RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SEGUENTE LETTERA APERTA
Oggi mi trovo a parlare di giustizia.
“La giustizia in generale è l’ordine virtuoso dei rapporti umani in funzione del riconoscimento e deltrattamento istituzionale dei comportamenti di una persona o di più persone coniugate in una determinata azione secondo la LEGGE o contro la legge.
Per l’esercizio della giustizia deve esistere un codice che classifica i comportamenti non ammessiin una certa comunità umana, e una struttura giudicante che traduca il dettame della legge in una conseguente azione giudiziaria.
La giustizia per sé, per gli altri e per chiunque, si identifica comunque in un DOVERE e in unDIRITTO”.
Il Ministero della Giustizia “dovrebbe essere preposto all’organizzazione dell’Amministrazionegiudiziaria civile, penale e minorile, dei magistrati e di quella penitenziaria”.
Mi trovo a leggere molto spesso sui social di ragazzi come me e anche persone adulte, che scrivono:
“in Italia la giustizia non esiste”.
Io oggi dico: non è vero che non esiste, perché in Italia si è sempre parlato di giustizia. Ma giustizia che riguarda solo persone di un certo ceto sociale; allora si, lì chiediamo tutti giustizia.
Ma quando arriva la notizia tramite telegiornali o giornali di un povero anziano che viene assassinato dentro casa sua da ladri pronti a rubargli la pensione ,lì la giustizia dov’è?
Quando a causa di un’operazione fatta male dai medici di un ospedale muoiono bambini o mamme durante il parto, senza avere la gioia di godersi certi momenti, lì la giustizia dov’è?
Quando si muore per un orrore o errore commesso da chi non è lucido a causa di droghe, alcool, psicofarmaci o semplicemente perché non vuole rispettare il codice della strada (la legge che lo Stato impone), lì la giustizia dov’è?
Molto spesso è stato dimostrato che la giustizia in determinati momenti è impegnata a risolvere i casi di chi, a differenza di noi comuni e normali cittadini, ha un potere, un ruolo importante in Italia. In teoria la giustizia in Italia non è mai defunta; in pratica è come se non fosse mai nata.
Sono la sorella di Rocco Marando (il ragazzo che ha perso la vita per omicidio stradale a Luglio del 2018), una ragazza di 19 anni che si chiede, come si è già chiesto Alexandre Cuissardes:
“E’ l’innocente che deve temere la giustizia e non il colpevole?”.
Roberta Marando, 19 anni.