(fotogallery e video di Enzo Lacopo)
di Francesca Cusumano
GERACE- Nonostante oggi in molti, hanno fatto ritorno ai banchi di scuola, c’è chi invece al contrario, questa mattina non ha potuto iniziare il nuovo anno 2016/2017, o meglio, frequentare la scuola, alla quale i genitori hanno provveduto a iscrivere regolarmente i propri figli.
Ci riferiamo ai 9 bambini della Scuola dell’Infanzia di Vene a Gerace, che senza autorizzazione alcuna, sono stati trasferiti a quella sita in Tre Arie nel Comune di Antonimina, comportando di fatto, la chiusura della struttura di Vene.
Un provvedimento che costringerebbe intere famiglie a percorrere 20 km di strada (in aree ad alto rischio idrogeologico), con 40 minuti per andare (nel Comune di Antonimina-Tre Arie) e 40 per ritornare, per frequentare una scuola che, nel precedente anno scolastico 2015/2016, risultava chiusa per la mancanza del numero minimo degli alunni.
Famiglie che questa mattina dinanzi la Scuola dell’Infanzia di Vene, hanno manifestato con i rispettivi figli, per denunciare quanto accaduto e per ribadire ancora una volta (come nel 2011, quando Vene fu soppressa per la prima volta), attraverso diversi striscioni che “I nostri figli non sono numeri da trasferire a piacimento, non sono merce di scambio per la riapertura di qualsivoglia plesso. Sono tanti anni che abbiamo perso la direzione. Ora basta. Non tutto è possibile senza la nostra autorizzazione”.
Un trasferimento che nel caso specifico di Vene, è avvenuto senza previa autorizzazione; secondo infatti, la circolare ministeriale n° 22 del 21/12/2015, “qualsiasi spostamento non può essere fatto se non mediante, il pieno coinvolgimento dei genitori,” condizione essenziale da concordare tra quest’ultimi e il dirigente scolastico.
Nel corso della manifestazione, è stata una delle mamme, Barbara Piccolo, a leggere a giornalisti, autorità presenti (il sindaco di Gerace, Giuseppe Pezzimenti e il suo vice Salvatore Galluzzo) e agli insegnanti, un documento che ha perfettamente delineato la situazione di estremo disagio per una comunità cui la scuola rappresenta un servizio essenziale che, allo stato attuale, garantisce la presenza di giovani famiglie in un territorio montano non scevro da difficoltà per chi lo abita.
<<Oggi doveva essere per la scuola di Vene e la comunità qui riunita- ha esordito la Piccolo- un giorno di festa per tutti, in particolare per i bambini della Scuola dell’Infanzia di Vene. Purtroppo questa felicità viene meno nella consapevolezza che i nostri figli, non potranno frequentare la scuola da loro tanta amata. Sarà per noi difficile spiegare loro ciò che oggi ci accingiamo a fare per tentare di ridare loro quella consuetudine che giornalmente, li vedeva varcare il cancello di questa scuola>>.
