RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SEGUENTE NOTA
Breve quanto proficuo colloquio, questa mattina presso la Prefettura di Reggio Calabria, tra il Premier Matteo Renzi e il presidente della Provincia Giuseppe Raffa. Alla presenza dei sottosegretari Marco Minniti e Graziano Delrio, Raffa ha consegnato al Capo del Governo un promemoria sulle priorità del Porto di Gioia Tauro e un progetto integrato di produzione e logistica ferroviaria da finanziare con un “Contratto di sviluppo”. Quest’ultimo è stato subito girato al Presidente di Invitalia Domenico Arcuri, mentre il documento sulle priorità del porto e l’area di Gioia Tauro è stato preso in consegna dai collaboratori del Presidente del Consiglio. Il Premier ha promesso un’attenta valutazione delle segnalazioni di Giuseppe Raffa subito dopo la pausa di Ferragosto.
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Di seguito il testo integrale del documento sul porto di Gioia Tauro consegnato da Raffa a Matteo Renzi.
La Sua presenza a Reggio Calabria aiuta gli abitanti di questa terra a non sentirsi abbandonati, emarginati rispetto al resto del Paese che , nonostante la crisi globale che lo coinvolge analogamente a quanto sta avvenendo negli altri stati nazionali dell’Unione europea, possiede risorse e infrastrutture capaci di rimettere in moto l’economia e l’occupazione. Qui, invece, scontiamo le conseguenze di vecchie logiche governative improntate all’assistenzialismo e alla clientela, presupposti sui quali poggiava il consenso di partiti e di uomini politici. I reggini non sono né sfaticati, né ‘ndranghetisti, ma cittadini italiani consapevoli dei diritti e dei doveri in capo a questo loro status. La Sua visita, la seconda dal Suo insediamento a palazzo Chigi, alimenta la fiammella della speranza soprattutto nei giovani che, contrariamente ai loro avi, sperano di rimanere qui per aiutare la crescita sociale ed economica di un territorio dalle grandi potenzialità.
Sig. Presidente, Lei conosce bene la situazione di questa provincia, oggi alle prese con nuove tensioni sociali in una realtà, il porto di Gioia Tauro, che rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo non solo del reggino, ma dell’intera Calabria. Le analisi macroeconomiche ne indicano la sua valenza strategica nel bacino del Mediterraneo. Tuttavia stenta a decollare, soprattutto per il mancato interesse dei governi centrali. Ed oggi assistiamo impotenti alla lotta delle maestranze, determinate ad allontanare dal loro futuro i fantasmi della cassa integrazione e della disoccupazione, deluse dalle cicliche promesse non mantenute che mortificano quella professionalità certificata anche dallo Stato per l’impeccabile lavoro svolto durante il trasbordo delle armi chimiche siriane.
E sulla grande infrastruttura, molto sommessamente, mi permetto chiederLe un intervento in grado di rilanciarla e metterla in competizione con i porti del Nord Africa, dove fiscalità e costo del lavoro, sono i migliori presupposti per l’aumento dei traffici e l’attrazione di nuovi investimenti. Lo sviluppo del territorio è indissolubilmente legato alle sorti del porto ed è con questa consapevolezza che i cittadini chiedono risposte adeguate in tempi certi e brevi. Per rendere concorrenziale lo scalo e farlo diventare il volano di sviluppo di una terra atavicamente povera di infrastrutture ,nel breve periodo, bisogna aggredire le priorità di seguito riportate, da sempre esaminate, ma mai seriamente e realmente affrontate.
TASSE D’ANCORAGGIO – Con la L. 25 del 26.02.2010 è stato consentito alle Autorità Portuali italiane di ridurre parzialmente negli anni 2010-2011 il gap competitivo con i porti Nord Africani, ammettendo la riduzione fino all’azzeramento delle tasse di ancoraggio, possibilità che, con diversi provvedimenti, è stata ulteriormente prorogata nel 2012. Per ultimo, con D.L. 69 del 21 giugno 2013 (Decreto del Fare) – art 22 comma 2 è stato ribadito che, nell’ambito della propria autonomia finanziaria, alle Autorità Portuali è consentito di stabilire variazioni in diminuzione, fino all’azzeramento, delle tasse di ancoraggio. Purtroppo, la legge prevede che la riduzione di tali tasse possa essere realizzata solo mediante riduzione delle spese correnti delle rispettive Autorità Portuali, mentre non è consentito l’utilizzo di fondi destinati ad investimenti e infrastrutture.
Il Porto di Gioia tauro, in considerazione della sua prevalente attività di transhipment che non consente di beneficiare dell’1% degli introiti derivanti dall’IVA sulle merci importante (come previsto dalla normativa sull’autonomia finanziaria dei porti), negli anni 2011-2013 è riuscito a compensare solo in parte i costi delle tasse di ancoraggio sostenute dalle linee di navigazioni, ed in misura sempre decrescente. Per l’anno 2014 non è stato possibile emettere alcun provvedimento da parte dell’Autorità Portuale ai fini della riduzione delle tasse di ancoraggio. Come se non bastasse, il Decreto Interministeriale Trasporti – Finanze D.M. 24.12.2012 e Circolare MIT-PORTI/238 del 7.1.2013 ha adeguato gli importi dei tributi portuali fermi dal 1993. L’aumento delle tasse è stato pari al 30% per l’anno 2013 e crescerà ulteriormente del 15% dal 2014 aggravando la posizione competitiva di Gioia Tauro rispetto agli altri porti. Risulta pertanto indispensabile adottare provvedimenti legislativi che consentano una riduzione permanente e cospicua delle tasse di ancoraggio che le linee di navigazione pagano nei porti di transhipment italiani, per compensare il gap competitivo di cui soffrono rispetto a porti concorrenti situati nel Nord Africa, a Malta e nelle coste del Mediterraneo Orientale. Tale risultato potrebbe essere ottenuto seguendo strade normative diverse , ad esempio: consentendo alle Autorità Portuali di utilizzare anche i fondi disponibili per le infrastrutture; rivedendo il meccanismo perequativo che oggi destina il 20% dell’Iva e delle accise incassate dai porti di import/export, tra i porti di transhipment che per la loro funzione commerciale non beneficiano, se non in misura irrisoria, di tali entrate finanziarie; introducendo misure specifiche per finanziarie l’azzeramento delle tasse di ancoraggio nei porti di transhipment .
