di Emanuela Alvaro (Fotogallery e Video di Enzo Lacopo)
GIOIOSA IONICA – “Vite incatenate ai tempi dei social”. Questo il tema del convegno sul quale si sono confrontati i relatori, la giornalista Paola Bottero, il sostituto procuratore della Repubblica, Antonio De Bernardo, l’assessore regionale Federica Roccisano e Maria Teresa Mallamaci, vice presidente nazionale dell’associazione sociologi italiani. Dopo i saluti istituzionali del primo cittadino, Salvatore Fuda e del presidente del Club per l’Unesco di Gioiosa Ionica, Nicodemo Vitetta, partendo dal libro della giornalista Bottero, “Faceboom”, racconti che, attraverso i personaggi protagonisti, portano a galla le contraddizioni di questo periodo storico, dove troppo spesso si perde il senso del contatto con la realtà, si è dibattuto sul mondo social, andando a sezionare tutti gli aspetti di quello che significa realtà e senso di se stessi e dell’esterno, della vita vera e della rappresentazione della stessa nei social.
Mondo social che, per tutto il tempo del confronto arricchito dalle domande e dalla visione degli studenti dell’Istituto tecnico per il turismo “U. Zanotti Bianco” di Marina di Gioiosa Ionica e dal Liceo scientifico “P. Mazzone” di Gioiosa Ionica, si è cercato di non demonizzare, ma di far emergere chiara la necessità di comprenderne bene i limiti e le potenzialità.
Limiti e potenzialità di Facebook e simili che, il sostituto procuratore De Bernardo, ha posto ai presenti anche dal punto di vista dell’utilizzo degli stessi da parte delle Forze dell’Ordine, ma anche da parte della criminalità organizzata.
Ha parlato di meccanismi in Facebook da considerarsi quasi dei virus per associazioni criminali come la ndrangheta per la quale i cardini della stessa esistenza e proliferazione sono l’omertà e la riservatezza estrema che, chiaramente, con i social viene meno. Il sostituto procuratore non ha parlato certo di sconfitta a breve della ndrangheta attraverso Facebook, ma di un sicuro cambio di rotta e lo fa ricordando come in diverse operazioni è stato possibile ricostruire rapporti criminali visionando foto pubblicate sui profili di interesse, come quel “mondo chiuso” tanto caro alla ndrangheta non esiste più tanto che, anche con i profili finti, attraverso il meccanismo delle amicizie in comune, si può “entrare” nella vita di un sospettato. Un esempio di questo cambio di mondo anche per la criminalità organizzata e che De Bernardo racconta di aver riscontrato nelle intercettazioni, il caso in cui i figli di queste famiglie vanno a studiare fuori e nel tempo, avendo relazioni con persone al di fuori del proprio contesto, fino ad arrivare magari ad un matrimonio, il disappunto della famiglia emerge con chiarezza.
I relatori e gli studenti presenti in uno scambio reciproco hanno proseguito e concluso il dibattito soffermandosi su ciò che la società rimanda in termini di modi di vivere. Fin troppo spesso si parla di corruzione a tutti i livelli, quasi mai dettata dalle emergenze, ma meditata per ottenere potere in termini di soldi e quindi soddisfare bisogni effimeri. Una società con dei controllori e dei controllati inconsapevoli.
Di seguito il video integrale del convegno-dibattito a cura di Enzo Lacopo