PLACANICA – “Una giornata di preghiera diocesana importante e significativa questa, per la conversione dei mafiosi, voluta dal vescovo Oliva e organizzata dalla comunità mariana, presso il Santuario Nostra Signora dello Scoglio fondato da Fratel Cosimo.” Ad affermarlo il senatore Giacomo Stucchi, presidente del COPASIR, il comitato di controllo dei servizi segreti, presente all’evento di Santa Domenica di Placanica.
All’incontro di preghiera, al quale hanno preso parte circa cinquemila persone, erano presenti, anche, il Prefetto di Reggio Calabria, Di Bari, il questore Grassi, il colonnello dei Carabinieri del gruppo di Locri, De Pascalis, il dirigente del Commissariato di Siderno, Cannarella, e diversi ufficiali e sottufficiali delle Forze dell’Ordine. “Vedere tanta gente sfidare le grandi organizzazioni criminali” – ha proseguito il presidente Stucchi – “Richiama tutti noi che abbiamo responsabilità istituzionali ad agire con decisione e senza paura alcuna”. E’ stata”- ha aggiunto- “una esperienza importante, vissuta intensamente. Vedere tanta gente sfidare le grandi organizzazioni criminali richiama tutti noi, che abbiamo responsabilità istituzionali, ad agire con decisione e senza paura”.
Non un gesto simbolico, per il politico, ma il desiderio di condividere e solidarizzare con il Vescovo e con tutte le persone che si stanno impegnando attivamente in un territorio dove è così pregnante e devastante la presenza della ‘ndrangheta, per gettare semi di speranza. “Noi crediamo che la vera fede ci trasforma dentro, purifica il nostro cuore e le relazioni fra noi e che quando veniamo meno alle nostre responsabilità, la fede si riduce ad uno sterile salvacondotto, a una scelta che anestetizza la fame e sete di giustizia. Noi crediamo, Signore, che non avremo pace sino a quando non ci libereremo dalla tentazione del conformismo e della convenienza, dal piegare la testa al potente di turno, rinunciando al nostro impegno per la riconciliazione e la giustizia sociale. Convertici, Signore, in costruttori di speranza”. Parole incoraggianti, giunte anche da fratel Cosimo che, prima della concelebrazione eucaristica ha aiutato i presenti che gremivano il santuario e la piazza antistante a leggere nel messaggio evangelico il richiamo di tutti i cristiani a un attivo impegno e a una testimonianza coerente. Meditando i versetti tratti dal capitolo 21 del vangelo di Matteo, il fondatore dell’Opera mariana, nel ricordare quanto grande sia l’amore di Dio, il solo che può salvare dal baratro in cui cade chi si è smarrito e corrotto nelle strade del male, ha parlato del ravvedimento: “Il passato di un uomo non importa nulla se egli è pentito e vuole guardare al futuro. Ciò che conta non è la professione religiosa di un uomo, ma sapere se abbia rinunciato ai suoi sbagli e alla sua vita poco pulita. Se non ha rinunciato a tutto questo la sua professione religiosa è in abominio a Dio ed egli si trova sotto il peso della condanna. Oggi Dio” – ha spiegato ancora – “per mezzo dello Spirito santo si rivolge continuamente agli uomini dicendo loro:
“Ravvedetevi, convertitevi perché il regno dei Cieli è vicino”. La giornata di preghiera si è conclusa, con la messa a dimora di una pianta di olivo: “Vogliamo rendere questo colle, deturpato dagli incendi e sfregiato in maniera irreparabile da interessi meschini, di nuovo bello” – ha spiegato il vescovo – “Abbiamo già piantato più di trecento alberelli, ne metteremo altri a dimora il quattro novembre prossimo, giornata in cui celebreremo in questo santuario la Giornata diocesana di preghiera per la salvaguardia del creato”.
Di seguito, per intero, l’omelia e la preghiera del Vescovo Francesco Oliva e l’evangelizzazione di Fratel Cosimo:
GIORNATA DIOCESANA DI PREGHIERA PER
LA CONVERSIONE DEI MAFIOSI E LA
CUSTODIA DELLA CASA COMUNE
(s. Domenica di Placanica 7 ottobre 2017)
PREGHIERA
SOGNIAMO UN’UMANITA’ VERA
PER CONTINUARE A SPERARE!
