di Gianluca Albanese
SIDERNO – Un motivo ci sarà stato se ogni squadra che voleva vincere il campionato ti contattava subito e si faceva in quattro per averti tra i suoi titolari. E quando parlo di squadra non mi riferisco solo a quelle con cui hai disputato campionati da venti goal a stagione. No, qualsiasi squadra. Perché per te, quando scendevi in campo, era sempre una finale: gara che valeva una stagione o torneo estivo di calcetto sul lungomare. Per te era sempre la partita della vita. E tu eri il più forte.
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Eri un generoso, “Lupo”, e amavi sudare la maglietta. Sarà per questo che ogni posto della Piana e della Locride era casa tua. Mai un rimpianto, mai un motivo di risentimento per un’appartenenza passata alla squadra che non era più la tua. Eri sempre il benvenuto, anche quando tornavi da avversario. Perché la lealtà e l’umiltà erano il tuo credo.
Tutti ti amavano, tranne i difensori e i portieri avversari. Li fregavi sempre, perché al goal davi del tu. Ma non ti sei mai montato la testa o presto troppo sul serio, forse perché la mattina dopo ogni successo ti rifugiavi nella tua tranquilla e riservata quotidianità: il lavoro, la famiglia, il calcio.
Avevi sale in zucca, “Lupo”, e se c’era una delle solite risse che scoppiava in campo “per la fragilità della condizione umana” arrivavi solo per dividere, mai per mettere benzina sul fuoco.
Abituato a superare tutti nel rettangolo di gioco (fino quasi a irriderli per manifesta superiorità) sei stato beffato da un destino scorretto come un difensore che entra “piede a martello” alle tue spalle, in malafede come un arbitro che nega l’evidenza, vigliacco come un tifoso che lancia un petardo, un sasso o che cerca di accecarti col laser.
Ci resta un grande senso di vuoto e la consapevolezza che questo calcio dilettantistico (che già non è più quello di una volta) ora si è impoverito ancora di più, perché ha perso una bandiera, un simbolo, uno che non chiedeva mai il cambio, perché sapeva rendere onore al dono che madre natura gli aveva donato.
Che la terra ti sia lieve, “Lupo” e che il tuo ricordo possa essere da esempio per ogni bambino che correrà dietro a un pallone; in un green di calcetto con divisa e completino “figo” o, meglio ancora, su una strada polverosa con due pietre a mo’ di porta, come ai tempi della mia e della tua infanzia.