di Gianluca Albanese – Immagini e Video di Enzo Lacopo © 2020
SIDERNO – Candidabile sicuramente, candidato non si sa. Almeno per ora. Stamani all’hotel President Pietro Fuda ha convocato gli organi di stampa per annunciare le ragioni per le quali ha scontato i turni d’incandidabilità previsti dalla sentenza del Tribunale ma non ha ancora chiarito se, quando sarà fissata la data delle elezioni amministrative a Siderno, nel turno straordinario previsto dal 15 ottobre al 15 dicembre, intenderà correre nuovamente per la carica di Sindaco.
Di sicuro, stamani, in una saletta dell’ala più nuova del complesso alberghiero (fortunatamente al riparo dai miasmi conseguenza dell’incendio all’impianto TMB che dista poche centinaia di metri) c’erano tutti i rappresentanti della giunta che ha amministrato dal giugno 2015 all’agosto del 2018 e quasi tutta l’ex maggioranza consiliare, oltre naturalmente, ai giornalisti e a numerosi cittadini che hanno inteso manifestare affetto e vicinanza al senatore che, come suo costume da qualche anno a questa parte, non le ha mandate a dire.

L’evento è stato moderato da Pietro Melia, giornalista ex Rai che ha spiegato che «Sono qui perché mi sento a casa, sono stato invitato da amici e condivido da anni la battaglia contro questa legge che impone lo scioglimento dei consigli comunali sulla scorta di un semplice sospetto di infiltrazioni mafiose. Spiace che un tema così importante per la democrazia e la sovranità popolare sembra scomparso dall’agenda dei partiti».
Nel mirino di Melia, ma anche e soprattutto di Fuda, l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, in carica alla guida del Viminale dal 12 dicembre del 2016 al I giugno del 2018.
«Lui – ha detto Melia – si vantò di avere sciolto per infiltrazioni mafiose cinque consigli comunali nella sua terra: ci vergogniamo noi per lui».
In prima fila i rappresentanti di “Mezzogiorno in Movimento”, come gli scrittori Ilario Ammendolia e Mimmo Gangemi e il consigliere metropolitano e sindaco di Roghudi Pierpaolo Zavettieri, quando Fuda ha preso la parola ha subito chiarito che «Sono candidabile, perchè il problema è stato superato nel turno elettorale del 20 e 21 settembre» liquidando così l’oggetto formale dell’incontro che, invece, gli è servito per esternare parecchie considerazioni e rivelare fatti e circostanze tali di corroborare la sua tesi, ovvero quella di «Un Sud che prima ancora che di finanziamenti ha bisogno di garanzie dello stato di Diritto».
Quindi, ha compiuto un excursus storico iniziato nel secondo semestre del 2015, subito dopo l’insediamento della sua amministrazione.
LE RICHIESTE DEL MINISTERO DELL’INTERNO
«Nel mese di ottobre di quell’anno – ha detto Fuda – tutti i sindaci della Locride fummo convocati al Ministero dell’Interno. Ricordo che chiese di entrare anche l’allora capogruppo Pd in consiglio regionale Sebi Romeo, in rappresentanza della Regione, ma l’ingresso gli fu negato perché erano ammessi solo i Presidenti delle Giunte Regionali. L’allora vice ministro Bubbico, che dopo pochi giorni dalla mia elezione a sindaco mi confidò che “Mi volevano sciogliere il consiglio comunale” voleva, di fatto, mettere la Locride sotto sorveglianza, affidando i segretari comunali agli ordini del Prefetto. Un obbrobrio che nessun sindaco accettò. Dopo qualche mese convocarono una riunione analoga a Roccella Ionica, all’ex convento dei Minimi, con lo stesso risultato. Ricordo bene che in quella occasione, l’allora commissario prefettizio di Platì Luca Rotondi (che in precedenza era stato commissario a Siderno e che da pochi giorni è stato promosso a Prefetto e nominato a Nuoro) disse che il problema di questa terra era altro: si scatenò l’inferno e venne rinviata di anni la sua promozione a Prefetto. Credo – ipotizza Pietro Fuda – che quella stagione di scioglimenti a raffica coincise col disegno di uccidere l’esperienza e le pratiche portate avanti da Mimmo Lucano a Riace. Dispiace che all’epoca nessun parlamentare si oppose e non capì che quello era un disegno contro le amministrazioni comunali, le uniche a contatto coi cittadini, col territorio. Addirittura, ci chiesero pure di rinunciare ai finanziamenti per impianti sportivi e progetti di legalità che riuscimmo a non perdere solo grazie all’intervento del vescovo di Locri-Gerace con l’allora presidente del consiglio Matteo Renzi».