Invochiamo amore, Signore, per questa nostra terra, per l’intercessione di Maria, nostra Signora dello Scoglio. Noi crediamo che la vera fede ci trasforma dentro, purifica il nostro cuore e le relazioni fra noi. Siamo cristiani e cittadini nello stesso tempo, capaci di saldare cielo e terra per un mondo nuovo di giustizia e di pace, amiamo la terra e le sue bellezze con lo sguardo rivolto al Cielo. Noi crediamo, Signore, che, quando veniamo meno alle nostre responsabilità, la fede si riduce ad uno sterile salvacondotto, ad una scelta che anestetizza la fame e sete di giustizia. Noi crediamo, Signore, che non avremo pace sino a quando non ci libereremo dalla tentazione del conformismo e della convenienza, dal piegare la testa al potente di turno, rinunciando al nostro impegno per riconciliazione e la giustizia sociale. Per intercessione di Maria, nostra Signora dello Scoglio, Signore, infondi in noi ed in coloro che hanno scelto la via del male, sentimenti di conversione interiore e di ravvedimento. Converti i cuori di pietra in cuori di carne, facci comprendere
che ogni alleanza mafiosa è una via di morte, una scelleratezza che rovina la nostra terra, paralizza il suo sviluppo economico e sociale, distrugge la nostra cultura. Siamo inquieti, Signore, fino a quando la nostra terra sarà piegata al potere mafioso. Noi ci impegniamo, Signore, per intercessione di nostra Signora dello Scoglio, a combattere la mafia, rifiutando il compromesso, l’iniquo sistema delle raccomandazione ed ogni forma di corruzione. Vogliamo vivere del nostro lavoro onesto e dignitoso, chiediamo pace vera per la nostra terra. Tu solo, Signore, conosci le lacrime versate da tanti figli e figlie della nostra terra, le loro ferite che non si rimarginano più. Mai più spargimento di sangue innocente! Come chiesa c’impegniamo a non essere complici del male, a mettere da parte i silenzi omertosi, i compromessi e la triste rassegnazione.
Tu, Signore, liberaci dalle nostre paure, dai subdoli e meschini interessi, allontana da noi la confusione tra bene e male. Aiutaci a comprendere che la ‘ndrangheta è l’antievangelo, va contro l’uomo e contro Dio, non ha nulla di cristiano, è il vero nemico del presente e del futuro della nostra terra.
Non consideriamo degno di rispetto chi uccide o spaccia morte, chi toglie la speranza ai giovani e alle famiglie. O Signore, aiutaci ad annunciare la speranza, Tu che ci hai portato speranza consegnandoci il Vangelo della gioia, della salvezza, dell’amore. Tu, Signore, doni la speranza di salvezza ad ogni uomo, che si pente e si converte a Te con tutto il cuore. Nella Chiesa non possiamo dare cittadinanza ai mafiosi, se non si convertono e non dimostrano il loro pentimento con atti concreti, visibili e pubblici. Come Chiesa vogliamo testimoniare la verità del Vangelo in questa realtà sociale, dove si avverte il grido di un territorio ferito, dove la piaga della disoccupazione si salda con quella del lavoro nero, della manovalanza mafiosa, dell’usura e delle promesse di guadagni facili. Come Cristiani non vogliamo chiudere gli occhi e far finta di non vedere, sentiamo come nostra missione la formazione di coscienze sane, di accompagnare gli uomini ed educare le nuove generazioni alla giustizia e al senso autentico della vita. Abbiamo il dovere di offrire il nostro contributo per colmare i “vuoti” della nostra società con una vita cristiana che crea alleanze con tutti gli uomini onesti, che s’impegnano per il bene comune.
Convertici, Signore, in costruttori di speranza, dona speranza a chi soffre per la violenza subita, a chi vive nella solitudine e nell’abbandono.
Converti quanti hanno seminato morte e restano nel loro peccato,
quanti fanno della loro vita un terreno fertile dell’illegalità e della malavita organizzata.
Signore, Dio dell’amore, ti ringraziamo per la terra che ci hai donato.
La bellezza della nostra terra è un dono del tuo amore, un patrimonio da conservare e tramandare in tutto il suo splendore alle future generazioni.
Donaci di salvaguardarla sempre con l’impegno coraggioso di tutti, ad iniziare dalle Istituzioni, affinché essa non sia sfregiata in maniera irreparabile da interessi meschini.
