di Gianluca Albanese (ph. e video di Enzo Lacopo)
GERACE – «Per combattere la ‘ndrangheta i cittadini non devono essere eroi: basta partire dalle piccole cose, come ad esempio non farsi vedere nel bar all’ora in cui il capo ‘ndrangheta aspetta di vedere chi sarà il primo che gli offre il caffè, non frequentare i locali dove mangiano gli ‘ndraghetisti, non prendere l’ombrellone al lido gestito da ‘ndranghetisti, e così via». Il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Nicola Gratteri nella sua Gerace presenta “Oro Bianco” (2014, Mondadori) l’11° libro sulla ‘ndrangheta scritto a quattro mani col giornalista e docente universitario Antonio Nicaso, incentrato sulla coltivazione, la lavorazione e lo spaccio della cocaina, che per valore di mercato e vastità della platea degli acquirenti rappresenta, appunto «Oro Bianco” grazie al quale la ‘ndrangheta fattura 29 miliardi di euro all’anno, dei 44 del suo volume d’affari complessivo.
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Introdotti dalla moderatrice, la giornalista Emanuela Ientile, e dal sindaco di Gerace Pino Varacalli, gli autori di “Oro Bianco”, questo pomeriggio nella chiesa di San Francesco, hanno dato vita a due ore abbondanti in cui la presentazione del libro è diventata l’occasione per una discussione più ampia, sulla ‘ndrangheta nel suo complesso.
Prima, però, la genesi del libro, scritto a quattro mano dopo un viaggio che Gratteri e Nicaso hanno compiuto in SudAmerica. Nulla di romantico in sella ad una moto come novelli Ernesto Guevara De La Serna prima che diventasse il “Che” e il suo amico di gioventù Alberto Granado.
No, Gratteri e Nicaso sono andati, a loro spese, a seguire le tracce dei broker internazionali del narcotraffico, dei coltivatori diretti e di tutti i soggetti coinvolti nella raffinazione e nello spaccio. Una sordida “filiera” nella quale la ‘ndrangheta entra dalla porta principale, come interlocutrice privilegiata dei grandi narcos e delle organizzazioni paramilitari come i sedicenti marxisti delle Farc o i fascisti dell’Auc, che finanziano le campagne elettorali dei candidati alla presidenza della Repubblica in Colombia, così come fanno le grandi case farmaceutiche.
Tanto, c’è da fare affari per tutti: per i guerriglieri «E – ha spiegato Nicaso – per le grandi industrie di produzione dei precursori chimici che servono per raffinare la cocaina, nel cui processo produttivo c’è anche la macerazione delle foglie di coca nell’urina dei maiali.
Colombia, Bolivia e Perù. Questi i tre stati dove si coltiva la coca «In un microclima – ha spiegato Gratteri – ideale, proprio come il bergamotto in certe zone della nostra provincia».
Dalla coltivazione al commercio internazionale, per il quale i narcos praticano alla ‘ndrangheta un prezzo all’ingrosso di tutto vantaggio: «1.200 euro al chilo – ha detto Gratteri – al punto che chi rivende la cocaina sul mercato europeo fa talmente tanti soldi da non contarli nemmeno: si limita a pesarli».
Ma chi ha fatto arrestare broker del calibro del sidernese “Bebè” Pannunzi «Che la notte dormiva in Venezuela perché si sentiva protetto – ha detto Gratteri – dal regime avverso agli occidentali, mentre di giorno girava indisturbato nel triangolo della coca» che soluzione propone per stroncare il narcotraffico?
«Agire innanzitutto sui contadini – ha spiegato Gratteri – che hanno bisogno di lavorare per vivere e non si pongono alcuna questione etica. Loro coltivano la coca perché dà loro da vivere e non si pongono il problema del suo utilizzo finale».
