
di Simona Ansani – intervista di Francesca Cusumano – riprese e montaggio di Enzo Lacopo © 2020
LOCRI – Nella suggestiva cornice della Corte del Palazzo della Città di Locri è andata in scena ieri sera “Coppia aperta, quasi spalancata” diretta dal regista Carlo Emilio Lerici, interpreti Antonio Salines e Francesca Bianco. “Coppia aperta, quasi spalancata” scritta da Dario e Fo e Franca Rame nel 1982, è un testo che denuncia quell’arretratezza culturale maschilista, dell’uomo che può tutto, che può permettersi qualsiasi licenza, anche e soprattutto nella sfera sentimentale, mettendo quasi in un angolino la propria moglie, tanto da proporle una sorta di coppia aperta, ma, probabilmente a senso unico. L’ironia travolgente di Antonia, la protagonista, viene vista durante i lunghi monologhi come una sorta di eroina di tutte le mogli tradite, trascurate e derise. Non è difficile dunque rispecchiarsi in Antonia, perché del resto le corna, da sempre ormai, sembrano essere diventate uno status symbol, difficili però da mandare giù e da portare a testa alta e con fierezza. “Eh sì, bisogna dire che la coppia aperta ha i suoi vantaggi. Prima regola: perché la coppia aperta funzioni, deve essere aperta da una parte sola: quella del maschio! Perché se la coppia aperta è aperta da tutte e due le parti ci sono le correnti d’aria!” (tratto dalla commedia, ndr). E allora come una sorta di do ut des, ecco che anche Antonia incontra un uomo, aitante, intelligente, con il quale intraprende una relazione, ma la gelosia del marito maschilista prende il sopravvento, la psicologia maschile viene fuori colorandosi di rosso, quel rosso come la passione dapprima spenta e poi riaccesa solo perché ora vicino alla moglie vi è un altro uomo. Comicità, brio, spregiudicatezza, il testo di Dario Fo e Franca Rame, dettano al pubblico chiari spunti di riflessione, primo fra tutti quello che ciò che oggi trascuri prima o poi sarà di altri, senza differenza di genere.
Immagini








