Immagini FotoCollage di Enzo Lacopo © 2017
Nella memorabile giornata del 17 agosto 2017, una nuova pagina di storia patria è stata gloriosamente aperta dal benemerito Parà in congedo della Folgore, Cosimo Paolo Pelle, il quale, con le sue incrollabili fatiche e il suo pensiero trasparente e umanamente intellettuale, ha desiderato esprimere un caldo e commosso ringraziamento a tutti coloro che, animati da una sana e forte passione militare per l’amore e la difesa dell’eccelsa bandiera italica, si sono a lui abbracciati nella volontà fiera di onorare, con il lustro della loro presenza di prestigio, questo suggestivo lembo di Calabria, adagiato luminosamente nel Comune di Antonimina.
La loro numerosa presenza testimonia ancora, a 102anni dalla I guerra mondiale e a 72 anni dalla Liberazione nazifascista, che celebrare il ricordo dei caduti di tutte le guerre è un nostro preciso dovere, per non dimenticare, mediante un religioso raccoglimento, chi ha combattuto con autentici valori di amor di patria, senso dell’onore e spirito di sacrificio.
Ricordare per non dimenticare l’olocausto di tante vite umane, sia tra i caduti, sia tra quelli che, pur sopravvissuti, sono rimasti gravemente invalidi.
L’insegnamento trascorso deve soprattutto ricordarci che è anche doveroso operare, affinché, nell’animo di tutti noi, prevalga sempre la volontà di una pace chiara e felice, estesa a tutte le latitudini del mondo.
Nell’antico borgo di Antonimina, così eminentemente rappresentato, non avrebbe potuto esservi una cerimonia più prestigiosa, a 156 anni dall’Unità d’Italia, la quale ha riscoperto i ragguardevoli sacrari della nostra Patria. 156 sono pure gli anni della nascita dell’Esercito Italiano, che continua a mantenere alta nel mondo la bandiera delle nostre Forze Armate, simbolo di unità, di onore e di valore militare, con l’ammirevole contributo dei soldati di ogni ordine e grado, caduti per la salvaguardia e il futuro consolidamento delle istituzioni repubblicane.
Per solennizzare l’importante ricorrenza del centenario della tragica epopea descritta dalla I Guerra Mondiale, che ha spazzato via, purtroppo, un’intera generazione di giovani contadini e intellettuali calabresi, si è fatto glorioso ricordo dell’impresa della brigata “Calabria” sul Col di Lana nell’aprile 1916 e di quella, non meno audace, delle brigate “Catanzaro e Cosenza” nel maggio e nell’agosto del 1917.
Erano ragazzi meravigliosi, che, con il loro formidabile coraggio, si sono immolati come prime vittime sacrificali alla guerra patriottica e all’amor di patria, schierandosi in prima linea per lottare fino all’arma bianca e difendere le loro postazioni.
650mila morti, 100mila morti in prigionia, 1.500.000 tra feriti ed invalidi, queste le drammatiche cifre della I guerra mondiale; eroici soldati mandati a morire in azioni suicide nella cosiddetta “terra di nessuno”. Nei loro diari, le frasi più comuni erano le seguenti per capire la drammaticità di quegli eventi:” Qui non è facile prendersi delle pause, si soffre, si lotta, si muore, corpi sfigurati e senza nome. Ogni giorno vedo cadaveri, a destra, a sinistra, davanti, indietro. Sono circondato. Il Piave è tinto di rosso, qui è l’inferno, non c’è la faccio più. Vado all’assalto con la speranza di vivere ancora un altro giorno”.
8 medaglie d’oro, 273 d’argento, 210 di bronzo sono state conferite ai soldati calabresi, segno indelebile e testimonianza preziosa del loro purissimo eroismo.
A perenne ricordo di tali drammatici avvenimenti, cento anni dopo, lo scrittore Paolo Rumiz, durante un lungo viaggio tra i luoghi e le trincee della I GuerraMondiale, scrive: . Rimane il grande desiderio, affinchè queste semplici e struggenti parole possano entrare nel cuore di chi ha preferito dimenticare quell’universale e umanissima tragedia, ma in questo indimenticabile momento di somma coralità spirituale, vissuta nel cuore di Antonimina, l’immancabile presenza di tutti ilabari militari afferma che il ricordo dell’immane sacrificio dei nostri commilitoni scomparsi, resterà indistruttibile. E questo perchè Antonimina è uno dei pochi paesi della Locride, che ha voluto erigere in piazza il Monumento al Carabiniere, donato dal defunto e amico Gaetano Barletta, in ricordo del padre Ottorino, maresciallo dell’Arma, che ha prestato servizio in paese dal 1940 /46, e soprattutto perchè Antonimina, tra i suoi figli migliori, ha lasciato alla guerra un valoroso carabiniere, di nome Giuseppe Siciliano, morto per fucilazione, durante la prigionia tedesca, il 20 gennaio 1944.
