Ci sono eventi che segnano in maniera implacabile la distanza tra una mente brillantissima e un apparato cardiovascolare provato dal tempo e dalla malattia, tra il genio adamantino e la patologia che non fa sconti.
Oggi è morto, dopo una lunga malattia, Franco Mammoliti, faro per tutti i commercianti calabresi e fondatore dell’Ascoa (il sindacato datoriale delle piccole e medie imprese), amministratore illuminato che pur avendo rivestito più volte incarichi in giunta, rifiutò sempre la delega ai Lavori Pubblici «Perché – ha confessato di recente – non ho mai voluto avere a che fare con la ‘ndrangheta».
Chiaro, schietto, cristallino. Franco Mammoliti è sempre stato così e se la salute, da qualche anno a questa parte, lo aveva tradito, non aveva mai perso la sua ironia dissacrante e quella voglia di spronare ancora gli attori sociali del territorio a rimboccarsi le maniche per migliorare questo estremo lembo d’Italia.
Lui che tanto aveva insegnato, e tantissimo aveva da insegnare, non aveva mai smesso di spendersi per la tutela delle istanze dei ceti produttivi.
Mente raffinatissima, ha incarnato una delle ultimissime figure di “self made man”, uomo che si è fatto da sè, quando, ancora ragazzino, lasciò il borgo natìo di Agnana per partire alla conquista di Siderno, Locri, Reggio Calabria, iniziando da venditore di macchine per scrivere per diventare, dopo la laurea in Economia e Commercio, professore alle scuole superiori e poi, otto lustri fa, fondatore dell’Ascoa.
Chi scrive queste righe ha avuto la fortuna, l’onore e il privilegio di frequentarlo negli ultimi sei mesi, quelli necessari alla stesura del libro intervista “Locride, Italia: problematiche e soluzioni” da lui fortemente voluto per lasciare un messaggio – divenuto poi un vero e proprio testamento – alle giovani generazioni, a partire dai suoi adorati nipoti.
Oltre al lato pubblico di Franco Mammoliti, abbiamo imparato ad apprezzare il suo lato umano, intimo, che traspare da alcuni suoi scritti e che emergeva dalle lunghe chiacchierate che facevamo a margine di ogni incontro in cui l’idea di base diventava libro.
Il destino sembra avergli concesso la possibilità di salutare in grande stile i suoi tanti estimatori, quando lo scorso 2 maggio il libro è stato presentato. Lo stesso destino che, quasi in contemporanea, ci tenne lontani pochi giorni dopo per due eventi imprevisti e imprevedibili. Ognuno nella propria stanza asettica, distanti un centinaio di chilometri ma vicini col pensiero, tanto che in occasione dell’ultima telefonata, meno di un mese fa, ci salutammo dandoci appuntamento per i prossimi libri da scrivere insieme.
Perché Franco Mammoliti aveva ancora tanto da raccontare.
Ci resta l’amarezza di chi ha perso, più che un amico, un parente e il grande vuoto che lascia la sua scomparsa.
Per espresso desiderio del compianto dottor Mammoliti, i familiari stanno lavorando per allestire la camera ardente nella sede locrese dell’Ascoa, a partire dalle 12 di domani, martedì 13 giugno.
Le solenni esequie, invece, avranno luogo mercoledì 14 alle 16 nella chiesa di San Biagio.
A precisa domanda rivolta durante la scrittura del libro, Franco Mammoliti rispose che aveva già fatto scrivere il suo epitaffio nella tomba di famiglia: «Due mondi, quale è il migliore?».
Naturalmente non siamo in grado di risolvere l’eterno quesito.
Siamo certi, invece, che a quest’ora starà già facendo arrossire gli angeli del paradiso con i suoi aneddoti irripetibili, conclusi con la consueta risata dissacrante.
Ai familiari, alla moglie e ai figli Pino e Fabio vanno le più sentite condoglianze da parte della redazione di Lente Locale.
Riposa in pace, “don Franco”. La Locride ti è grata.
DI SEGUITO LA NOTA DI CORDOGLIO GIUNTA IN REDAZIONE DALLA SEZIONE DI LOCRI DELL’ARCHEOCLUB:
«ll Presidente dell’Archeoclub d’Italia sezione di Locri, il direttivo unitamente a tutti i soci , esprimono sentimenti di cordoglio alla famiglia Mammoliti per la scomparsa del caro congiunto dr.Franco Mammoliti , ricordandone le doti umane e sociali che hanno contribuito allo sviluppo del territorio locrese. Alla moglie, ai figli Pino e Fabio con le rispettive famiglie la nostra affettuosa vicinanza».