<<Ciò che vogliamo affermare con forza-ha continuato- in questo momento davanti a voi e alle istituzioni, alle quali nei prossimi giorni andremo a chiedere udienza, è che abbiamo il diritto di tentare di sopravvivere come comunità, difendendo con ogni mezzo, forse l’unico servizio che ancora oggi esiste in questo territorio aspro e montano; territorio da noi tanto amato e che senza un servizio così importante come la scuola, saremo costretti ad abbandonare. Consapevoli dei limiti imposti dal Ministero dell’Istruzione, per la formazione delle classi dell’Infanzia, riteniamo ingiusto, incomprensibile il trasferimento dei nostri bambini a 20 km di distanza e a 40 minuti di macchina per arrivare nel Comune di Antonimina Tre Arie. La scellerata decisione di trasferire senza la nostra personale autorizzazione i bambini di Vene a Tre Arie, che ha generato la riapertura di una scuola già chiusa da un anno, senza nulla togliere alla comunità di Tre Arie, ci indigna ancor di più. Già nel 2011, infatti, i nostri figli e questa scuola sono state vittime di trasferimenti e scelte fatte nell’interesse non certamente dei bambini; scelte che pubblicamente allora non abbiamo avuto paura di denunciare, come non ne abbiamo adesso. Le ragioni che spingono le Istituzioni a chiudere scuole come la nostra, sono legate spesso ai così tanto amati equilibri di bilancio, che la politica sovente usa come giustificazione al fatto che ci fa pagare sempre più tasse, tagliando anche quei servizi che svolgono una funzione importante come le scuole, intese anche come luoghi di aggregazione per le comunità, luoghi dove si insegna la cultura e rispetto delle regole, la legalità. Noi oggi siamo qui perchè siamo certi che i costi in termini economici di trasferire 9 bambini a 20 km di distanza, sono di gran lunga enormemente più gravosi per il bilancio dello Stato, in termini di rischio, di costi di trasporto e quant’altro, rispetto al mantenimento della Scuola dell’infanzia a Vene anche con un numero ridotto di alunni. Abbiamo ragione di pensare che attraverso il confronto con l’Ufficio Scolastico Provinciale di Reggio Calabria e con la Regione Calabria, competenti in materia, come previsto da legge delega n.112 del 31 marzo ’98, vi siano opportunità per ciò che noi oggi chiediamo, cioè che siano consentite nelle aree montane a rischio demografico, deroghe che permettano di mantenere servizi essenziali come le scuole primarie e dell’infanzia. Sia chiaro a tutti, e quindi alla comunità di Tre Arie, che non ci sono le condizioni perchè i bambini possano fare un solo giorno di scuola a Tre Arie>>.
<<La nostra manifestazione- ha sottolineato a nome di tutti i genitori, Barbara Piccolo- non vuole far sì che si generi una guerra tra poveri, bensì, sappiano che comunque la mancata frequenza dei nostri figli, metterà in dubbio il futuro della Scuola dell’Infanzia di Tre Arie. Non è nostra intenzione rivolgere critiche o accuse in questo momento, è piuttosto il momento della solidarietà, del confronto costruttivo con le Istituzioni e tutti coloro che vorranno contribuire a ridare a questa comunità l’essenziale, perchè essa sopravviva, cioè la scuola per i nostri figli. E per questo che ci rivolgiamo per primo a Lei signor sindaco, perchè al nostro fianco sostenga le nostre istanze innanzi alle Istituzioni, per il bene non solo dei 9 piccoli geracesi ma per l’intera comunità di Vene>>.
Un documento dunque, che il primo cittadino Pezzimenti ha dichiarato di sottoscrivere per una comunità che deve andare avanti, rivendicando i diritti che le spetta <<Faremo in modo-ha detto- di intervenire, coinvolgendo gli organi superiori. Lotteremo affinchè questa scuola venga riaperta. Ho intenzione di mobilitarmi sia a livello provinciale che regionale. Dobbiamo farlo per i nostri figli, perchè la chiusura della scuola penalizza intere famiglie, impedendo loro una vita tranquilla>>.
Inoltre, nessuna risposta è pervenuta dalla Direzione Didattica di Gerace, nè alle richieste della documentazione comprovante l’ordine di trasferimento, avanzate dal componente del Consiglio di Istituto, Giuseppe Cusato, il 20 maggio e il 24 maggio di quest’anno, nel quale veniva evidenziata la mancata soddisfazione di poter entrare in possesso degli stessi documenti relativi l’ordine di trasferimento a Tre Arie dei bambini di Vene; nè alla lettera inoltrata il 16 giugno scorso.
Un ulteriore valido motivo per continuare la protesta ad oltranza, almeno fino a quando la Scuola di Vene non riaprirà i battenti.
Fotogallery e VIDEOREPORTAGE DELLA MANIFESTAZIONE