di Gianluca Albanese
SIDERNO – “Ringraziamo il nostro Dio, quanti baci amore mio, questa notte ti darò. Raccogliamo raccogliamo, tanto poi ce lo beviamo alla salute del Signor…”. Noi bambini degli anni ’70 incontrammo sulla nostra strada Benito Prochilo con questi versi e una melodia semplice gracchiata dal juke-box sotto casa o diffusa dalla radio locale su una vecchia Mivar posta in cima al frigorifero.
Era “La vendemmia dell’amore”, uno dei suoi brani più allegri e scanzonati, in cui Eros incontrava Bacco a benedire le coppie che si formavano tra un filare di viti e l’altro, tra sguardi furtivi pieni di desiderio e rapidi colpi di cesoia ai grappoli da sistemare nelle cassette.
È davvero una beffa che il cantautore sidernese Benito Prochilo abbia lasciato il mondo terreno proprio nel tempo della vendemmia.
Gli volevamo bene.
Andateglielo a spiegare ai nativi digitali cresciuti con l’mp3 che c’era un sidernese che era gettonato – l’espressione era veramente consona, in quanto riferita ai gettoni (o meglio, monete) infilate nel juke-box per ascoltare in pubblico le sue canzoni – almeno quanto l’Umberto Tozzi di “Tu”, “Ti amo” e “Stella stai”, o il Gianni Togni di Luna, oppure gli Alunni del Sole di “Canzuncella” o “Liù”.
Specie con “Ti voglio bene”, cantata in coppia con la giovane Rosanna Gerasolo.
Fu il suo periodo aureo dal punto di vista artistico, anche se la sua carriera proseguì con varie tournée tra gli italiani d’America e in Australia, che con le sue melodie curavano la saudade da emigrati. E qualche altro brano, come quello dedicato alla Madonna dello Scoglio, a ritmo di country.
Lo incontravamo spesso coi suoi gioielli vistosi (antesignano dei moderni rapper) e i suoi tanti aneddoti snocciolati agli amici. Frequentava i bar del karaoke, laddove si esibiva con una sua personale e grintosissima versione di “Bella senz’anima” di Cocciante, dopo aver chiesto a una delle ragazze presenti di fare da sparring partner a inizio brano, quando esordiva con “E adesso siediti, su quella seggiola”.
Ci manca, Benito.
La terra gli sia lieve e ci auguriamo che possa portare in cielo un po’ delle sue melodie profumate di zagara e gelsomino.