Ti chiediamo perdono per quanti hanno distrutto i nostri boschi. Per gli ingannatori e incendiari, per quanti inquinano il nostro bel mare.
Donaci di riscoprire giorno dopo giorno la preziosità di quanto ci hai donato e rendici costruttori di una umanità vera.
AMEN
OMELIA DEL VESCOVO
XXVII Domenica del tempo ordinario / A
(S. Domenica di Placanica 7 ottobre 2017)
La parola che ci sta accompagnando quest’oggi è “conversione”. Un termine spesso ignorato e comunque riconosciuto solo in riferimento a coloro che hanno perseguito scelte sbagliate, rovinando la propria e l’altrui vita. Eppure la conversione è una realtà che interessa tutti. Tutti possiamo finire in vie non buone, nell’ingiustizia, nelle strettoie dell’egoismo e nella cattiveria. Tutti possiamo peccare. “Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Di conseguenza tutti abbiamo bisogno di ritornare a
Dio. Non solo i mafiosi o quanti attentano alla vita della comunità. La storia della vigna di cui parlano le letture di oggi è una chiara allusione alla storia d’Israele, ma anche alla nostra storia. E’ una storia che ci appartiene, vista all’interno del patto di amore che Dio ha voluto stabilire con l’umanità ed al quale anche noi siamo chiamati a partecipare. Nel padrone della vigna riconosciamo Dio, che ha piantato la vigna, l’ha circondata con una siepe, vi ha scavato una buca per il torchio e costruito una torre, affidandola poi a dei contadini perché la coltivassero. L’azione del contadino è mossa da un grande amore per la sua vigna. Il richiamo è a Dio che crea per amore, un Dio eternamente appassionato verso ciò che ha creato. E’ una storia, che, come ogni storia d’amore, ha alti e bassi, conosce momenti belli, ma è anche segnata da tradimenti e rifiuti. E’ la storia di un amore tradito! Ma Dio come reagisce ai rifiuti opposti al suo amore? S’interroga: “Cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?” C’è tutta la sua delusione. Ma anche se deluso, non viene meno alle sue intenzioni iniziali, resta fedele alla sua opera, non si ritira né si vendica! Nonostante gli ostacolo frapposti al suo progetto. Lo sono la nostra arroganza e presunzione, le nostre perfidie e prepotenze. E non solo. La violenza, le guerre, le associazioni criminali, la mafia sono i tentativi dell’uomo di ostacolare il suo progetto e l’affermazione del suo regno in terra. Sono azioni dell’uomo che vanno contro il suo infinito amore. Ma agli operatori di iniquità e a quanti distruggono la natura provocando incendi e seguendo piani criminali è tolto il regno di Dio: “Vi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare”. La parabola di Gesù è terribilmente attuale. Le parole dei vignaioli
risuonano, se non nelle parole almeno nei fatti, nella nostra società secolarizzata: “Uccidiamo l’erede e sarà nostra l’eredità”. Anche Gesù, il Figlio inviato a rimediare agli effetti negativi dell’azione perversa dei vignaiuoli, è “cacciato fuori della vigna”, estromesso da una cultura che si proclama
secolarizzata. L’uomo secolarizzato vuole essere lui l’erede, il padrone. J.P. Sartre, filosofo francese ateo, metteva in bocca ad un suo personaggio questa terribile affermazione: “Non c’è più nulla in cielo, né Bene, né Male, né persona alcuna che possa darmi degli ordini. […] Sono un uomo, e ogni uomo
deve inventare il proprio cammino”. Il messaggio della parabola dei vignaiuoli omicidi descrive la storia del «fallimento del sogno di Dio». Come un innamorato respinto, Dio è stato frustrato nelle sue aspettative da un popolo che non ha corrisposto per niente alla sua chiamata, anzi ha prodotto frutti velenosi: grida di oppressi, spargimento di sangue, guerre, corruzione, fiancheggiamenti dell’illegalità, clientelismi, ricerca di denaro e potere. L’uomo ha sfigurato il suo bel giardino con incendi devastanti, l’abbandono nell’ambiente di rifiuti, anche tossici. Ma con il suo grande amore, Dio dallo scarto tira fuori la salvezza: dal suo Figlio scartato, ci viene donata la salvezza. Il Messia
rifiutato, condannato, crocifisso, morto, è risorto. La logica del fallimento viene capovolta. E Gesù nel vangelo lo ricorda ai capi del popolo: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo”. “La via della nostra redenzione è una strada di tanti fallimenti. Anche l’ultimo, quello della croce, è uno scandalo. Ma proprio lì l’amore vince. E quella storia che incomincia con un sogno d’amore e continua con una storia di fallimenti, finisce nella vittoria dell’amore: la croce di Gesù”.
