di Gianluca Albanese
LOCRI – Una struttura sanitaria che serve una popolazione potenziale di 140.000 abitanti, la stessa di quando il numero dei posti letti erano molti di più. Delle disfunzioni e delle problematiche dell’ospedale di Locri si è detto e scritto tantissimo. Oggi, chi lavora in questa struttura non ci sta a essere parte di un magma indistinto in cui viene accomunato a chi ha avuto e ha le responsabilità – a tutti i livelli – per le quali mancano servizi essenziali e, soprattutto, il personale necessario. E allora, è giunto il momento di fare sapere a un’opinione pubblica troppo spesso distratta dal facile sensazionalismo, che all’ospedale di Locri, accanto alle inefficienze e alle disfunzioni, ci sono anche e soprattutto realtà encomiabili, esattamente come l’impegno di chi ogni giorno profonde il massimo sforzo per assicurare la dovuta assistenza sanitaria ai pazienti.
Il chirurgo Luigi Brugnano, tra gli altri, nei giorni scorsi ha rilasciato una significativa intervista a Giuseppe Tumino di “Gazzetta del Sud”, nella quale ha detto, tra l’altro, che “Mi auguro che il Comitato dei Sindaci decida di appropriarsi finalmente del ruolo che la legge gli attribuisce in materia di programmazione sanitaria (L. 502/92 art. 3 bis comma 7) superando la fase delle sterili manifestazioni di piazza e degli scoop scandalistici per passare a una concreta vigilanza sul diritto alla salute dei propri cittadini ed a proposte concretamente risolutive dello stato di crisi. Forse, se i sindaci avessero esercitato per tempo i propri doveri in tal senso, a rischio anche di mettersi contro le rispettive parti politiche, non saremmo arrivati a questo sensazionalismo, rivelatosi così infamante e deleterio. Finché si parlerà male della struttura ospedaliera al solo scopo di additare responsabilità altrui, perpetrando l’atavico pianto greco che è retaggio delle nostre origini culturali, l’unico risultato che si riuscirà ad ottenere sarà rendere ancora più arduo il nostro già difficile lavoro”.
Parole pesanti come macigni. E sagge come quelle del suo collega di reparto Francesco Rispoli – tra i primi a intervenire dopo il servizio de “Le Iene” – e di tanti altri che il loro lavoro lo onorano al meglio ogni giorno, seppur in condizioni difficili.
Oggi, la nostra testata vuole proporre alla vostra visione il seguente video, girato da personale interno all’ospedale di Locri, il cui incipit è emblematico: “Tutto quello che è sfuggito alle Iene”.
Il video è accompagnato dalla seguente comunicazione, nella quale non ci sono firmatari – non serve perché si parla a nome di tutti – ma vuole esprimere un sentire comune che vada oltre a sensazionalismo e scandalismo e ridia fiducia ai cittadini:
“Non ne possiamo più di sentire che la Sanità, nella Locride , è da “terzo mondo” e, al contempo, continuare a vedere che di fatto non s’interviene in maniera concreta per modificare una situazione drammatica che da anni è sotto gli occhi di tutti. Se non fosse che le conseguenze sono vissute quotidianamente sulla pelle dei cittadini, che non vedono riconosciuto il loro sacrosanto diritto alle cure, e sulla maggioranza degli operatori sanitari che si trovano a dover lavorare in condizioni di perenne emergenza, potremmo anche dire che ormai siamo abituati a questa “propaganda”. Uno stato di abbandono che si è consumato, e continua a consumarsi, nell’indifferenza più assoluta di chi avrebbe il potere ed il dovere d’intervenire. Che cosa abbia determinato tutto questo, e soprattutto, di chi siano le responsabilità di questa scellerata gestione, non è lecito saperlo. Si respira un pesante clima “pilatesco” dove tanti, che potrebbero fare , preferiscono lavarsene le mani e starsene a guardare, senza intervenire. Nel frattempo si lascia che un pesante clima di sfiducia cancella il sacrificio di tanti operatori che, con grande abnegazione, continuano a lavorare in condizioni drammatiche, di continuo anche mortificati ed umiliati. Se si vuole veramente cambiare, s’intervenga subito per far sì che un Ospedale abbia i requisiti strutturali , di confort alberghiero, di attrezzature e di personale sanitario in numero sufficiente a svolgere le proprie funzioni. Si scelgano senza clientelismi le persone giuste, si diano con urgenza i mezzi necessari, si abbia il coraggio di identificare le sacche di inefficienza o di incapacità e si dia gratificazione e responsabilità dirigenziale a chi veramente merita. E’ chiedere troppo che nel nostro territorio vi sia un sistema sanitario “normale” , efficace ed efficiente al pari di quanto avviene in altre realtà ? E’ chiedere troppo , che l’ Ospedale sia messo nelle condizioni di poter operare in maniera appropriata, che vi siano servizi territoriali complementari, capaci di operare in termini di continuità assistenziale e di integrazione dei servizi, che vi siano strutture assistenziali alternative al ricovero ospedaliero, che sia operativa l’ assistenza domiciliare, l’hospice ed il sistema di cure palliative ? E’ fuori luogo pretendere con forza che vi sia una riorganizzazione gestionale ed amministrativa in questa Azienda Sanitaria in grado di supportare e facilitare l’operatività delle varie strutture sanitarie?
Nel frattempo questo territorio, con tutti i suoi cittadini, continua a subire oltre al danno anche l’umiliazione mediatica di che inevitabilmente colpisce tutto e tutti, buoni e cattivi. Occorre fare presto per non vedere cancellato del tutto quanto realizzato, con grande sacrificio, da tanti operatori sanitari che nel tempo hanno dato lustro a questo Ospedale. Ma forse, anche di questo , non importa niente a nessuno”.