di Enzo Romeo (foto di repertorio)
Ho un’idea ed è difficile che me la si tolga dalla testa: credo che più parliamo di femminicidi, più cresca lo spirito di emulazione. La cronaca ha le sue leggi, lo so, ma bisogna frenare rispetto alle riflessioni post evento, lasciando margini ampi di azione a chi, per ruolo e funzione, è deputato ad interessarsi e a definire gli aspetti più nascosti di queste tragedie. Un lavoro quello degli esperti che, secondo me, va svolto lontano dai prosceni mediatici e, dunque, nella massima riservatezza.
Ennesimo femminicidio a Messina, vittima Sara, 22 anni appena. L’assassino, ancora allo stato presunto, avrebbe ucciso perché non corrisposto nell’ amore che provava per la vittima.
I cosiddetti maschi sono ormai di fronte al fallimento acclarato. Inutile nasconderlo. Ma, detto questo, secondo me, modestissimo parere il mio, bisogna poi smetterla di approfondire giornalisticamente, perché si rischia di esaltare propensioni nefaste.
Serve, sempre secondo me, una comunicazione che sia asettica e limitata. Dovranno essere più le agenzie formative ed in primis le famiglie a monitorare eventuali situazioni a rischio, realizzando un presidio e un osservatorio il cui fine sia quello non di pontificare, bensì di offrire soluzioni. A questo si deve aggiungere l’impegno totalizzante e solidale verso ogni donna, che ha il diritto di urlare il suo no.