Ce lo ricorda papa Francesco. Consideriamo nel mistero della croce di Cristo la gravita del male che affligge la nostra società: la malavita organizzata e la criminalità in tutte le sue forme è il fallimento del progetto di Dio. E’ il punto più oscuro del Golgota, ove una croce innalzata porta su di sé morte, e, quel che è più grave, vi porta la morte di Dio. Sulla croce, segno del fallimento di Dio, si assommano tutti i nostri fallimenti. Gesù vi porta le nostri croci, le croci della nostra società che soffre terribilmente per i peccati sociali dell’umano egoismo, della corruzione, delle guerre, dei muri eretti per difendersi dal fratello che bussa alla porta dei confini degli Stati. La croce è anche segno di speranza e di redenzione, di vittoria sul male, su tutti i nostri mali, compresa la mafia. Sul calvario Dio attraverso il Figlio crocifisso e risorto realizza la salvezza della nostra umanità malata. È la vittoria di Dio sul male. Nessun male è così distruttivo da vincere l’amore di Dio. Ecco la speranza che non tramonta dall’orizzonte della nostra umanità.
L’EVANGELIZZAZIONE DI FRATEL COSIMO
Cari fratelli e sorelle, pellegrini e devoti di
Nostra Signora dello Scoglio, mi è gradito
rivolgere a tutti voi un cordiale benvenuto.
Siete giunti così numerosi in questo Santuario
diocesano, dedicato alla Madonna, per vivere
dei momenti di preghiera, di riflessione e di
fraternità cristiana. Viviamo in tempi difficili
della storia, tempi in cui l’uomo vive lontano
da Dio a causa di molteplici motivi. L’uomo e la
donna hanno estremo bisogno di ritrovare Dio,
hanno bisogno di vivere in comunione con Lui,
e di fare esperienza della sua misericordia. Ora
con la mente attenta e aperta e col cuore
predisposto per accogliere il messaggio del
Vangelo ascoltiamo quanto ha da comunicarci
Gesù. Riporto dal brano di Matteo c. 21
soltanto due versetti 42 – 43: “E Gesù disse
loro: non avete mai letto nelle Scritture: La
pietra che i costruttori hanno scartata è
diventata testata d’angolo; dal Signore è stato
fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri?
Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e
sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare”.
Cari fratelli e sorelle, se nel vostro vivere
quotidiano praticate la lettura della Parola di
Dio contenuta nella Bibbia, e se in questo
preciso momento avete prestato attenzione
alle parole di Gesù, vi siete probabilmente
accorti che Egli non ha fatto altro che citare il
versetto 22 del Salmo 118 dell’Antico
Testamento: “La pietra che i costruttori hanno
scartata è diventata la pietra angolare”.
Proprio quella pietra di cui parla Gesù nel
Vangelo se vogliamo, è Lui stesso ed è quella
pietra che ha ricevuto odio, malvagità,
disprezzo e che ora è divenuta invece pietra
angolare, cioè, l’opera straordinaria del
Signore. E’ bello a questo punto osservare,
come anche l’apostolo San Pietro cita questo
brano nella sua Prima Lettera al c. 2 v. 6. Si
legge infatti nella Scrittura: “Ecco, io pongo in
Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi
crede in essa non resta confuso”. E continua
ancora la lettera di Pietro al v. 7 dicendo: “Per
voi dunque che credete essa è preziosa; ma
per gli increduli la pietra che i costruttori
hanno rigettato è diventata la pietra angolare,
sasso d’inciampo e pietra di scandalo”. Essi,
cioè, gli increduli essendo disubbidienti,
inciampano. Ora per ciascuno di noi e per tutti
quelli che hanno creduto a questa pietra
angolare, essa, non dimentichiamolo è
realmente preziosa, ma per gli increduli ripeto,
per gli empi, questa pietra diviene soltanto una
pietra d’inciampo ed un sasso di ostacolo a
motivo, come ho già detto, della loro
disubbidienza. Infatti questi increduli
inciampano nelle parole che pronunciano,
senza convertire il loro cuore. Ma come dirà
ancora l’apostolo Pietro, noi siamo chiamati ad
accostarci a quella pietra angolare che è stata
rifiutata dagli uomini, ma davanti a Dio è e
rimane scelta e preziosa. Miei cari, accostarci
dunque a quella pietra, significa avvicinarci
sempre più al Signore, pietra viva, ovvero
dobbiamo sempre vivere una relazione intima
e profonda di comunione con il Signore.