Non mancano alcune stoccate ad alcuni organismi sovrastatali, come l’Onu «E’ un posto di sfigati – ha detto Gratteri – perché oggi parlano ancora della guerra in Bosnia dopo parecchi lustri che è finita. Nulla si fa e nulla si dice, invece, sulla trattativa tra la Colombia e le Farc, benedetta dalla famiglia Castro, o della assurde richieste dei guerriglieri-narcotrafficanti, che vogliono zone franche, l’impunità e la libertà di coltivare, anche a costo di disboscare, come ha detto Nicaso, parti rilevanti della foresta dell’Amazzonia».
E i contadini? «Sono quelli che hanno la peggio. Vivono – ha spiegato Gratteri – nelle favelas ammassate alla periferia di Bogotà senza acqua nè luce o gas e fognature. Vengono scacciati dalle loro terre con atti di inaudita barbarie, come quelli che per terrorizzare la popolazione, usano coloro che cavano gli occhi da una donna viva usando un cucchiaio».
Un pessimo affare, dunque. Che mette a nudo, però, anche le contraddizioni del sistema capitalista «Che stampa – ha detto Nicaso – banconote da 500 euro che usano solo i grandi narcotrafficanti, perché trasportano un milione di euro in una piccola valigetta che non pesa nemmeno molto».
Il dibattito è stato lungo e appassionante.
Nel rispondere alle domande del pubblico, Gratteri ha detto di provare «Grande tristezza quando leggo che “due operazioni della Dda di Reggio Calabria si sono abbattute sulla nostra cittadina”, come se fossero delle calamità e non frutto di indagini e lavoro per ripristinare la legalità, quella legalità in cui ognuno di noi è libero di lavorare, godere del frutto del proprio lavoro e farsi una passeggiata senza essere disturbato. Non posso accettare – ha ribadito Gratteri – che la borghesia si giri dall’altra parte e faccia finta di non vedere o sentire la presenza criminale sul proprio territorio».
Secondo il Procuratore Aggiunto della Dda di Reggio «La stagione dei sequestri di persona ha smembrato una intera classe sociale che ha preferito andar via, consegnando la Calabria nelle mani di quattro caproni e analfabeti che negli anno hanno occupato pure la pubblica amministrazione».
Sullo psuedo garantismo imperante, Gratteri ha risposto che «Mi fa il solletico sapere che in certi giornali scrivono contro di me. Ovunque io vada mi spalancano dei portoni e nell’ultimo anno ho rinunciato a 5-6 incarichi da 20.000 euro al mese. Vivo col mio stipendio da magistrato e tutte le consulenze che faccio sono gratuite, compresa quella con la commissione parlamentare antimafia: la Bindi ogni tanto mi chiama – ha rivelato Gratteri – e io le dico di tutti i colori».
Nicaso, dal canto suo, ha rincarato la dose, facendo capire benissimo dove vuole andare a parare, quando ha parlato di «certe operazioni cinematografiche e di pseudoletteratura che piacciono solo ai mafiosi», mentre Gratteri ha esaltato il ruolo di papa Francesco nel risvegliare le coscienze in funzione antimafia e si è detto scettico sulla liberalizzazione delle droghe leggere.
«Una vendita legalizzata a clienti maggiorenni in farmacia – ha detto – sarebbe annullata dal mercato nero che vende la marijuana a 1/3 del prezzo che sarebbe praticato in farmacia, e poi la vendita di “erba” è solo una piccola percentuale degli affari che la ‘ndrangheta fa col narcotraffico».
A precisa domanda del cronista, che gli chiede come mai nonostante lo stesso Gratteri abbia ammesso che «La ‘ndrangheta è composta da un’esigua minoranza di persone, anche nei paesi a più alta densità mafiosa», non si trovi nessuno disposto a candidarsi a sindaco di Platì, il Procuratore Aggiunto della Dda reggina ha risposto tra il sornione e il sibillino: «Non posso rispondere alla domanda».
di seguito il video della manifestazione:
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