Fuda parla a braccio, tanto che in alcuni tratti la ricostruzione appare disordinata. Ma ci mette passione e grinta.
L’AVVIO DIFFICILE DEL MANDATO
Come quando torna ai primi giorni successivi al suo insediamento a sindaco. «Mi ritrovai in una situazione terribile dei conti comunali, per colpa del dissesto dichiarato dai Commissari che mi precedettero. Chiesi subito il diritto di fruire delle prestazioni di cinque sovraordinati per potenziare e guidare meglio i settori della macchina amministrativa. In particolare, volevo avvalermi del ragioniere Pino Curciarello di Roccella, uno dei migliori nel suo ramo, ma non me lo volevano mandare. Poi iniziarono le prime interrogazioni parlamentari sul “caso Siderno” e sui danni fatti dalla precedente gestione commissariale. Colpisce il fatto che la magistratura non abbia aperto alcun fascicolo, a fronte dei reati contestati nelle interrogazioni parlamentari. Prima dell’invio della Commissione d’Accesso agli atti antimafia, ricevetti una telefonata dal Comando Generale dell’arma dei Carabinieri che m’informava che sarebbe arrivato un Colonnello a ritirare in Comune determinati documenti. Scoprii successivamente che il Colonnello cercava i motivi della mancata risposta del Comune di Siderno a un’interrogazione della parlamentare Jole Santelli (attuale presidente della giunta regionale) che chiedeva lumi sui danni provocati dai Commissari che gestirono Siderno dal 2013 al 2015: fummo noi a preparare la risposta con dovizia di particolari e stupisce il fatto che la stessa risposta non fu mai pervenuta all’onorevole Santelli».
LA PUZZA DELL’IMPIANTO TMB
Presi posizione contro questo dramma e l’allora dirigente del Commissariato di P.S. di Siderno Silipo mi chiese quali fossero le responsabilità del Comune e noi rispondemmo che l’impianto è gestito da una società privata che è soggetta al controllo e alla vigilanza della Regione, contro la quale la Polizia non ha mai agito, segno che, secondo me, si volevano solo incastrare il Comune di Siderno e i suoi amministratori.
LE SENTENZE DI CONFERMA DELLO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE
«Il presidente del Tar del Lazio – ha osservato Fuda – non ha firmato le sentenze, affidando tale compito a un facente funzioni che non ha mai preso parte alle udienze collegiali. Vorrà pur dire qualcosa. Lo stesso presidente del Consiglio di Stato Frattini (che da parlamentare votò per riconoscere Ruby Rubacuori come nipote di Mubarak) ha confermato lo scioglimento del nostro consiglio comunale sulla base di un semplice sospetto, tanto che ho voluto trasmettere tutti gli atti alla Commissione Parlamentare “Affari Istituzionali” che sta lavorando a una revisione della legge che impone lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose, perchè secondo me non si può sciogliere un’amministrazione quando non ci sono condotte censurabili da parte degli amministratori, come la stessa DDA di Reggio Calabria ha riconosciuto, non acquisendo agli atti la relazione della Prefettura di Reggio Calabria, propedeutica allo scioglimento. Del resto, a proposito del procedimento penale per il quale potrei essere rinviato a giudizio, non ho mai avuto paura delle intercettazioni ambientali e telefoniche, tanto che ho sempre discusso nella mia stanza, avendo ben presente come fosse piena di cimici. Mi sono ripromesso di pubblicare a breve le 8.200 pagine di intercettazioni captate prima della mia candidatura e dopo l’avvio della campagna elettorale, per poter spiegare per bene chi voleva mettere le mani su Siderno e quanto la mia candidatura potesse dare fastidio, comprese quelle che riguardano la tanica di combustibile rinvenuta sull’auto della moglie del dottore Mammì e quelle in cui si dice chiaramente che l’attentato all’automobile del dottore Ruso non sia stato compiuto per ragioni “politiche”.
