Anche la parte più infinitesimale dei sampietrini di Roma sa che il delitto del politico e giornalista fu realizzato da squadristi fascisti il 10 giugno 1924, salvo poi essere ritrovato il cadavere, dello stesso deputato e giornalista, poco più di due mesi dopo: e quindi? Cosa c’era di così nuovo nei contenuti di quel famigerato intervento, che non si sapesse o di cui non si fosse a conoscenza? Praticamente nulla, il resto di nulla. Anche perché, a distanza esattamente di cento anni, quell’assassinio ha fatto sì che si addivenisse ad una sorta di omicidio “fotocopia” da parte del regime russo, da parte del neo zar Vladimir Putin, con il maggiore oppositore al leader russo, ucciso da chi e con quali modalità? La risposta è tutta lì, per meglio dire qui, nelle tre righe precedenti a questa…
di Antonio Baldari
Ed anche quest’anno è arrivato il 25 aprile, come ogni anno con tutto il suo carico di polemiche, di discorsi triti e ritriti, di cosa si può e non si può fare, certamente anche in questo anno bisestile un 25 aprile di tutti. Perché tutti gli Italiani furono liberi in quel giorno del 1945, di chi lo volle e di chi non lo volle; di chi oggi lo vuole e di chi oggi non lo vuole.
Detto questo, in maniera sin troppo semplice e scontata – forse per questo indigesta in questo strabenedetto Paese chiamato Italia, dove le cose semplici pare siano state messe al bando da tempi biblici! – possiamo ben dire in modo altrettanto semplice e scontato che proprio perché tutti liberi, di essere, di dire, di fare, di pensare, di leggere e di scrivere, siamo tutti alla piena luce del sole o, per altri versi, un po’ tutti meno o…scurati!
Facendo per questo riferimento all’Antonio scrittore cui è stato negato il potere declamare il proprio assunto, più o meno critico, circa giustappunto il 25 aprile ed il connesso anniversario della Liberazione, quando poi in realtà era intento di tutti, ma proprio tutti!, di farlo parlare e di fargli dire ciò che egli desiderava: insomma, è stato così imbavagliato, lo Scurati, che ha raggiunto un’altisonante eco nazionale e fors’anche qualcosa in più che lo stesso non si sarebbe mai e poi mai aspettato. In ogni dove si è poi venuto a sapere cosa volesse esternare urbi et orbi lo scrittore “premio Strega” 2019, dai consessi culturali più “in” alle scuole; dai salotti tv ai vari tiggì nazionali e non, dalle pance letterarie le più rinsecchite alla massaia più scordata della Valtellina, ovunque si è detto di lui e di questo scritto che, per farla corta e per farla breve, metteva in evidenza ciò che anche il feto allo stato più embrionale possibile conosceva ieri come oggi: Giacomo Matteotti era il nemico giurato del fascismo e di Benito Mussolini, ordunque i fascisti ed il “Duce” in testa hanno fatto di tutto per eliminarlo e così fecero. Punto e fine delle trasmissioni.
Perché effettivamente, anche la parte più infinitesimale dei sampietrini di Roma sa che il delitto Matteotti fu realizzato da squadristi fascisti il 10 giugno 1924, salvo poi essere ritrovato il cadavere, dello stesso deputato e giornalista, poco più di due mesi dopo: e quindi? Dov’era tutto l’impedimento a far dire allo Scurati ciò che era noto in ogni dove? Cosa c’era di così nuovo nei contenuti di quel famigerato intervento, che non si sapesse o di cui non si fosse a conoscenza? Praticamente nulla, il resto di nulla. Anche perché, a distanza esattamente di cento anni, quel delitto ha fatto sì che si addivenisse ad una sorta di omicidio “fotocopia” da parte del regime russo, da parte del neo zar Vladimir Putin, con il maggiore oppositore al leader russo qual è stato Alexsej Navalny, ucciso da chi e con quali modalità?
La risposta è tutta lì, per meglio dire qui, nelle tre righe precedenti a questa, così come quella di Matteotti era ed è in ciò che è stato asserito prima. Con o senza l’illuminato e forbito intervento di Antonio Scurati. Che ha ahinoi oscurato, quello sì, l’Anniversario della Liberazione per mettere davanti a tutto sé stesso e non tutti gli Italiani, quelli di oggi, quelli liberi di essere, di dire, di fare, di pensare, di leggere e di scrivere.