Questo infatti ci consente come figli di Dio di
essere anche noi delle pietre vive, che vengono
edificate per formare un edificio spirituale, un
popolo santo e per offrire sacrifici che sono
graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Rimane
pertanto miei cari nel Signore, come principio
fisso del nostro cristianesimo che Dio, che è
Padre del Signore nostro Gesù Cristo, è sempre
pronto ad accogliere i peccatori che si pentono
dei loro errori, dei loro peccati, della loro vita
malvagia. Dice infatti la Parola di Dio nel c. 55
v. 6 – 7 del libro del Profeta Isaia: “Cercate il
Signore, mentre si fa trovare, invocatelo
mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al
Signore che avrà misericordia di lui e al nostro
Dio che largamente perdona”. Cerchiamo di
capire bene quale grande amore da parte di
Dio, traspare attraverso queste parole
riportate dal profeta Isaia, verso tutti coloro i
quali si sono smarriti e corrotti in strade non
buone, ma se pentiti abbandoneranno le loro
vie e ritorneranno al Signore, il Signore che è
buono e grande nell’amore, avrà misericordia
di loro e gli darà il suo perdono. Non è mai
troppo tardi! E’ importante tenere presente
una cosa: il passato di un uomo non importa
nulla, se egli oggi è veramente pentito e vuole
guardare a Gesù Cristo. Scrive l’apostolo S.
Paolo nella sua seconda Lettera ai Corinzi al c.
5 v. 17: “Le cose vecchie sono passate, ecco, ne
sono nate di nuove”. Ciò che importa, non è
soltanto la professione religiosa di un uomo,
ma anche il sapere se abbia rinunciato alle sue
trasgressioni, ai suoi errori, ai suoi sbagli, ai
suoi peccati, e alla sua vita poco pulita. Ecco
ciò che importa! Se non ha rinunciato a tutto
questo, la sua professione religiosa è in
abominio a Dio, ed egli ancora si trova sotto il
peso della condanna. Oggi Dio, per mezzo della
Spirito Santo, si rivolge continuamente agli
uomini dicendo: “ravvedetevi perché il regno
dei cieli è vicino”. Il ravvedimento, miei cari,
non è altro che un esame profondo di
coscienza, un rivedere la propria condizione
spirituale. E’, il desiderio forte di cambiare
direzione di vita, di deporre il fardello che
grava sulla coscienza, in altre parole è un
pentimento sincero se vogliamo, degli errori
commessi. Se noi siamo stai dei grandi
peccatori facciamoci animo, convertiamoci,
ravvediamoci, affrettiamoci a cambiare vita, e
a credere sul serio in Gesù Cristo salvatore, e
così possiamo avere la speranza della salvezza
eterna, e allo stesso modo invitiamo anche gli
altri a ravvedersi. Teniamo presente quanto la
Parola di Dio dice nel Libro dei Proverbi c. 15 v.
9: “La condotta perversa è in abominio al
Signore; Egli ama chi pratica la giustizia”. E
voglio concludere cari fratelli e amici questo
momento di riflessione evangelica, con le
parole del Salmo 1 versetto 1: “Beato l’uomo
che non segue il consiglio degli empi, non
indugia nella via dei peccatori e non siede in
compagnia degli stolti; ma si compiace della
legge Signore”. Ricorriamo alla Vergine
Santissima e invochiamo la sua materna
intercessione, affinché ogni uomo e ogni
donna abbia la vera conversione del cuore, e
possa costruire il proprio cammino non
percorrendo la via del male, ma l’unica via di
salvezza che è Gesù Cristo il Signore, la pietra
angolare sulla quale costruire il nostro edificio
spirituale. Amen. Dio vi benedica e sia lodato
Gesù Cristo.