comunale la raccolta differenziata porta a porta, il ritiro gratuito degli ingombranti, l’aver realizzato un’isola ecologica al servizio della comunità, pur costituendo una serie di piccoli successi nel settore della difesa ambientale, non ci soddisfa perché, nei fatti, non ha risolto tutti i problemi. Né, del resto, hanno dimostrato di poterli risolvere le iniziative di controllo e repressione messe parallelamente in atto dall’Amministrazione(l’impiego delle video trappole in diversi punti critici del territorio); resta dentro di noi, purtroppo, immanentemente, una inspiegabile carenza di logica, un oscuro magma di incultura, una sciocca propensione a sentirsi più furbi degli altri; tutte cose che si traducono, infine, in una serie di ottusi comportamenti che, come un boomerang, si ritorcono contro di noi, ci ricadono addosso in ogni senso: salute, vivibilità, turismo, progresso sociale, autostima, etc. Non è facile per un’Amministrazione (e quindi per i cittadini corretti, indipendentemente dalle appartenenze politiche) fronteggiare questa perpetua guerriglia tra chi condivide e combatte la giusta battaglia per un ambiente pulito, rispettato e difeso e chi, furtivamente e ostinatamente, persegue fini opposti, imbrattando, inquinando, avvelenando la madre terra da cui tutti, indistintamente, traiamo nutrimento. Sorgono spontanee alcune amare considerazioni: quale modello di sviluppo andiamo pensando, quale turista vogliamo attrarre in un territorio ridotto a immondezzaio, quale futuro attende i nostri paesi ed i nostri figli??? . Ed allora siamo di nuovo qui a rifarci domande retoriche, a ricercare responsabilità individuali o collettive, a sprecare tempo e denaro nostro.
Comunque, ora, dato che il pattume è sulla spiaggia, bisogna provvedere mettendo”in primis” mano alle esigue risorse comunali, bisogna elaborare un piano dedicato alla sua rimozione e razionalizzare le modalità di raccolta, di conferimento e di smaltimento, anche impiegando, con un atto deliberativo che è già in elaborazione, risorse umane di supporto, come gli extra comunitari che stiamo ospitando ad Ardore in forza di un progetto SPRAR per la seconda accoglienza. Ma l’entità dell’intervento, come si può immaginare, implica una richiesta di sovvenzioni agli Enti sovracomunali (Provincia, Regione e Città Metropolitana): tali interventi, però, per quanto efficaci e necessari possano essere nel breve tempo, non rappresentano che semplici palliativi. Il problema, pesantissimo, esiste e investe responsabilità storiche, politiche, sociali e culturali a più livelli; ma i protagonisti principali siamo e resteremo sempre noi cittadini, su cui, paradossalmente, in mancanza di una virtuosa presa di coscienza, ricadono oneri e pericoli della delicata situazione. In ogni caso, la questione resta incombente sul campo, non essendo facile dipanarla se non ci sarà una chiara volontà ed un concorso di più forze, determinate ad intervenire seriamente e organicamente, affrontandone, con un disegno dettagliato, tutti gli aspetti. Anche nel nostro giustificabile scetticismo, alla fine, non vorremmo doverci convincere che abbiamo sbagliato a preoccuparci perchè, come diceva un antico saggio orientale, siccome al problema non si sanno trovare soluzioni, il problema non esiste.
Buon Anno 2017
Ardore, 6 gennaio 2017
*: sindaco di Ardore