di Patrizia Massara Di Nallo (foto fonte Ansa)
PERUGIA – Più di duemila reperti archeologici sono stati formalmente consegnati al M.a.n.u. (Museo archeologico nazionale dell’Umbria), a Perugia, dal nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale. I reperti fanno parte di un più ampio lotto di 10mila pezzi recuperati nell’ambito dell’indagine “Achei”, svolta tra il 2017 e il 2018, e coordinata dalla Procura della Repubblica di Crotone.
I materiali destinati al Museo archeologico, definiti “dall’eccezionale valore storico”, sono in fase di analisi e studio da parte di un team del polo museale guidato dalla direttrice Tiziana Caponi e in seguito saranno anche oggetto di una attività di restauro a fini espositivi. La direttrice Caponi, durante la consegna dei reperti, alla presenza del colonnello Diego Polio (comandante nucleo Tpc Roma), del capitano Giacomo Geloso (comandante Tpc Cosenza), di Luigi La Rocca (direttore generale archeologia belle arti e paesaggi), di Massimo Osanna (direttore generale musei) e di Costantino d’Orazio (direttore musei nazionali di Perugia), ha annunciato: << Questa è l’assegnazione più cospicua fatta a questo museo. Con un progetto di riallestimento, ci sarà una sezione dedicata ai reperti sequestrati>>. Tra i materiali che sono stati assegnati al Manu, figurano oggetti italici, etruschi, greci e magnogreci. Una delle ragioni che hanno portato alla scelta di assegnare al Manu di Perugia parte dei reperti recuperati dai carabinieri, è che i reperti sono stati sequestrati nell’ambito delle indagini che hanno portato a smantellare un vasto traffico internazionale di beni archeologici ed hanno interessato anche il territorio del capoluogo umbro. Il comandante Polio a margine della cerimonia ha parlato inoltre, quale altro motivo della consegna a Perugia ,di caratteristiche di un gruppo di materiali <<che ne rendono coerente l’immissione all’interno del patrimonio del museo>> e ha aggiunto che <<Oggi si restituisce materialmente e idealmente la storia alla città di Perugia>>.
Tra i reperti consegnati, che furono trafugati anche mediante scavi clandestini ed in parte appartenevano ad una collezione privata, figurano materiali “di provenienza centro italica, ascrivibile all’età del ferro, pienamente coerente per caratteristiche, soprattutto in riferimento ai bronzi umbri, piceni e abruzzesi, con un nucleo della Collezione Bellucci, una delle più identitarie del Manu”. Si tratta di bronzetti schematici, un lotto di punte di frecce, fibule, ceramiche e urne in travertino che appartengono alla molto vasta tipologia dei reperti recuperati dai carabinieri. Le indagini, iniziate dal controllo dell’attività di tombaroli, avevano poi portato ad eseguire 23 ordinanze di misure cautelari e all’esecuzione di 80 decreti di perquisizione. Inoltre il traffico di beni, come è emerso dalle indagini, ha interessato anche Inghilterra, Francia, Germania e Serbia.