di Antonio Baldari
Ed eccoci di nuovo qui, come ogni anno, a “festeggiare” l’8 marzo quale “Giornata internazionale della donna”: intanto, gli auguri più sinceri a tutte le donne, ma proprio tutte!, su scala mondiale, a coloro che poeticamente costituiscono “l’altra metà del cielo” in esso comprendendo quello maschile, tendente però, quest’ultimo, ad offuscarlo pericolosamente. Per le donne ma anche e soprattutto per i “signori “uomini” al punto che, lubranamente agevolando, la domanda nasce spontanea: ma che senso ha festeggiarla?
I dubbi sono tanti, nel merito, e ancorché siano intelligenza sono pure oggettivamente fondati su una condizione femminile, quest’oggi, a dir poco precaria; per carità, non si vuole esaltare il profilo in maniera negativa ma basta dare un’occhiata alla stessa Storia, alla realtà dei fatti che ha portato alla nascita di questa giornata internazionalmente riconosciuta per capire come poi si è andati via via sempre più indietro e non verso quel “salto di qualità” che sarebbe auspicabile per un generale miglioramento della condizione umana.
8 marzo 1917, a San Pietroburgo le donne manifestarono per chiedere la fine della guerra, il Primo conflitto mondiale, tre anni dopo, nel 1921, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, venne stabilito che questo giorno fosse dedicato alla “Giornata internazionale dell’operaia”: poco più di un secolo dopo, arrivando ai giorni nostri, “l’altra metà del cielo”, quello maschile, sta poderosamente spingendo verso il Terzo conflitto mondiale, proprio a quelle latitudini, senza che le donne possano esprimere uno straccio di dissenso, pena la repressione, il carcere o, nella peggiore delle ipotesi, una morte “misteriosa”, in special modo per chi intendesse “disturbare il manovratore”.
Andando poco oltre, dirigendosi verso l’Iran, è di pochi giorni fa la notizia di un presunto avvelenamento di una ventina di ragazze “ree” soltanto di voler studiare, e quindi di progredire, migliorare, accrescere il proprio livello socio-culturale e, di riflesso, quello della Comunità in cui vivono: guardacaso, a tale misfatto, ha fatto seguito la chiusura della scuola dalle stesse frequentato con tutte le conseguenze-avvertimento per tutto il resto della ciurma in gonnella, di cui non viene detto più nulla dal regime in carica dopo un periodo in cui sembrava che la ribellione originatasi contro gli ayatollah portasse ad una sorta di “primavera iraniana”, morta ancora prima di nascere.
E cosa dire dell’Afghanistan, dove dopo circa un ventennio di presenza a stelle e strisce americana, si è ripiombati nel limbo del governo – è chiaramente questo un eufemismo, sic! – dei talebani? Che hanno anch’essi represso, nella più bieca violenza e nel sangue, la società al femminile che aveva assaporato in quel lasso di tempo la sconosciuta gioia dellademocrazia e della libertà, libere, come sono effettivamente state, di agire, studiare, lavorare, fare carriera, andare al cinema e ad uscire per una pizza come non era mai successo prima, un lontano ricordo nel momento in cui gli yankees hanno portato via baracca e burattini lasciando nella disperazione più cupa proprio quelle donne, soltanto lontane parenti di quelle felici e sorridenti alla vita ed al loro futuro. Annientato, distrutto, polverizzato in nome “dell’altra metà del cielo”. Assassina.
Se si provasse a stringere il raggio d’azione la cosa non assumerebbe una connotazione migliore, arrivando a fine corsa in Italia, dove nell’ormai remoto 1944 venne istituita l’UDI, acronimo perfetto per “Unione Donne Italiane” che decise di celebrare la Festa della Donna nelle zone liberate d’Italia, liberate, naturalmente, dalla guerra e dal nemico, due anni più tardi introducendo la mimosa quale suo, delicato, simbolo. Perchè di stagione e poco costoso ma…ad oggi, non si capisce perché la Donna non debba essere considerata alla pari dell’Uomo a livello stipendiale per diverse e più disparate professioni, fondando su chissà quale misterioso criterio oggettivo il fatto che la donna debba essere retribuita “pesando” in maniera diversa in rapporto “all’altra metà del cielo”.
Per non dire che ancora oggi non c’è un adeguato riconoscimento della donna-madre giacché in taluni ambiti di lavoro non puoi permetterti, da donna, di pensare ad una maternità altrimenti vieni licenziata: domanda, non è la stessa cosa che fanno e che pensano i talebani, ancorché quest’ultimi pensino a far fare vagonate di figli alle donne e soltanto quello? Ed ancora, cosa dire oggi, Giornata internazionale della Donna, nel momento in cui si parla soltanto di uomini in determinati ambiti di lavoro perché soltanto a loro, esclusivo, appannaggio?
Si dirà, le donne sono anche altro, sono tanti nomi, tante cose e tanti fatti belli da narrare ma in senso più ampio se il globo terrestre va a rotoli, ogni giorno che passa, vuol dire proprio che le donne non contano ancora quanto si potrebbe e si dovrebbe farle contare. Che, con ogni probabilità, converrebbe anche “all’altra metà del cielo”, risparmiandoci, magari, qualche guerra perché “LE DONNE PENSANO IN MODO SUPERIORE AGLI UOMINI”, come ha recentemente affermato Papa Francesco.
Ed è per questo che, ogni anno, la festa della donna è sempre meno festa? Perché lei pensa in modo superiore “all’altra metà del cielo”?