ACCISE SUI CARBURANTI – La Direttiva 2003/96/CE, recepita con Legge 28 Aprile 2005 n. 62 (Legge Comunitaria), attribuisce agli Stati membri il potere di detassare i carburanti dei mezzi di trasporto non omologati alla circolazione su strada, quali i veicoli utilizzati esclusivamente nelle operazioni portuali. La stessa misura è stata già largamente praticata in altri Stati dell’UE proprio nell’ottica di rendere competitivi i settori nazionali interessati, a partire dai porti. Ad esempio, in Germania i porti che realizzano attività analoghe al porto di Gioia Tauro pagano circa 60 Euro ogni mille litri di gasolio, avvicinandosi molto al limite minimo prevosto dalla direttiva comunitaria che ammonta a 21 € ogni mille litri. Per quanto riguarda invece l’Italia, la riduzione delle accise è solo parzialmente applicata in forza delle circolari n. 33/D e 5/D dell’Agenzia delle Dogane rispettivamente del 15.9.2006 e 12.3.2010 che prevedono l’applicazione di un’aliquota ridotta sui consumi per la produzione della sola forza motrice. I citati provvedimenti implicano un pagamento di accise pari circa a 300 € ogni mille litri; 5 volte in più di quanto accade in Germania. Si tenga presente che nel porto di Gioia Tauro, per il funzionamento dei mezzi operativi vengono consumati annualmente quasi 8 milioni di litri di gasolio. E’ dunque necessario un provvedimento legislativo nazionale, che nel rispetto delle diposizioni comunitarie, consenta ai porti di transhipment di beneficiare di una più cospicua riduzione delle accise pagate sui carburanti.
SVILUPPO DEL RETROPORTO –ISTITUZIONE DI UNA ZONA ECONOMICA SPECIALE – La Zona Economica Speciale (ZES) è una zona all’interno di una nazione in cui sono adottate specifiche leggi finanziarie, economiche e di semplificazione burocratica. Le leggi sono costruite con l’obiettivo di attrarre investitori stranieri che potrebbero essere interessati sviluppare attività d’impresa in una zona dove ricevono un trattamento di favore. L’idea alla base di una ZES è che può essere in grado di stimolare una rapida crescita economica e sociale. Attirando gli investitori stranieri, le nazioni possono attingere ricchezze provenienti da altri paesi per migliorare le loro economie e le condizioni di vita. Tali zone possono svilupparsi molto rapidamente, attirando lavoratori provenienti da tutta l’area di riferimento. Numerose nazioni hanno sperimentato un boom economico grazie all’istituzione di zone economiche speciali tra cui di recente l’area retro portuale di Tangeri. La costituzione di una ZES, nell’area di Gioia Tauro potrebbe interessare sia la zona franca attualmente esistente che le aree industriali e portuali, per una superficie totale di circa 700 ettari.L’istituzione di una Zona Economica Speciale nell’area di Gioia Tauro fa parte di un disegno di legge promosso dalla Giunta della Regione Calabria nel Settembre 2012, e attualmente in discussione presso la 10^ Commissione Industria, Commercio, Turismo del Senato . La natura del disegno di legge, richiede che, parallelamente agli auspicati progressi dell’iter parlamentare, venga attivata la procedura di notifica alla Commissione Europea delle misure e degli incentivi fiscali contenuti nel provvedimento che possono essere ricondotti, a giusta ragione, tra gli “aiuti di stato” compatibili con le previsioni del trattato di funzionamento UE (art. 107, par. 3 lettera a).E’ dunque necessario che il Dipartimento per le Politiche Europee, sezioni aiuti di stato, in qualità di organo designato all’interno della stessa Presidenza del Consiglio, provveda ad inoltrare l’ipotesi del provvedimento legislativo alla Rappresentanza Permanente presso la Commissione Europea, che provvederà a sua volta a trasmetterla alla DG Competition, ovvero il dipartimento incaricato per la valutazione della compatibilità con il mercato comune degli aiuti di stato proposti.Oltre che avviare l’iter di notifica, è evidentemente necessario che tale percorso venga opportunamente seguito e sostenuto ai fini di una sua conclusione tempestiva e con esito favorevole, anche alla luce della recente risposta positiva della Commissione Europea da parte di Mr Kallas alla Interrogazione dell’On.le Arlacchi relativamente alla istituzione delle ZES in Europa.
REALIZZAZIONE DEL GATEWAY– Su questa struttura, per la quale c’è un finanziamento di 40 milioni di euro, non si comprendono le logiche di RFI che, assumendo un ruolo politico, ha deciso di non farlo rientrare nel piano industriale aziendale. Una logica, questa, che ha tenuto lontana RFI dal bando di gara per la realizzazione dell’infrastruttura, la cui assenza non consente l’attuazione di un piano intermodale dei trasporti, cavallo di battaglia della convegnistica e dei propositi della politica. E nell’ambito delle politiche sulla portualità nazionale mettere al centro lo scalo di Gioia Tauro.