di Pietro Sergi
I sondaggi, certamente pompati dai Media per mettere nell’angolo il Movimento 5Stelle, che però non si fa mancare nulla da questo punto di vista, rischiando quotidianamente di vanificare ciò che di buono sta tentando di fare, ci dicono che al Sud – in Calabria più che altrove – la Lega si accinge ad avere un grande risultato alle Regionali del novembre prossimo. L’Abruzzo ci dice che quei sondaggi, però, non sono campati in aria. Ecco noi Calabresi, come ci capita spesso, non votiamo né di pacia, né ni di cuore, né di testa. Votiamo di rabbia o di convenienza spicciola. E posso anche capire. Ma affidarsi al “Salvato” avrà gli stessi effetti di quando ci si affida al “Salvatore”, che stavolta, miracoli dell’Italica Politica e delle sue magiche contorsioni, sono impersonificate dallo stesso soggetto. Ma tutto ciò non risolverà nulla, anzi, aggraverà il quadro generale. Al Nord si stava bene anche prima che la Lega nascesse. Nata, infatti, per difendere interessi di pochi tra ampolle riempite alla fonte del Dio Po e lauree acquistate in Albania, soldi che sparivano come cioccolatini consumati di nascosto quando si è a dieta e populismi secessionisti impiantati al sicuro nei palazzi del Sistema centrale. Il Sistema peggiore, forse, che l’Italia Repubblicana abbia mai conosciuto. Mentre al Sud, invece, si sta peggio nonostante il ventennio che ha visto i leghisti nei ministeri chiave, in politiche improntate sul clientelismo, bastoni camuffati da carote e in promesse atte a mantenere lo Status Quo di un assistenzialismo che, di fatto, ha sempre rappresentato un tappo per lo sviluppo. Assistenzialismo come oppio di un popolo che dorme rabbiosamente. Credo che l’emblema di tutto ciò che dico possa essere rappresentato da un fotogramma dove un certo Alemanno imbocca “il Senatur” con rigatoni all’amatriciana. Un’Italia spolpata che adesso boccheggia e un Sud in agonia senza più trasporti né Sanità degna di un Paese Occidentale sviluppato. Solo le tasse sono “al passo coi tempi”, il resto nulla assoluto. Come ho sempre detto, noi abbiamo pagato un prezzo altissimo al progresso senza mai raggiungerlo. Un prezzo Sociale in termini di perdita di identità, quella positiva, e di fosforo, di materia grigia sparsa per ogni dove a fare la fortuna degli altri, Padania in primis. Ora si vuol punire coloro che si è portati al potere perché promettevano scorciatoie e non strade e ferrovie decenti affidandosi a chi ci usa come bacino elettorale, che si fa cantore di un disagio per il quale mai si ricordi un atto concreto e specifico per il Sud e la Calabria. E sembra avere buon giuoco in questa crociata. E mentre vuole estendere il bacino elettorale, si rintana in secessionismi ammantati di Costituzionalismo, aiutati clamorosamente da quella Sinistra insipiente che si era impegnata, in Epoca Veltroniana, a togliere istanze alla Destra, finendo per metter mano all’Art. 5 della nostra Costituzione. Inserendo una mela marcia tra quelle buone e completando l’opera con quello che io reputo, a tutti gli effetti, l’esecutore materiale, l’Erede del Veltronismo e cioè Paolo Gentiloni e il suo Governo; fotocopia del Governo renziano. Fotocopia, peraltro, venuta peggio dell’originale, come inesorabilmente capita. Insomma, un Patriottismo senza Costituzione. Un Sovranismo senza contrappesi tra poteri dello Stato. Un Sovranismo che espropria la Sovranità stessa, cioè la Sovranità Costituzionale, smontandola laddove pone argini insormontabili. Disegno al quale noi Calabresi non dobbiamo cedere e renderci complici in quanto solo la Costituzione, il riappropriarci della nostra Sovranità Costituzionale potrà ridarci la dignità che ci è stata strappata e che, in molti casi, ci ha visti già complici fintamente inconsapevoli. Liberiamoci dalla fobia dell’invasione, non tanto perché non esista il problema in prospettiva futura ma perché non abbiamo più nulla da farci rubare. Non diamo fiato ai tromboni, a quelli ai quali interessa l’immigrazione perché ci sono i pomodori da raccogliere, né, tantomeno, a chi fomenta invasioni atte a macchiare la purezza della razza. Niente di tutto ciò. Non sono questi i problemi della Calabria. Ad oggi l’unica misura che potrebbe dare una boccata di ossigeno al disagio sociale, sperando che funzioni, è il Reddito di Cittadinanza. E l’unica cosa giusta fatta dalla Lega è quota 100, che non avrà spazzato via la Fornero ma certamente resta lodevole il coraggio, completamente assente tra gli eredi del Veltronismo, di metterla quantomeno in discussione e di scalfirne la sacralità pretesa e mai meritata. Salvini, adesso, faccia ciò che ha promesso, cioè chiudere entro l’anno la baraccopoli di San Ferdinando, vera e propria vergogna dell’umanità. Soprattutto per gli ipocriti che si fregiano dello slogan “restiamo umani”. Ma lo faccia dando dignità e una sistemazione a quei ragazzi. Non importa se poi andranno a raccogliere pomodori piuttosto che arance o cocomeri, lo abbiamo fatto anche noi ovunque in giro per il mondo, in epoche neppure lontanissime nel tempo. Importa e necessita soprattutto dare dignità a quei ragazzi e liberarli dalla schiavitù. La destra, per chiudere, non usi il Sud e non approfitti della rabbia sociale diffusa. Ma la mia cara Sinistra, o ciò che di lei rimane, si riappropri delle sue istanze e torni ai vecchi dogmi della difesa dei diritti dei lavoratori e degli emarginati. E la Calabria, fanciulla bella e irrequieta, lasci perdere il suo infantilismo congenito e dia un segnale di maturità. Va bene, va benissimo, non importa di che colore sia il gatto basta che catturi il topo. E occhio a non voler essere, però, sempre il topo. Che balla allegramente quando il gatto non c’è e poi finisce per fidarsi del peggior gatto che esista che gli promette di non mangiarlo ma di limitarsi a tenerlo in gabbia. Per quanto mi riguarda, affiancherò chiunque metterà al primo punto del programma la Sanità calabrese, il dissesto idrogeologico, la questione immigrazione senza fare né gli struzzi e neppure pensare che si risolva tutto con la ferocia cianciando di invasioni varie. La mobilità, la questione occupazionale. Spero che il gatto che vorrà prendere il topo sia di color rosso e spero di poterlo fare attraverso un nuovo concetto di Patria che si richiama interamente alla Costituzione più bella del mondo. Nessun sovranismo o rossobruunismo, ma un riappropriarsi della propria Carta Costituzionale che garantisce tutti, se correttamente applicata, per strapparla al vuoto burocratismo dell’Unione Monetaria che pretende di inculcare ad ognuno il mercantilismo tedesco e che vuole ad ogni costo l’egemonia della grande finanza e non l’egemonia della buona Politica che torna ad occuparsi dei problemi sociali del nostro tempo. E dunque, Patria e Costituzione sia.