LE OPERE REALIZZATE E IL GRANDE “FLOP”
Dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti di Raffaele Cantone, avevo tre opere in itinere, allo stesso livello di avanzamento: il palazzetto dello sport, il lungomare e la casa della salute. Le prime due le abbiamo realizzare, la casa della salute no. E sapete perchè? Perchè sono stati revocati i fondi, come sa bene chi va a dire in giro che se mi dovessi candidare e venire eletto il consiglio comunale sarebbe sciolto di nuovo. La stessa Bandiera Blu è frutto del lavoro della mia amministrazione. La Diga sul Lordo, poi è uno scandalo da 5 milioni di euro stanziati per il suo potenziamento funzionale: che fine hanno fatto quei soldi? Io la legalità la pratico, non la proclamo. E non mi sognerei mai di fare documenti falsi per incolpare qualcun altro.
LA CAUSA CIVILE CONTRO I COMMISSARI STRAORDINARI CHE DICHIARARONO IL DISSESTO
«E’ ancora in corso e so bene che se la vinceremo i soldi saranno per il Comune di Siderno, non per Pietro Fuda. Del resto, mi rende molto fiducioso il fatto che l’Avvocatura dello Stato, che dovrebbe difendere la controparte, ha già chiarito che difende ministri e sottosegretari, non semplici commissari straordinari, e mi fa specie che l’allora commissario Maria Cacciola abbia dichiarato di aver firmato dei documenti o predisposti dal segretario comunale e dalla dottoressa Paola Commisso, tentando di scaricare su di loro eventuali responsabilità.
IL PD E IL WALZER DEI PREFETTI
«Rimpiango alcuni prefetti del passato – ha detto Fuda- e in particolare De Sena e Rapisarda. Non rimpiango sicuramente il prefetto Di Bari: da segretario comunale fu promosso prefetto e s’insediò a Vibo, da dove fu rimosso, a seguito di un’interrogazione parlamentare di Demetrio Battaglia e Brunello Censore (entrambi del PD) , che agevolò il suo trasferimento a Modena. Tornò in Calabria, precisamente a Reggio Calabria, durante il mandato a capo del Viminale di Marco Minniti, segno che nemmeno i maggiorenti calabresi del Pd riescono a mettersi d’accordo su certe nomine. Non conosco l’attuale Prefetto Mariani, ma mi auguro che non venga dalla Puglia come certi suoi predecessori…».
LE CONCLUSIONI
Stimolato dal cronista, il Senatore Fuda ha detto di sposare la battaglia del compianto Giovanni Di Leo «Fu – ha detto un mio stretto collaboratore che ora ci lascia una corposa documentazione per denunciare i costi elevatissimi dell’acqua potabile in Calabria» tanto che, da sindaco, feci ricorso al TAR contro Sorical, peccato che dopo la sentenza avversa di primo grado, l’attuale commissione straordinaria non abbia proposto appello. Del resto, la magistratura, compresa quella contabile, quando ricevette la pubblicazione di Giovanni Di Leo, sembrò concentrarsi più sull’autore dell’opuscolo che sul suo contenuto». Quindi, dopo l’endorsement da parte di Pietro Melia a favore della candidatura di Fuda a sindaco, supportato dai leader di “Mezzogiorno in Movimento” Pierpaolo Zavettieri e Mimmo Gangemi, la dichiarazione finale che lascia ancora tutti in sospeso.
«Non so – ha concluso Fuda – se mi candiderò. Debbo valutare…».
Nel video del nostro Enzo Lacopo, che sarà pubblicati a breve, i momenti salienti della mattinata, con la ripresa integrale dell’intervento del Senatore Fuda.
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