di Pietro Sergi
Dissi dall’inizio che l’avvento di Renzi avrebbe ucciso il PD, e me ne andai dal PD nel 2014. Oggi qualcuno provi a dirmi che avevo torto. E non parlo o alludo alle sue vicissitudini con la Giustizia, né alle vicissitudini dei suoi genitori, non l’ho mai fatto e mai lo farò. Infondo se ci sarà una richiesta di autorizzazione a procedere si potrà dire che ha/hanno agito per il bene del Popolo Italiano e avranno l’appoggio dei 5Stelle, o magari faranno primarie lampo per chiedere se dare l’autorizzazione o meno e se ci sia reato o meno.
Poi ho contribuito a costruire Sinistra Italiana, esperienza unica e forse irripetibile, con l’appendice fallimentare della lista di LeU. Poi, quando ho visto come agivano in MDP – parlo della pessima gestione verticistica nelle Comunali di Imola, soprattutto – ho detto a chiare lettere che LeU non sarebbe stato il mio Partito e che bisognava finirla di dire che tutti aspettassero LeU quando avevo capito benissimo che nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla sua nascita e abbiamo visto che fine ha fatto. Infine, siccome credevo che la Sinistra stesse sbagliando clamorosamente sull’immigrazione, facendo come gli struzzi, e condividendo le misure in finanziaria su RdC e quota 100, come sul DL Dignità, misure che avremmo dovuto appoggiare e non osteggiare con motivazioni ridicole, ho provato ad accostarmi al Movimento 5Stelle, dove ho conosciuto davvero belle persone ma lontane anni luce dal mio modo di vivere la Politica fatta di iniziativa e fiducia nella libertà di muoversi in autonomia, per me vitale. E ho capito che la Democrazia diretta è la forma peggiore di Democrazia, sempre per quanto riguarda la mia breve esperienza; che rifarei in quanto mi ha aiutato a capire quella stranissima e affascinante galassia grillina. Ero convinto che quando si fosse verificata la rottura con la Lega, il Movimento fosse l’unico argine possibile per limitare lo strabordare del Matteo attuale, nell’attesa che faccia la fine politica di quello che l’ha preceduto al Governo.
Il gradone che si forma tra attivisti e Portavoce è come un banco di nebbia che non fa ostacolo ma porta tante insidie. Ed è fuffa, perché gli attivisti votano in maggioranza la “linea dettata dai Palazzi di Roma” e poi chi ha dettato la linea si sente autorizzato dagli attivisti a seguire la linea che ha lui stesso dettato. Quindi non vi è nulla di innovativo o diverso oltre la modalità di votazione. Tra l’altro non senza qualche intoppo telematico. Purtroppo il Movimento soffre pesantemente il suo stesso comportamento passato, dimentica che la rete lascia tracce e che scripta manent, e oggi riaffiorano i tanti buoi propositi spariti al primo “bau” di Salvini…non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Il potere corrompe la coerenza, la scavalca, la deforma e poi la cancella. Nonostante ciò, ritengo sbagliato chiudere ad un dialogo con il Movimento, non tanto per i vertici quanto perché al loro interno vi sono confluite grosse fasce di quei blocchi sociali che avremmo dovuto rappresentare da sinistra e che invece abbiamo tradito.
Quindi, resto convinto che questa mia esperienza nella Democrazia liquefatta mi dia, oggi, la possibilità di parlarne con cognizione di causa, senza però la presunzione di poter dire di aver capito tutto del Movimento. Ma ciò che ho capito mi basta. Questo voto sulla Piattaforma (o formapiatta…) ci dice che la multiculturalità e la multisensibilità disomogenea che aveva fino ad oggi costituito il Movimento, da oggi sarà appiattita tra due correnti: quella mutata antropologicamente che inizia a ragionare sul mero mantenimento del potere e quella che si richiama alla purezza e alla coerenza originarie, già divenuta minoranza in meno di un anno di Governo. Questa esperienza, brevissima, mi ha anche dato modo di guardare la Sinistra dall’esterno. Beh, con un macigno nel cuore vi posso dire che molto spesso è DESOLANTE ed INCOMPRENSIBILE. Lo è nei selfie sulle navi, lo è nell’ipocrisia di un disinteresse post-sbarco, lo è nella pretesa di premi Nobel assegnati ad una terra tra le più feroci nello sfruttare gli immigrati e ancora non in pace neppure con se stessa, e la più ipocrita nel considerare un’esperienza positiva e di nicchia il “modello” da seguire. Come lo è nei Sindacati politicizzati che agiscono ormai da Partito politico e si uniscono quando c’è da difendere loro stessi.
Ma chi nasce tondo non muore quadrato. Cane sciolto ero, e cane sciolto sarò sempre. E il mio “cuore di cane” batte a Sinistra. Una Sinistra, però, che non abbia paura di dire le cose come stanno. E chi, come spesso è capitato, dice davvero le cose come stanno, per me, è Stefano Fassina. L’incidente di percorso tra me e lui è alle spalle. Le stupidaggini, le etichette di rossobrunismo lasciano il tempo che trovano. C’è da superare alcuni dogmi attraverso il coraggio di dire che non è insultando chi è scappato via che ritroveremo il nostro Popolo. Non è negando l’evidenza interna sull’immigrazione che risolveremo i problemi dell’Africa. Non è questa Europa così incerottata che espropria i Paesi membri della propria Costituzione, e che impone il mercantilismo tedesco, la panacea di tutti i mali. Anzi, ne è l’origine. Non è il liberismo la risposta al disagio sociale, ne è l’origine. Non è inventandosi un Antifascismo di comodo che si mantiene in vita l’antifascismo vero. Non è guardando e badando solo ai conti pubblici che si fa il bene delle generazioni future; perché c’è una fascia che il futuro se l’è già fumato e vive in povertà minorile. Non è svendendo i diritti dei lavoratori che si crea lavoro; e il DL Dignità né è la riprova. Perché non è affidandosi al boia, metaforicamente parlando, che si salva il condannato…cioè il Sud in mano alla Lega. Per questi motivi, ho deciso di impegnarmi a far crescere Patria e Costituzione in Calabria, perché si ripropone di agire con modalità nuove a Sinistra. La strada, come sempre, è lunga e lastricata di insidie. Ma qualsiasi cammino, lungo o corto che sia, inizia con un primo passo.