(foto e video di Enzo Lacopo)
di Francesca Cusumano
LOCRI-“DAMA NERA” è il nome dell’operazione avvenuta nella tarda serata di ieri a Bianco, cui i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia del posto, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, in regime di arresti domiciliari, nei confronti di Valerio Farcomeni e Giuseppe Farcomeni di 52 e 37 anni, rispettivamente zio e nipote, commercianti, già noti alle forze dell’ordine, poichè ritenuti responsabili in concorso di lesioni pluriaggravate, detenzione e porto illegale di arma da fuoco.
Tutti i dettagli sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa, tenutasi presso il Comando Gruppo Carabinieri di Locri, presieduta dal procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D’Alessio.
Alla conferenza presenti anche il tenente colonnello del Gruppo di Locri, Pasqualino Toscani, il comandante della Compagnia Carabinieri di Bianco, Ermanno Soriano e Massimiliano Cosentini, comandante del NORM della stessa Compagnia.
I fatti contestati si riferiscono esattamente al 31 gennaio 2014 quando, verso le ore 13.15, la Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di Bianco riceveva una chiamata, per conto del personale del locale distaccamento del Servizio Sanitario Urgenza ed Emergenza Medica (SSUEM), che informava l’Arma che poco prima, era giunto sul posto, un 40enne di Bianco, Francesco Sculli, con ferite di arma da fuoco.
A Sculli, successivamente trasportato presso l’Ospedale Civile di Locri e ricoverato nel reparto di Ortopedia, era stata riscontrata una “ferita di arma da fuoco al collo del piede sinistro con proiettile ritenuto”.
Nel primissimo pomeriggio del 31 gennaio 2014 infatti, in pieno centro a Bianco, lo Sculli sarebbe stato vittima di un cruento agguato da parte di due uomini, i quali lo avrebbero dapprima violentemente pestato e, successivamente, fatto oggetto di diversi colpi di pistola, uno dei quali lo avrebbe attinto ad un piede, procurandogli gravi lesioni.
Le indagini inizialmente orientate verso possibili scenari di criminalità organizzata, subito dopo, tenuto conto della personalità della vittima, si sono concentrate nell’ambito dei rapporti interpersonali dei familiari della parte offesa e sui trascorsi sentimentali di una cognata della moglie dello stesso Sculli. La donna, infatti, rimasta prematuramente vedova pochi anni prima, avrebbe intrattenuto una relazione con Valerio Farcomeni.
I parenti della donna, al contempo, le avevano impedito l’accesso alla cappella dov’era tumulato il marito, poichè non avevano accettato di buon grado il rapporto inteso invece, come una grave mancanza e un “disonore” agli occhi della gente.
L’astio tra le famiglie interessate, era così culminato con l’agguato del 31 gennaio 2014 da parte del Farcomeni, il quale non avrebbe gradito che i familiari della donna, si fossero “messi in mezzo” per ostacolare in ogni modo, il loro rapporto.
<<Si tratta di un’operazione-ha esordito il procuratore della Repubblica di Locri Luigi D’Alessio– maturata in un contesto particolarmente problematico. Ci riferiamo ad un’aggressione con arma da fuoco, ai danni di una persona, avvenuta in un clima di ostilità, soprattutto da chi ha subito tale agguato e che, in qualche modo, aveva dimostrato una totale reticenza, cercando addirittura di sviare le indagini. Essere riusciti in un simile contesto di omertà e di avversità rispetto alle indagini, ad ottenere il risultato e ad acquisire prove, processualmente utilizzate a carico dei responsabili, è un’attività particolarmente meritoria. Ancora una volta, registriamo in questi contesti, come il rapporto uomo-donna, la figura della donna (in questo caso), rimasta vedova, che non avrebbe dovuto rifarsi una vita, rappresentano degli elementi alla base di questi comportamenti violenti. Ciò dimostra come ci sia ancora molto da fare, per ripristinare la figura femminile di assoluta parità e di assoluta capacità di diritto di riprendersi la propria vita che, non appartiene nè al coniuge nè ai familiari di quest’ultimo>>.
<< Casi simili-ha aggiunto il colonnello del Gruppo di Locri Toscani– sono stati già affrontati nei mesi di febbraio e aprile del corrente anno. L’operato dei Carabinieri (per quanto riguarda la giurisdizione della Compagnia di Bianco), continua ad essere un’attività costante e fruttuosa>>.
<<Le prime investigazioni-ha spiegato il comandante della Compagnia di Bianco, Soriano– sono state immediatamente avviate dagli inquirenti in un difficilissimo contesto ambientale, di completa reticenza. Anche la vittima dell’agguato, sin dall’inizio, aveva reso delle dichiarazioni contraddittorie e fuorvianti tra loro, indicando ad esempio, un luogo diverso da quello dove si erano verificati realmente i fatti. Tuttavia i successivi sviluppi, supportati da attività tecniche di intercettazione telefonica ed ambientale, hanno consentito in primis, di individuare il luogo esatto dell’agguato, la centralissima via Vittorio di Bianco;e poi,di individuare i responsabili dell’azione criminosa e il movente, ovvero vecchi rancori tra le famiglie di origine delle parti coinvolte e nello specifico appunto, la relazione sentimentale che una cognata della vittima aveva intrapreso nel 2011, dopo la morte del marito. La donna in questione, avrebbe cominciato questa relazione senza il benestare della famiglia, come vorrebbero alcune usanze locali. Da qui, una serie di risentimenti reciproci, poi culminati nell’agguato del 31 gennaio 2014. Motivo per il quale, l’attività d’indagine è stata denominata DAMA NERA>>.
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