R. & P.
Nello spazio di 10 giorni, qui in Italia, si è ribaltata la situazione.
Si sono svuotati supermercati, assalite le farmacie, per diversi motivi. In primo piano la paura, una grande arma a doppio taglio. Che in alcuni casi protegge l’uomo, ma in altri lo rende vulnerabile e impulsivo, come in questo caso.
Gli Italiani, soprattutto noi giovani, ai quali da un momento all’altro è stata stravolta la routine, sono confusi. Chi dice una cosa, chi dice un’altra. Ma soprattutto ciò che ci lascia perplessi è quello che si scrive sui giornali, o si dice in tv: terrorismo virtuale.
A questa situazione si aggiunge, poi, la schiera di persone che pensano di essere immuni o, nel peggiore dei casi, continuano a non rispettare le regole, recando un danno alle persone vicine, inclusi parenti. Ecco. Siamo come in una guerra, ma prendendola dal lato positivo… non capita tutti i giorni di “combattere” restando sul divano!
“Stiamo distanti oggi per abbracciarci più forte domani”: è questa la frase del premier Conte, che chiede al popolo italiano di essere prudente, ora più che mai. Forse così capiremo il valore di un abbraccio, magari anche noi, che potremmo sembrare felici per questa situazione, solo perché non si va a scuola. Capiremo cosa significa famiglia e il valore di ciò che abbiamo, impareremo a non fare sprechi inutili e risparmiare sulle cose superflue. Siamo lo stesso vicini con compagni e professori… abbiamo creato le classi virtuali dove lavoriamo come se fosse una vera e propria lezione.
Un atteggiamento, a parer mio molto crudele, è quello di chi, con la scusa del virus, fa del razzismo nei confronti della popolazione cinese la quale, invece, per prima ci ha offerto il suo aiuto. Per cui un appello a tutte queste persone: uscire, fare l’aperitivo in questa situazione, non vi rende impavidi, anzi. Vi fa apparire immaturi.
Di fronte a 20000 contagiati che difficilmente hanno trovato un posto letto e forse altri che non lo troveranno, perché si arriverà a un punto tale da scegliere chi salvare se si continua così. Personalmente, ho capito quella che è l’urgenza e per rispetto non solo mio, ma degli altri, seguo il più possibile le regole e lo stesso fanno la maggior parte dei miei coetanei. È brutto sapere di non potere uscire, la sensazione di essere chiusi dentro quattro mura. Però è confortante il fatto che, grazie agli strumenti che abbiamo, posso confrontarmi e parlare con gli altri, sapere che ci sono e la prossima volta abbracciarli più forte. È una battaglia difficile, ma abbiamo resistito a due guerre mondiali, tra l’altro senza l’agevolazione di avere internet, cibo e farmaci a disposizione. Andrà tutto bene. Ritorneremo alle abitudini di prima: cena fuori, colazione, feste, questa volta però apprezzando veramente quello che abbiamo, perché questa esperienza ha fatto o meglio, dovrebbe averci fatto da lezione. Un sostegno va a tutti quelli che stanno combattendo ogni giorno e anche agli infermieri o medici, che pur col rischio di poter essere infettati lavorano ininterrottamente cercando di trovare una soluzione.
Alessandra Cavallo
II A ES LICEI MAZZINI DI LOCRI