In occasione dell’avvenuta celebrazione del 72° anniversario della Liberazione del 25 aprile, il Parà Cosimo Paolo Pelle ha inteso menzionare con puntualità esemplare la non trascurabile “ BATTAGLIA DIMENTICATA,” avvenuta in Aspromonte, sull’Altopiano dello Zillastro; era “l’ultima battaglia”, della quale furono protagonisti 400 uomini appartenenti al 185° reggimento della “ Divisione Nembo”, all’alba dell’ 8 settembre 1943, quando ormai l’armistizio con gli Alleati era già stato ratificato, ma volutamente non ancora comunicato all’esercito italiano.
Un pensiero altrettanto deferente è andato ai commilitoni, Andrea, Stefano e Pasquale, morti nell’imboscata di Mogadiscio, il 2 luglio 1993 al checkpoint Pasta, ai 19 ragazzi che, per il bene della pace, hanno dato la loro vita nell’attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003 e a tutti coloro che, conosciuti o meno conosciuti, hanno dimostrato in battaglia un imponente valore militare.
La manifestazione patriottica di Antonimina, accompagnata dai suoni eroici ed esaltanti di una fanfara militaresca, è partita con il segnale obbligatorio dell’ alzabandiera e si è snodata per le piccole strade del paese, salutando prima di tutto il Monumento al Carabiniere; poi ha raggiunto il sagrato della Chiesa matrice, estendendosi con compostezza geometrica fino all’altare principale, dove è stata celebrata dal parroco la santa Messa in suffragio delle anime di tutti i soldati caduti in battaglia. Al termine della cerimonia religiosa, la sfilata dei militari in servizio e in congedo delle varie appartenenze rappresentative, guidata dallo stesso Cosimo Paolo Pelle, si è diretta verso lo spazio della collocazione municipale delle nuove lapidi marmoree, scoperte e inaugurate, alla presenza delle autorità, in perenne testimonianza dei nomi gloriosi appartenenti ai martiri della I e della II guerra mondiale. Dopo un solenne attimo di raccoglimento, i labari delle Forze armate sono ritornati nella storica piazza del Municipio, ponendosi, come antiche e ardimentose schiere, dinanzi al pulpito sacro della memoria; di lì, insieme all’intervento preliminare del primo cittadino di Antonimina, Luciano Pelle e alla consueta presentazione del moderatore prof. Ugo Mollica, si è potuta elevare la voce tremula e commossa di alcuni vecchi commilitoni che hanno scritto e ripercorso, soprattutto con la penna del cuore, intense pagine di storia di vita militare.
Il lungo discorso commemorativo di Cosimo Paolo Pelle ha catturato l’emozione dei partecipanti, emozione che ha raggiunto la vetta, nel momento in cui lo stesso Parà in congedo ha scandito, con voce possente, l’elenco nominale dei concittadini che hanno sacrificato la vita individuale per il bene vitale e collettivo della nobile Italia: all’unico e sacrosanto appello, tutti hanno risposto “ presente”, perché i nomi dei soldati antoniminesi rifulgono non solo nel bagliore delle medaglie, ma soprattutto nella limpidezza solare di un autentico eroismo che non conosce dimenticanza. Questa storica manifestazione, dunque, è servita a conferire un rinnovato prestigio al làbaro delle nostre virtù militari, dall’ imperiale memoria, nonché al sigillo immortale che simboleggia, in altissima veste, la vocazione dell’italica stirpe ad una tradizione politica fondata sulle norme insostituibili di una sana Costituzione democratica, come unica sorgente del diritto civile tra i popoli che sanno concorrere con le armi, ma anche con la pace, alla legittima salvaguardia dell’ amor di patria.
La nostra bandiera sanguigna svetta più alta che mai nell’impavido cuore di quelli che, per l’onore d’Italia nel mondo, hanno tenuto le armi nel pugno, riparando la vilipesa giustizia nelle terre oltre confine e ritemprando la pace sconvolta dalla schiera dei feroci oppressori.
Le schiere eroiche di tutte le Forze Armate d’Italia e dei valenti Parà della Folgore levano alte le loro voci nel canto, sventolando l’immensa bandiera che accomuna tutti nel pianto, inneggiante sempiterno ai caduti.
Viva l’Italia e i suoi militi invitti.
Viva l’Italia e il suo tricolore.