r. & p.
Mi capita spesso di partecipare a dibattitti sulla situazione generale della nostra terra, la Calabria, e sto imparando molto sulla nostra Storia attraverso gli scritti dei nostri intellettuali recenti e meno recenti. L’analisi dei pensatori attuali è realistica e quindi spietata. Ma è monca. Perché ad oggi non sono ancora riuscito a partecipare a un dibattito dove si cerchi di guardare avanti indicando una qualche linea di pensiero compiuta. Non me ne vogliano i nostri Intellettuali contemporanei, che trovo assolutamente lucidi nella denuncia e assolutamente carenti nella volontà di creare una nuova egemonia di pensiero da offrire al Popolo Calabrese. Sono consapevole delle difficoltà che abbiamo nell’individuare per la Calabria un modello alternativo a quello dei Governi centrali, che non va oltre “l’assistenzialismo armato” e la repressione fine a se stessa, senza avere, neppure da quelle parti, uno straccio di disegno compiuto, una strategia alternativa chiara, una qualsivoglia volontà di capire le ragioni della rabbia di un Popolo. Rabbia che lo porta fino al baciamano ai potentati politici di turno. E poco mi interessa il lori colore e la loro ideologia. E’ innegabile come la Democrazia nelle Amministrazioni locali sia sotto attacco, come è innegabile che questo attacco sia volontà trasversale alle varie ideologie che si alternano al Governo centrale, ma io dico che dobbiamo essere noi per primi a rispondere a questo attacco continuando a metterci in gioco, presentando liste e candidati all’altezza in ogni Comune, sia esso sciolto che giunto indenne a scadenza naturale del mandato conferitogli dai cittadini attraverso libere e democratiche consultazioni elettorali. Noi Politici facciamo questo passo, mettiamo in atto una risposta democratica ad un attacco alla nostra Democrazia, ma gli intellettuali inizino a dettare una linea di pensiero per il futuro ora che ci hanno pazientemente e tenacemente illustrato la situazione nella sua drammatica e contorta realtà. Basta piangersi addosso, bisogna individuare una strategia di risposta chiara, comprensibile a tutti, anch’essa trasversale alle ideologie a alle stagioni degli uomini forti alle quali ci aggrappiamo sapendo si tratti di una strategia perdente, perché questa risposta è una toppa peggiore del buco che abbiamo abbondantemente contribuito a creare. Da Politico sono già impegnato a collaborare, nel mio piccolo, affinché siano fatte delle liste nei Comuni chiamati a votare e spero di poterlo fare con più forza da qui a breve. Il mio, dunque, è un appello agli Intellettuali affinché si inizi insieme un percorso che unisca all’analisi del pensiero di chi li ha preceduti e alle individuazioni delle tante storture che ci hanno portati ad essere un Popolo sconfitto, una nuova stagione di analisi compiuta che includa un progetto, una nuova egemonia Culturale per il nostro futuro, che non vuol certo dire rinnegare nulla di ciò che di buono siamo stati e siamo tuttora. Perché sono certo che molto dipenda da noi, dalla nostra intraprendenza, dal capire che non è l’individualismo la strada maestra né il piagnisteo infinito per tanti torti realmente subiti, dalla nostra voglia di autodeterminazione piuttosto che l’affidarci all’uomo forte sapendo benissimo che non sarà mai in grado di cambiare nulla da solo, chiunque esso sia. La Politica calabrese faccia autocritica seria, riconosca di non essere stata quasi mai all’altezza della situazione, in realtà sempre difficile e precaria, e si predisponga anch’essa ad una nuova stagione che porti la Calabria ad essere annessa, di fatto, non solo burocraticamente, all’Italia e all’Europa. Perché senza questa volontà di autodeterminarsi culturalmente e politicamente saremo sempre un Popolo di piagnoni inconcludenti, di eccellenze che non dialogano e restano per lo più sconosciute e di giovani che emigrano e vanno a costruire le altrui eccellenze.